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Giovedì, 28 Marzo 2024
Governo Renzi

Governo Renzi, il Senato dice sì alla fiducia (per l'ultima volta)

Via libera di Palazzo Madama al governo Renzi con 169 sì, 139 no e un astenuto. Il premier al Senato: "Riforme per Napolitano, se falliamo non restano neanche le macerie". M5s annuncia mozione di sfiducia per ministro Guidi

ROMA - La maratona è partita lunedì mattina ed è finita quando il calendario segnava già martedì 25 febbraio, ore 00:43 per la precisione. Ci sono volute più di dodici ore, fiumi di parole e tanta attesa ma il risultato per Matteo Renzi adesso è in cassaforte. Con 169 sì, 139 no e 1 astenuto - dopo due chiamate, come da prassi - è arrivato il semaforo verde del Senato per il nuovo Presidente del Consiglio che, con il voto di fiducia alla Camera di martedì che appare una mera formalità, è sempre più il "padrone" d'Italia.

M5S ANNUNCIA SFIDUCIA MINISTRI - Ad agitare i sogni del segretario Pd, come sempre, solo il Movimento cinque stelle che in Aula - per bocca del senatore Vincenzo Santangelo - ha già annunciato che "mercoledì presenteremo mozione di sfiducia per il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, 'uomo' di Berlusconi,  e per il ministro del Lavoro Giuliano Poletti". Ci ha provato poi, in extremis, Vito Crimi e rovinare i piani del neo premier chiedendo l'annullamento della mozione di fiducia, una richiesta bocciata dal presidente del Senato Pietro Grasso. 

Ma Renzi, che già aveva parlato, non è sembrato particolarmente preoccupato e ha tirato avanti nella sua opera di cambiamento dell'Italia. "Non vogliamo più - ha replicato Renzi a Palazzo Madama poco prima del voto - che l'Italia sia il Paese del 'grazie le faremo sapere', il Paese del 'vai all'estero finché sei in tempo', il Paese dove è 'meglio se conosci qualcuno e non se conosci qualcosa'. Vogliamo ricostruire l'Italia, non ho paura a dirlo. Vogliamo farne un Paese leader del mondo. Ma questo - ha ammonito Renzi, punzecchiando i senatori cinque stelle - può succedere solo se ci sarà una classe politica consapevole di non essere pagata per fare interventi sport e poi rinunciare al confronto". 

ONESTA', COERENZA E ALTRUISMO - E ancora, sempre contro i grillini, al Senato dove "parlo come parlo fuori". "Il confronto sulle riforme lo facciamo con tutti, amici dei cinque stelle - ha ribadito il premier - ma abbiamo e vogliamo una tempistica immediata e pressante perché se falliamo non so se resteranno le macerie di questo Paese, ma di sicuro resterà il rimpianto per la più grande occasione perduta". Come in mattinata, insomma, il segretario Pd ha puntato ancora sulle riforme - "le dobbiamo a Napolitano che aveva chiesto di non avere un secondo mandato e vergognosamente lo abbiamo costretto a restare" - e sulla nuova legge elettorale. "Il 24 febbraio - ha detto in Aula - ricorda le elezioni dell'anno scorso. Per questo la settimana prossima la legge elettorale sarà alla Camera". Tempo da perdere insomma non ce n'è più: Vorrei ricordare a tutti - ha concluso il premier citando Sandro Pertini - che le persone fuori ci guardano e le persone fuori hanno bisogno che passiamo dalle parole ai fatti, con coerenza, onestà e altruismo". 

"NON HO L'ETA'" - Una chiusura di discorso che ha ricordato molto da vicino quella di lunedì mattina quando Renzi aveva concluso con un invito a tutti: "Questo è il tempo del coraggio, che non esclude nessuno e non lascia alibi a nessuno". L'attacco, invece, era stato "da brividi". Non De Gasperi. Non Gramsci. E nemmeno Saragat. Matteo Renzi era salito al Senato citando Gigliola Cinquetti: "Non ho l'età". Una battuta per rompere il ghiaccio del primo banco di prova del governo della rottamazione. Quello del cambio di verso che se dovesse fallire - aveva ammesso il premier - "sarà solo colpa mia". La prova della fiducia era iniziata così. Ed era continuata con un "in punta dei piedi" con il quale il premier cercherà di avverare "grandi sogni per un Paese arrugginito". 

ADDIO SENATO - Quindi Renzi non avevo perso occasione per ribadire l'intenzione di abolire l'assemblea: "Vorrei essere l'ultimo premier a chiedere la fiducia a quest'Aula. Sono consapevole del rischio di fare questa dichiarazione di fronte a senatori che non meritano il ruolo di essere gli ultimi a dare una fiducia a un governo: ma non lo sta chiedendo un governo, lo sta chiedendo un Paese", e non è una proposta figlia di "un pregiudizio" ma di "un giudizio organico".

Renzi al Senato per la fiducia

LE RIFORME - Dalla riforma del Senato a quella delle legge elettorale e della Costituzione. "Le riforme che il governo vuole realizzare inizieranno con la legge elettorale e la Costituzione, l'accordo raggiunto verrà rispettato nei tempi e nei modi - aveva proseguito il presidente del Consiglio - Un pacchetto di riforme che parta naturalmente dalle riforme costituzionali ed elettorali sulle quali si è registrato un accordo che va oltre la maggioranza che sostiene questo governo e che rispetteremo nei tempi e nei modi".

SCUOLA E PRIORITA' - Poi, la scuola - vera "ossessione" del segretario Pd - e le priorità per il Paese. E' dalla scuola, aveva sottolineato Renzi, che "riparte un Paese, da lì nasce la sua credibilità". Poi, in rapida serie, i tre impegni immediati per il suo esecutivo: lo "sblocco totale dei debiti della pubblica amministrazione" con l’intervento della Cassa Depositi e Prestiti, la "costituzione di un fondo di garanzia per le piccole e medie imprese che non riescono ad accedere al credito" e la "riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale che dia risultati già in questi primi mesi del 2014".

L'ITALIA E L'EUROPA - Mesi dopo i quali all'Italia toccherà il semestre europeo di presidenza: un appuntamento che Renzi attende con ansia. "Nel Paese - aveva detto il premier in Aula - c’è forte l’idea che l’Italia sia una nazione finita . Ma non è così: c’è là fuori un’Italia che è davanti a noi. E noi dobbiamo agganciarla. Il semestre europeo non deve essere solo un’occasione per fare nomine - ha puntualizzato - A volte si considera l’Europa come la madre dei nostri problemi. Per me e per il mio partito non è così. Nella tradizione europeista sta la parte migliore della nostra società".

CONTRO IL M5S - Immancabile, verso la fine, la stoccata al Movimento cinque stelle, che ha bollato il discorso del premier come "pura campagna elettorale". Il Partito democratico "non ha paura di andare alle elezioni. Noi - aveva detto rivolgendosi ai senatori del M5s - siamo abituati, non abbiamo paura. In quest'anno che abbiamo ricevuto da voi presunte lezioni di democrazia, nelle ultime elezioni il Partito democratico si è sempre presentato e ha sempre vinto. Ce l'abbiamo nel nostro dna". Da oggi a Renzi il compito di mostrare di avere il dna del premier. 

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