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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Governo, tutti da Napolitano: Amato, Renzi, Letta i nomi caldi

Mentre Napolitano riceve i capi di tutte le forze politiche il Pd tiene una rapida direzione nazionale: poi "qualcuno" tra i democratici salirà al Colle. Da dove potrebbe uscire il nuovo governo

Renzi premier? A due ore dalla direzione nazionale del Pd non è ancora fatta. Anche se lo scenario appare sempre più vicino. “Il Pd deve scegliere se stare nel governo da protagonista. Penso che il centrosinistra debba smettere di vivere di paura e contrasti. Dobbiamo dire: purtroppo non abbiamo vinto le elezioni e non possiamo andare alle elezioni, ci tocca governare con altri, come abbiamo fatto dal 2011 al 2013”. Così ieri sera il sindaco di Firenze a Otto e mezzo su La 7. La linea dell’unico uomo forte pronto a prendersi il partito. Cosi fino alle nove di sera. Poi la prospettiva, nel giro di pochi minuti, è cambiata. Ci ha pensato Matteo Orfini, dal salotto di Piazzapulita, sempre su La 7, a trasformare quelle parole in un biglietto da visita da girare al Paese: “Domani in direzione proporrò Matteo Renzi alla presidenza del Consiglio”. Alle 21:30 Renzi era già il candidato dei ‘Giovani Turchi’. Pronti, partenza, via. L’onda d’urto nel breve si è propagata nel ventaglio delle forze parlamentari.

LA DIRETTA VIDEO DELLE CONSULTAZIONI

Renzi premier? Perché no. Un governissimo politico guidato dall’enfant prodige più in voga del centrosinistra. Un nome spendibile su cui poter trovale la quadratura di un’intesa fino a ieri tutta in salita, oggi inevitabile. Sì perché Napolitano vuol far presto ed è stato chiarissimo: un governo sta in piedi solo sui numeri. E su un volto, quindi, capace di far squadra. Quale? Quell’asse che andrebbe dal Pd, al Pdl, passando per Scelta civica. Un orizzonte che non dispiacerebbe alla Lega di Maroni, che ha mostrato più di una perplessità su Amato, sponsorizzato in mattinata da Giorgia Meloni e Ignazio La Russa, di Fratelli d’Italia, pronti a sostenere il sindaco. Sembrerebbe fatta. Ma sulla strada che potrebbe portare Renzi a Palazzo Chigi rimangono alcuni però. Quelli interni al Pd e quelli di Silvio Berlusconi.

NAPOLITANO E LE CONSULTAZIONI LAMPO

PD – Con ordine. Partendo dalla casa madre del ‘rottamatore’. Tra poco la direzione dei democratici farà chiarezza sul nome lanciato da Orfini. In questo caso, tuttavia, la candidatura di Renzi potrebbe spaccare la ‘ditta’. Più che un sindaco da sostenere, un test. Tutti per uno o l’ennesima spaccatura che potrebbe sfogare in quella scissione tanto discussa. Il sì arriverebbe, come detto, dai ‘Giovani Turchi’, e dai dalemiani a braccetto con i veltroniani. Ma anche da Piero Fassino. Il sindaco di Torino poco fa ha rotto tutti gli indugi: “E’ la persona migliore per guidare un esecutivo del presidente”. Con lui Roberto Speranza, capogruppo alla Camera dei democratici: “Ha tutte le qualità”. Il no arriva da altre aree del partito: dall’area Marini, scontato vista la vicenda Quirinale, ma più in generale dalla vecchia area cattolica traghettata nel progetto Veltroni. Non piace ad Artuto Parisi e neppure a Beppe Civati, che in Renzi concretizza il volto di quell’operazione a cui si sta battendo da giorni: il no al governissimo. Da una parte Renzi, dall’altra Amato, o forse Enrico Letta, il numero due degli anni di Bersani.

PD, DIREZIONE DI FUOCO

PDL – La direzione del Pd deciderà come schierarsi, con Renzi pronto a fare la conta dei sì e dei no. Ma tutto quello che succederà da qui a poco tra riguarderà soprattutto il destino di Largo Nazareno. La vera partita sul governo la sta giocherà il Pdl. Fatto salvo il no di Vendola all’ipotesi Renzi, posizionato sulla stessa lunghezza d’onda di Civati e pronto a mandare Sel all’opposizione di un governo dalle larghe intese, e quello ampiamente annunciato di Grillo, il racconto di questo pomeriggio passa dalle mani di Silvio Berlusconi. L’uomo che il sindaco andò a trovare in casa, ad Arcore, per discutere di Firenze. Quel Cav, che Renzi non vorrebbe mandare in galera ma in “pensione”. Quel leader che ieri, poco dopo il giuramento di Napolitano ha avanzato più di una perplessità sull’avversario più amato: “Per stare al governo e fare gli interessi del Paese bisogna essere anche esperti e capaci”.

Parole che 12 ore fa sapevano di bocciatura. Fino alle parole di Sandro Bondi, il coordinatore del Pdl: “La mia opinione del tutto personale e' che un incarico a Matteo Renzi per la formazione del nuovo governo sarebbe in linea con una domanda di cambiamento che sale dal Paese e alla quale il Pdl e il Presidente Silvio Berlusconi sono pronti da tempo”. Insomma, ci sarebbe da convincere solo il Cav. poi Renzi potrebbe tranquillamente svestirsi la fascia tricolore per varcare la soglia di Palazzo Chigi. Ad un patto: che a chiamarlo sia solo Giorgio Napolitano, e non chi da sempre vuol mandare ai giardinetti. Nessuna cooptazione, solo la telefonata dell’uomo del Colle. Il motivo è semplice: Renzi si gioca tutto e non vuol farsi bruciare tra le pieghe di un fallimento. Dall’altro capo del discorso, far bene e presto gli aprirebbe i portoni di un’era. La sua.

MARONI – La lega starà all’opposizione. Ma spera che da Napolitano arrivi il via libera ad un governo politico. Due soli i nomi fatti dal partito di Roberto Maroni, due no decisi: il primo a Giuliano Amato, il secondo a Mario Monti. "Per il resto non abbiamo fatto né nomi né cognomi. Abbiamo solo chiesto che l’iter si concluda presto entro la settimana: incarico, giuramento e fiducia". Tre le priorità per il governo che nascerà ai primi posti dell’agenda: "Creare lavoro, creare ricchezza e trattenerla sui territori".

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