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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

Bin Salman e Khashoggi: quello che Renzi non dice sull'Arabia Saudita (nemmeno quando si intervista da solo)

Aveva promesso di parlare del suo viaggio e della consulenza da 80mila euro dopo la crisi di governo. Poi lo ha fatto con un'autointervista nella newsletter dei renziani. Annunciando querele contro chi "lo insulta e lo diffama". Ma il problema del senatore di Rignano è quello che non dice. Vediamo perché

"Sono pronto a parlare del mio viaggio in Arabia Saudita, ma soltanto dopo la crisi di governo": era il 29 gennaio scorso quando Matteo Renzi prometteva chiarimenti sul caso della conferenza sull'innovazione a cui aveva partecipato qualche giorno prima a Riyadh in Arabia Saudita, organizzato dall'FII Institute, un organismo controllato dal fondo sovrano saudita, il Saudi public investment Fund (Pif), e vicino a Mohamed Bin Salman, principe ereditario fortemente sospettato di essere la mente dietro l'omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, avvenuto nel consolato saudita di Istanbul nell’ottobre del 2018. 

Bin Salman e Khashoggi: quello che Renzi non dice (nemmeno quando si intervista da solo)

A scoprire l'impegno (pubblico) di Renzi e a parlarne per primo è stato Emiliano Fittipaldi su Domani, mentre già il giorno dopo il video in cui il senatore di Scandicci, a colloquio con Bin Salman, diceva che l'Arabia Saudita poteva essere il posto giusto per un "Nuovo Rinascimento" e di invidiare "il costo del lavoro" nel paese era già diventato un must sui media italiani e su Twitter. Una situazione abbastanza prevedibile visto che nel frattempo Renzi aveva fatto cadere il Conte-Bis, stava per far crollare l'ipotesi di Conte-Ter dopo l'esplorazione del presidente della Camera Roberto Fico e per questo si trovava nell'occhio del ciclone della politica, attaccato dagli ex alleati del MoVimento 5 Stelle, del Partito Democratico e di Liberi e Uguali. Proprio quel giorno il governo dimissionario di Conte revocava la concessione delle licenze per l'export di bombe verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, con un tempismo che sapeva proprio di (legittima) battaglia politica.

Il senatore di Scandicci ha replicato come poteva: in un'intervista rilasciata a Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera cercava di divagare: "Sono stato a fare una conferenza. Ne faccio tante, ogni anno, in tutto il mondo, dalla Cina agli Stati Uniti, dal Medio Oriente alla Corea del Sud. È un’attività che viene svolta da molti ex primi ministri, almeno da chi è giudicato degno di ascolto e attenzioni in significativi consessi internazionali. E grazie a questo pago centinaia di migliaia di euro di tasse in Italia. Sono certo che anche il presidente Conte, quando lascerà Palazzo Chigi, avrà le stesse opportunità di portare il suo contributo di idee. Quanto all’Arabia Saudita, soltanto chi non conosce la politica estera ignora il fatto che stiamo parlando di uno dei nostri alleati più importanti. Il regime saudita è un baluardo contro l’estremismo islamico, la forza politica ed economica più importante dell’area. Il programma Vision2030 è la più importante iniziativa di riforma mai tentata nella storia della regione. Se vogliamo parlare di politica estera diciamolo: è grazie a Riyadh che il mondo islamico non è dominato dagli estremismi". 

Una risposta quantomeno evasiva, visto che da anni in Arabia Saudita "una diplomazia distensiva ha gradualmente lasciato il posto ad avventure militari azzardate, intrighi e ostentazioni di forza nei confronti degli stati vicini", come ha ricordato Madawi Al Rasheed su Internazionale qualche tempo fa. Senza contare le accuse di fiancheggiatrice del terrorismo che risalgono agli anni precedenti, l’offensiva militare contro i ribelli sciiti huthi nel vicino Yemen, le attiviste per i diritti delle donne, incarcerate alla vigilia della concessione del diritto di guida nel giugno del 2018 e, non ultimo, proprio l'omicidio Khashoggi che ha provocato la riduzione ai minimi termini del suo rapporto con la Turchia mentre i media del paese raccontavano i particolari più cruenti dell'omicidio del giornalista, fatto a pezzi per far sparire il corpo secondo la ricostruzione più probabile mentre Hatice Cengiz, la sua fidanzata, lo aspettava in auto fuori dal consolato nel quale era andato per avere un documento che gli consentisse di sposarla. 

Il rapporto della Cia sull'omicidio Khashoggi

Il tema è tornato d'attualità quando venerdì scorso il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha reso noto un rapporto della Cia che era stato secretato da Trump: anche secondo l'intelligence americana il rapimento e l’assassinio del giornalista dissidente era stato autorizzato dal principe saudita bin Salman perché lo riteneva una minaccia al Regno. Proprio quel Biden che Renzi ha omaggiato nel giorno del suo arrivo alla Casa Bianca con una serie di fotografie che li ritraevano insieme pubblicate su Facebook, come a voler sottolineare il grande rapporto tra i due. Lì la situazione è esplosa tra le mani del leader di Italia Viva: Pd, M5S, Leu e FdI chiedono conto a Renzi dei soldi presi da un Paese retto da un regime dittatoriale (ovvero gli 80mila euro di compenso per la partecipazione agli eventi).

A quel punto lui ha deciso di replicare nell'E-News settimanale di Italia Viva con un'autointervista secondo il format "Si faccia una domanda, si dia una risposta" già caro a Gigi Marzullo: "Sì. Svolgo attività previste dalla legge ricevendo un compenso sul quale pago le tasse in Italia. La mia dichiarazione dei redditi è pubblica. Tutto è perfettamente legale e legittimo. No. Il Pd sotto la mia gestione e Italia Viva dalla sua nascita non hanno mai ricevuto denari da governi stranieri o strutture ad essi collegati. Mi auguro che possano dirlo tutti gli altri partiti, a cominciare da chi in passato ha stretto rapporti strategici con il Venezuela. L’Arabia Saudita è un baluardo contro l’estremismo islamico ed è uno dei principali alleati dell’Occidente da decenni. Vision2030 è la più grande possibilità per modernizzare l’Arabia Saudita. Ed è una grandissima opportunità anche per le aziende di tutto il mondo che lavorano lì, tra cui moltissime italiane. Rispettare i diritti umani è una esigenza che va sostenuta. Ma chi conosce il punto dal quale il regime saudita partiva sa benissimo che Vision 2030 è la più importante occasione per sviluppare innovazione e per allargare i diritti". Solo alla quinta domanda esce fuori il nome di Khashoggi e Renzi lo fa soltanto per ricordare di aver condannato l'omicidio. Tutto qui. 

E intanto c'è chi fa circolare l'interrogazione parlamentare che risale al 2018 e firmata da molti renziani in cui si apprendevano "a mezzo stampa raccapriccianti particolari circa la scomparsa, il 2 ottobre 2018, del giornalista saudita, Jamal Khashoggi, che sarebbero stati rivelati da un alto funzionario dell’intelligence turca al New York Times; l'ipotesi che prende sempre più corpo è che egli sarebbe stato assassinato nel consolato saudita a Istanbul per ordine dei più alti livelli della corte reale e che i resti del corpo sarebbero usciti dalla sede consolare in un minivan per poi essere occultati: ai 28 impiegati turchi del Consolato sarebbe stato chiesto di non presentarsi in ufficio proprio il giorno della scomparsa del giornalista, mentre le telecamere di sorveglianza del controllo passaporti all'aeroporto Ataturk avrebbero registrato l'arrivo di quindici agenti dei servizi sauditi in quello stesso giorno, di cui almeno tre farebbero parte dell'unita d'élite incaricata della protezione personale del principe ereditario di Riad", ovvero proprio quel Mohamed Bin Salman che dovrebbe essere il protagonista del Rinascimento dell'Arabia Saudita. 

Renzi, la querela a Travaglio e l'Arabia Saudita  

In tutto ciò ieri Renzi ha annunciato una querela al Fatto Quotidiano e a Marco Travaglio per il titolo in prima pagina in cui si scriveva che "si tiene i soldi insanguinati" mentre persino uno come Giuliano Ferrara sul Foglio scriveva che "con Bin Salman ha fatto qualcosa di più e di peggio di una gaffe, un errore politico. Non avrebbe dovuto fare quell’intervista sul Rinascimento saudita con Lucrezio Bin Borja, assassino di un giornalista d’opposizione con sega elettrica incorporata. Non in quel modo, non con quelle parole, non con quella faccia tra l’impudente e l’imbarazzato, non in quel momento. Sarà rimproverato finché campa per un gesto troppo disinvolto e immoralistico, se lo dico io credetemi, difficile scampare a un errore politico in un ambiente di finti moralisti". Intanto i suoi fanno circolare scatti che ritraggono Bin Salman alle prese con le strette di mano di Obama, Conte, Merkel, Macron, Johnson e così via, dimenticando che si tratta in tutti questi casi di incontri ufficiali tra rappresentanti delle istituzioni, non di (libere) scelte di un senatore italiano a capo di una forza politica. 

Da questo cul-de-sac politico in cui ha fatto di tutto per infilarsi però Renzi difficilmente riuscirà ad uscire con una battuta o un'autointervista. E questo perché è stato lui a decidere di diventare parte della propaganda di un paese che ha bisogno di ricostruirsi una reputazione (e nemmeno ci riesce) e di farlo senza nemmeno rendersi conto (e si capisce quando parla di tasse pagate in Italia per il compenso - e ci mancherebbe...) che sta vendendo la sua presenza ai sauditi per qualcosa di diverso dal "Nuovo Rinascimento", facendosi pagare la sua influenza e la sua reputazione in un momento storico talmente inopportuno che, come ha ricordato Stefano Feltri su Domani, persino grandi gruppi come il New York Times e la Cnn hanno boicottato la Future Investment Initiative. Ma tutto questo Renzi non lo dice. 

Così come non dice che sedere nella Commissione Difesa del Senato ed essere pagati dal fondo sovrano dell'Arabia Saudita (per una consulenza del tutto regolare e nei termini di legge, va detto) è già di per sé rischioso per la sua indipendenza. Non dice che se viene pagato da un paese in cui gli attivisti vengono frustati, i condannati vengono decapitati in piazza e che bombarda altri paesi un senatore della Repubblica italiana non ha nulla di che vantarsi per un rapporto "speciale". Anzi. Non dice che il costo del lavoro in Arabia Saudita è basso perché gli immigrati sono ridotti in una condizione di schiavismo, tanto da rischiare fino a qualche tempo fa addirittura l'espulsione dal paese se il datore di lavoro comunicava alle autorità che non servivano più. Non dice che sfottere il MoVimento 5 Stelle e i partiti di destra per le loro frequentazioni non molto occidentali non è adatto a chi si è appena guadagnato una reprimenda da parte della Cia. Tutto quello che Renzi non dice tornerà a proporsi nel dibattito politico ogni volta che tornerà d'attualità, per qualsiasi motivo, la vicenda. Per fermare questo stillicidio dovrebbe dimettersi e ammettere di aver commesso un errore esiziale. Ma qui torniamo nel campo dell'impossibilità: se c'è una cosa che il senatore di Rignano, il quale è uscito vincitore dallo scontro con Conte, non riesce a fare pubblicamente è proprio scusarsi. Nemmeno, come in questa occasione, ha torto marcio. 

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