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Martedì, 23 Aprile 2024
Politica

Addio 'modello Sicilia', il Pd scarica Crocetta: "Siete dei mandarini"

La giunta regionale siciliana nel caos: i democratici non hanno digerito l'aumento Irpef deciso da Crocetta. Aperta la crisi, ma gli assessori non si dimettono

PALERMO - Nove mesi di governo e Rosario Crocetta sembra già essere al capolinea nella sua avventura alla regione Sicilia. Il Partito democratico ha infatti tolto il suo appoggio al governatore. Ed è subito polemica.

Da un lato il segretario regionale Giuseppe Lupo ha accusato il governatore di "errori gravi", tra cui quello dell'aumento dell'addizionale Irpef. Dall'altro Crocetta ha risposto per le rime definendo i democratici come "mandarini" interessati solo ad "occupare le poltrone". Crocetta si è sfogato ai microfoni di Radio 1, parlando della "cronaca di una morte annunciata. Loro dovevano fare così. Non hanno condiviso quasi nulla del percorso di questi 9 mesi. Dovevano arrivare a questa soluzione perché tutto cominciò quando, nel dicembre scorso, scegliemmo gli assessori e alcuni di loro non gradirono".

LO SFOGO DI CROCETTA - "E' una storia di mandarini questa, mica è altro. Il Pd deve capire che in Sicilia le istituzioni non si occupano - ha proseguito Crocetta -. Deve capire intanto che il mio è un governo di coalizione e non un governo dove il Pd ha la maggioranza. Eppure stiamo avviando una serie di processi importanti di riforma. Questa regione era al default più totale e adesso ha ripreso il suo cammino di risanamento. Non abbiamo fatto alcuna macelleria sociale. Nessuno ha perduto il posto di lavoro però abbiamo risparmiato due miliardi e mezzo sul bilancio".

Crisi in Regione, ma gli assessori non si dimettono

Per parte sua Lupo ha invece puntato il dito sull'aumento dell'addizionale Irpef per pagare i debiti alle imprese, la riforma delle città metropolitane, e ancora la riforma che cancella le Province a favore dei consorzi di comuni. "Questo non è il nostro modo di governare - ha detto -. Noi non ci riconosciamo più nell'azione del governo Crocetta". "Non ci sentiamo più vincolati a sostenere l'azione di un governo che sta commettendo errori gravi che si ripercuoteranno sui siciliani. Non partecipiamo al vertice di maggioranza sul tema del rimpasto. Non ci sentiamo quindi rappresentati in giunta dagli assessori in quota Pd. Prendano loro le decisioni conseguenti, sapendo che non rappresentano più il partito nel l'esecutivo. Da adesso - ha concluso Lupi - valuteremo provvedimento per provvedimento e atto per atto".

Lo sfogo: "Cronaca di una morte annunciata"

Perché a complicare il quadro ci si mette anche il fatto che dei quattro assessori in quota Pd, Luca Bianchi (Economia), Nelli Scilabra (Formazione), Mariella Lo Bello (Ambiente) e Nino Bartolotta (Infrastrutture), solo il primo sembra pronto a cedere alla richiesta di dimissioni, con gli altri tre che difendono il proprio operato e che, nonostante le mezze ammissioni da parte di Lo Bello di un governo dall'andamento "a zig zag", preferiscono mantenere la carica nonostante la minaccia di un deferimento ai Garanti. Quanto agli scenari che si aprono con il venir meno dell'appoggio democratico, Crocetta ha voluto chiarire di non esser "tipo da ribaltini". Ma ha anche rivendicato di esser stato eletto direttamente dai cittadini. "Sono molto coerente nella mia vita e disponibile anche alle conseguenze più estreme. Io porto gli atti. Se vanno bene li votino. Se loro pensano di non votare anche atti che vanno bene, ognuno si assume le sue responsabilità di fronte alla storia di questa regione e all'opinione pubblica. Per me non cambia nulla".

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