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Giovedì, 18 Aprile 2024
Politica

Le ultime ore di Renzi premier: Mattarella resta a Roma e aspetta le dimissioni

Il presidente della Repubblica ha annullato tutti gli impegni in agenda: il premier atteso al Quirinale dopo la direzione del Partito democratico. Già giovedì potrebbero iniziare le consultazioni per dar vita a un nuovo esecutivo che porti il Paese alle urne

ROMA - Dal pomeriggio di mercoledì 7 dicembre, dopo l'approvazione della legge di bilancio e la conversione in legge del decreto terremoto, potrebbe aprirsi formalmente la crisi di governo. Non è escluso infatti che il premier Matteo Renzi, dopo gli adempimenti parlamentari, possa recarsi al Quirinale da Sergio Mattarella per rassegnare (questa volta effettive) le sue dimissioni. Una salita al Colle che dovrebbe dare l'avvio - giovedì o al massimo venerdì - alle consultazioni per la formazione del nuovo governo.

LA CRISI DI GOVERNO - Dalla serata del 7 dicembre, dunque, può aprirsi la crisi di governo. Spetterà al Quirinale, poi, la decisione sul calendario delle consultazioni: giovedì e venerdì, nonostante il ponte della festa dell'Immacolata, o lunedì e martedì. Saranno convocati come di consueto, oltre ai presidenti delle Camere Laura Boldrini e Pietro Grasso e al presidente emerito Giorgio Napolitano - per la prima volta ascoltato al Colle nella veste di ex capo dello Stato - tutti i gruppi parlamentari. Per questo, in vista delle consultazioni, in queste ore sono in programma riunioni di tutti i partiti per il mandato da affidare alle delegazioni parlamentari che saliranno al Colle.

PARTITI AL LAVORO - Silvio Berlusconi, Angelino Alfano, Denis Verdini ed Enrico Zanetti, Riccardo Nencini hanno già riunito, rispetttivamente, i vertici di Forza Italia e delle moderate della maggioranza: Nuovo Centrodestra, Ala-Scelta Civica e Partito Socialista. Attese, invece, le riunioni della direzione del Pd di Matteo Renzi e l'assemblea congiunta dei parlamentari del Movimento 5 Stelle. 

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PALLA A MATTARELLA - Saranno le prime consultazioni targate Mattarella. Trattandosi di consuetudine, non esistono regole fisse sulla composizione delle delegazioni ferma restando la necessità della rappresentanza parlamentare. Sarà dunque il nuovo capo dello Stato a decidere se limitare la presenza al Colle dei capigruppo o estenderla anche ai leader politici. L'ultima volta Giorgio Napolitano non lo fece. Così facendo al Colle per le consultazioni non salirono né il segretario Pd Matteo Renzi, che avrebbe dovuto indicare se stesso per la premiership, né il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, decaduto dal Parlamento, né Beppe Grillo. 

LA DIREZIONE DEL PD - Un governo istituzionale, ma con numeri ampi, sostenuto da un arco di forze più ampio della maggioranza uscente "che non esiste più" e che quindi abbia la forza di "affrontare i passaggi che attendono il Paese". Dovrebbe essere questa, a quanto si apprende da diverse fonti qualificate del Pd, la linea che Matteo Renzi esporrà domani alla Direzione del partito. Spiega ad askanews un esponente di vertice del Nazareno: "Quelli che stanno rivendicando la vittoria del referendum, dimostrino il loro senso di responsabilità". E un'altra fonte: "Siamo pronti a sostenere un governo per andare al voto, ma deve essere un governo di 'responsabilità', con la partecipazione di tutti i partiti. Questo diremo a Mattarella. Non si può pensare che il Pd e la maggioranza attuale si assumono gli oneri del governo mentre gli altri stanno fuori a impallinarci". L'altro messaggio chiaro che Renzi vorrà mandare domani, riferiscono le stesse fonti, è che "in ogni caso noi non abbiamo paura del voto. Se gli altri partiti dimostreranno senso di responsabilità, bene. Altrimenti, non abbiamo paura delle urne, anche subito".

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