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Venerdì, 19 Aprile 2024
Verità per Giulio

"Dopo le torture a Regeni stop alle relazioni diplomatiche con l'Egitto"

Ci mette la faccia il presidente della Camera Roberto Fico che ad Al Jazeera fa sentire forte l'indignazione dell'Italia dopo le accuse della procura di Roma che hanno rilevato la mancanza di collaborazione da parte del Cairo

I dettagli delle torture subite da Giulio Regeni prima della morte, così come sono emerse dalle anticipazioni rese dai magistrati della procura di Roma, hanno fatto il giro del Mondo conquistando le prime pagine di tutti i giornali, tranne quelli egiziani. C'è infatti una forte ritrosia da parte del regime de Il Cairo a far emergere le eventuali responsabilità degli agenti del servizio di sicurezza interno. E ostacoli alle indagini sarebbero emersi anche durante le investigazioni compiute da Carabinieri e Polizia in Egitto su mandato della procura capitolina.

Tutti elementi che fanno emergere forte l'indignazione dell'Italia, emersa come mai prima d'ora nelle affermazioni della terza carica dello Stato, il presidente della Camera Roberto Fico che intervistato da Al Jazeera ha sollevato una questione spinosa, quella delle chiusura delle relazioni diplomatiche con l'Egitto.

"Come Camera dei deputati noi terremo ferma la nostra azione rispetto al chiudere le relazioni diplomatiche con l'Egitto".

"Siamo stati senza dubbio sconcertati da quello che hanno scritto i procuratori della repubblica di Roma- aggiunge- perché sono delle accuse alla National security egiziana gravissime: delle parole agghiaccianti, una descrizione delle torture che ha subito Giulio Regeni. Oggi noi sappiamo che è stato seguito e intercettato per 40 giorni dalla National security egiziana. Sappiamo che è stato sequestrato, sappiamo che è stato mantenuto prima in una caserma e poi in una stanza, la stanza numero 13 del ministero dell'Interni egiziano. E questa situazione è di una gravità assoluta e uutto il popolo italiano e profondamente indignato".

"E nell'ascoltare nella commissione di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni- dice ancora Fico- i procuratori della repubblica nel nostro parlamento, sono stati nominati alla chiusura delle indagini quattro membri della National security egiziana. Membri che hanno partecipato al sequestro, alle torture e all'uccisione di Giulio Regeni e sono queste persone che cosi risulta dagli atti delle indagini: il generale Tariq Sabir, il colonnello Athar Kamel, il colonnello Uhsam Helmi e il maggiore Sharif".

Che cosa ha detto Fico

Come chiarito da Montecitorio il presidente della Camera Roberto Fico si riferiva all'interruzione dei rapporti diplomatici fra la Camera dei deputati e il Parlamento egiziano, decisa da Montecitorio nel novembre 2018, che viene dunque confermata.  

Nessuna rottura dei rapporti insomma. Nel silenzio della Farnesina ben più pacato era stato il premier Conte che da Bruxelles aveva auspicato che "il processo italiano" posssa far emergere una verità attesa da 4 anni.

Boldrini (PD): "Evitare di normalizzare i rapporti con l'Egitto"

Linea dura anche dal Pd con l'ex presidente della Camera e ora deputata Laura Boldrini che spiega: "Dobbiamo evitare di normalizzare i rapporti con il governo dell'Egitto. Dopo la condotta assunta in merito alla ricerca della verità sull'omicidio di Giulio Regeni, l'Egitto non può essere una controparte in affari, soprattutto poi se questi affari riguardano la vendita di armi".

"Del resto la stessa legge 185 del 1990 vieta la vendita di armi a paesi in guerra (e l'Egitto lo è in Libia e nello Yemen) o che violano le convenzioni internazionali sui diritti umani (e l'Egitto è stato più volte stigmatizzato per questo da diverse organizzazioni internazionali)".

Nel solo 2018 è di oltre 69 milioni di euro l’export militare italiano verso Il Cairo, dieci volte il valore del 2017 e 2016, il doppio del 2015 e 2014. 

 "Stiamo parlando- spiega Boldrini - di un governo, quello di al-Sisi, che ha messo in atto forme di depistaggio delle indagini sulla morte di Giulio. Solo grazie all'impegno caparbio della Procura di Roma e della famiglia Regeni, in Italia si avrà un processo, e purtroppo senza la presenza degli imputati e a fronte di una pressoche' inesistente collaborazione da parte della stessa magistratura egiziana. In questa tragica vicenda sono in gioco principi ed esigenze irrinunciabili per una democrazia: la verità sulla morte di un ragazzo italiano e la giustizia richiesta dalla sua famiglia, il rispetto dei diritti umani, la dignità del nostro Paese"

Al-Sisi e l'onoreficenza attribuita dalla Francia

Intanto la Francia ha tentato (inutilmente) di far passare sotto silenzio il conferimento della Gran Croce della Legione d'onore al presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, atto tenuto nascosto da Macron. "Uno schiaffo in faccia a Patrick Zaki e a tutti gli altri prigionieri di coscienza in Egitto" denuncia il portavoce di Amnesty Italia Riccardo Noury.

I media d'oltralpe, ricordando che la notizia è stata data inizialmente nella serata di ieri, 9 dicembre, dalla trasmissione televisiva "Le Quotidien" sul canale "Emc". Le immagini della consegna del riconoscimento, avvenuta nei giorni scorsi durante la visita a Parigi di Al Sisi, erano disponibili sul sito della presidenza egiziana, mentre alle emittenti francesi non è stato consentito riprendere i momenti del presidente egiziano nella capitale. 

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