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Martedì, 16 Aprile 2024
Politica

Marchionne fa pace con Renzi: "Mai detto quella frase"

Dopo mesi di freddo polare, Sergio Marchionne e Matteo Renzi hanno ricucito lo strappo causato da alcune presunte dichiarazioni "infelici" dell'ad Fiat

Alla fine, dopo mesi di freddo polare, Sergio Marchionne e Matteo Renzi, hanno fatto pace. Una pace politica, intendiamoci, con un bel po’ di cortesia istituzionale. A volte tuttavia, soprattutto quando c’è di mezzo una delicatissima partita di governo e gli equilibri a sinistra, o meglio, quelli del Pd, una bella stretta di mano, un paio di battute e un breve colloquio privato fanno la differenza. Danno l’impressione che Marchionne abbia ricucito lo strappo con il sindaco e Firenze, e Renzi abbia una spalla in più per giocarsi il proprio destino.

OTTOBRE 2012: LA POLEMICA

Era lontana questa mattina la polemica dell’autunno scorso quando l’amministratore delegato della Fiat parlando di Renzi e di Firenze cadde su un inglesismo di troppo, “pretty, old town”; un sindaco di una città “piccola e povera”. Un’espressione “registrata da un cosiddetto giornalista, malamente tradotta e addossata a me”. Due parole che l’ad Fiat, ricusa: “Non io, ma qualcuno dei presenti, in una sala da pranzo, ha usato quell’espressione". Tanto lontana che nessuno ha fatto cenno alla durissima posizione che assunse Renzi in quell’occasione (“Marchionne ha tradito i lavoratori. Qualsiasi risultato abbia ottenuto e riuscirà ad ottenere, ha preso in giro lavoratori e politici promettendo una cosa che poi non ha mai mantenuto”). Tanto distante che i due, dentro al Teatro Comunale, ospiti dell’Assemblea 2013 di Confindustria Firenze, si sono seduti l’uno a fianco dell’altro.

Renzi, in giacca nera e cravatta bianca, ha raggiunto il teatro in sella ad una bicicletta viola, Marchionne, ‘armato’ del suo amatissimo pulloverino, è arrivato a bordo della nuova Lancia Thesis. Entrano in sala e l’organizzazione li sistema uno fianco a l’altro. Stretta di mano brevissima, e la cosa pare non butti troppo bene. E invece, cominciano a scambiare qualche parola; e ci scappa anche qualche frettolosa risata.

"RENZI SINDACO DI UNA PICCOLA E POVERA CITTA'"

Poi è il tempo degli interventi: si susseguono imprenditori, il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, il numero due di Confindustria, Aurelio Regina. Renzi non fa che ‘scandagliare’ il suo iPhone, Marchionne guarda fisso davanti a sé e non cede mai al cellulare. Sul palco è la volta del sindaco: “La politica deve accettare l’idea che è finito il tempo del ‘rinviismo, del prendere un problema e spostarlo un po’ più in là”. Applausi convinti degli industriali, compresi quelli di Marchionne. Che applaude deciso anche quando Regina fa la sviolinata al ‘rottamatore’: “Ai fiorentini dico: dovete essere orgogliosi di avere un sindaco come Renzi, capace di immaginare il futuro”.

MARCHIONNE – Prima che i lavori dell’Assemblea chiudano sale in cattedra proprio Marchionne. Senza alcun dubbio, l’intervento più atteso. Un po’ per via che Renzi è in platea, un po’ perché quando parla la Fiat mercati e borse stanno sempre con le orecchie diritte. Prende i microfoni e torna subito sulla polemica di fine 2012, Firenze appunto. Quel “povera e piccola” che da queste parti fa ancora male. “Ho fatto molta attenzione a rimuovere ogni riferimento all’inglese, per non essere frainteso. L’ultima volta che è successo ha avuto un pesante impatto su questa città e sui suoi abitanti”. Il presidente di Chrysler Group quindi ha spiegato che a ottobre “non io ma qualcuno dei presenti, in una sala da pranzo, ha usato l’espressione 'pretty old town' che è stata registrata da un cosiddetto giornalista, malamente tradotta e addossata a me. Chi mi ha attribuito quei giudizi ha fatto, come si direbbe qui, una ‘bischerata’”. E su Firenze: “Una città che, per arte, cultura e scienze, non ha eguali al mondo”. Risate in sala, chiosa citando Oscar Wilde, pace fatta.

Una volta fatto pace, o quantomeno aver disteso il clima, dal podio comincia a far sul serio. Tanto da inverdire, almeno sul merito, quell’antica intesa con Renzi. Pochi minuti prima il sindaco: “È finita l’epoca del ‘rinviismo’. Dovremmo avere un comparto del legno in grande crescita in Italia: si fa un tavolo su tutto. In Italia quando non si sa che fare si fa una commissione. Hanno bisogno dei saggi per capire che bisogna cambiare la burocrazia?”. L’ennesima sveglia alla classe politica (e al governo Letta) sulla falsariga del fare e del rottamare. Roba da campagna elettorale, verrebbe da dire, con tanto di grandi manovre interne al Pd ed uno scontro proiettato nel futuro, quello tra Letta e Renzi. Tutto possibile. Sta di fatto che quando

Marchionne prende la parola sposa la linea del fare subito e bene; un po’ quello che per altre ragioni chiede il sindaco: “Se fra un paio di anni saremo ancora qui a lamentarci delle inefficienze e dei problemi di competitività del nostro Paese, non dovremo che vergognarci di noi stessi”. E ancora: “Dobbiamo scommettere sul futuro dell'Italia. Serve uno scatto di orgoglio, uno sforzo collettivo, una specie di patto sociale, chiamatelo piano Marshall per l’Italia o come volete. Un piano di coesione nazionale per la ripresa economica”. I colleghi applaudono, Renzi applaude. E quando tocca il nodo più scottante, quello sugli stabilimenti Fiat, sottolinea: “La scelta più razionale sarebbe quella ci chiudere uno o due stabilimenti in Italia”, anche “per far fronte alla sovraccapacità produttiva. Abbiamo invece detto e lo ribadisco che non chiuderemo nessuno stabilimento in Italia. Abbiamo sempre gestito la nostra libertà con coscienza”.

In tutto questo c’è il tempo della gag con il vecchio amico ritrovato: “Riceviamo premi e riconoscimenti internazionali per la qualità e lo stile dei nostri prodotti – ha affermato – ma non siamo riusciti a convincere neppure il primo cittadino di Firenze che preferisce guidare una vettura straniera. Nemmeno per la sua campagna elettorale ha scelto un camper italiano”. Eccolo il finale, quello alla tarallucci e vino. Un ‘happy end’ inforzato proprio da Marchionne al termine dell’incontro riservato avuto con Renzi: ''Ci siamo visti. Ho anche cercato di vendergli una macchina”.

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