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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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"Governo istituzionale o elezioni subito": l'idea di Renzi che non piace a Mattarella

Renzi auspica un "governo di responsabilità nazionale con tutti dentro, o elezioni subito", ma il capo dello Stato frena: niente urne prima della riforma elettorale. Oggi voto di fiducia in Senato sulla Manovra e direzione dem, poi il premier è atteso al Quirinale. La Consulta deciderà sull'Italicum il 24 gennaio

ROMA - La necessità sempre più probabile di un intervento dello Stato per salvare Mps; l'udienza della Corte costituzionale sull'Italicum fissata per il 24 gennaio; infine le indiscrezioni fatte filtrare dal Quirinale di un Sergio Mattarella che ritiene "inconcepibile" andare a votare senza un sistema elettorale uniforme. Tutti argomenti che spingono perché sia insediato un governo nel pieno esercizio delle sue funzioni, non un premier dimissionario con le Camere già sciolte.

"NUOVO GOVERNO: TUTTI DENTRO" - Ecco allora la mossa di Matteo Renzi - che ancora poche ore fa ha ribadito la sua intenzione di dimettersi, di "non restare a galleggiare a palazzo Chigi" - per tenere insieme la voglia di andare il prima possibile a votare con la responsabilità verso il Paese: un governo istituzionale, con numeri larghi, sostenuto da un arco di forze più ampio della maggioranza uscente "che non esiste più" e che quindi abbia la forza di "affrontare i passaggi che attendono il Paese". Appunto la possibile crisi di Mps, la stesura di una nuova legge elettorale, una manovra correttiva. "E' evidente che la sentenza della Consulta sull'Italicum il 24 gennaio farà allungare i tempi per andare al voto", rileva un deputato Pd molto vicino a Renzi. Tra l'altro, aggiunge il parlamentare dem, "ci sarà da vedere se la sentenza della Corte costituzionale sarà auto-applicativa, cosa non scontata. In quel caso, poi, ci sarebbe da intervenire in Parlamento per correggere la legge".

Come spiega Dino Martirano sul Corriere della Sera, la carta giocata dal premier dimissionario Matteo Renzi - stoppato dal Quirinale e dalla Consulta sulla strada delle «elezioni subito» - è quella di un «governo di responsabilità nazionale» che abbia il sostegno di tutti i partiti, compresa la Lega e il M5S. Una sorta di «dentro tutti» che, alle orecchie dei non renziani, suona come una mossa tattica per prendere tempo. Un «no» secco arriva subito dal M5s e da Forza Italia, che chiede di varare prima la legge elettorale.

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ELEZIONI IN PRIMAVERA? - In sintesi, per ora la data del voto si allontana: le elezioni non sarebbero a febbraio e forse neanche in primavera. Dunque passerebbe altro tempo. Vengono così cancellati i programmi dei "falchi" renziani che ieri, alla Camera, calendario alla mano non escludevano l'idea di votare a fine febbraio o inizio marzo. Da qui la nuova linea che, assicurano fonti dem, è "in piena collaborazione con Sergio Mattarella", perché appunto il Pd "è pronto a prendersi la sua parte di responsabilità". Il punto è che "da soli non abbiamo la maggioranza, né alla Camera né tantomeno in Senato" e quindi "servirà che qualcun altro si assuma la sua parte di responsabilità". Anche e soprattutto dal fronte del No: "Quelli che stanno rivendicando la vittoria del referendum dimostrino il loro senso di responsabilità".

LA DIREZIONE PD - Questo è quello che Renzi dovrebbe dire oggi alla direzione del Pd. Inizialmente convocata alle 15, la Direzione è stata spostata alle 17,30 per evitare concomitanza con il voto di fiducia in Senato (Qui la diretta).

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Il M5s con Luigi Di Maio ha già fatto sapere che "si va al governo solo con il voto dei cittadini", anche Lega e Fratelli d'Italia non sembrano minimamente interessati "all'operazione responsabilità", e allora tutti i riflettori si spostano su Forza Italia e Silvio Berlusconi. Per ora la linea resta la stessa: disponibilità al tavolo sulla legge elettorale, non ad entrare in un governo. Se Berlusconi alla fine cedesse, Renzi vedrebbe allontanarsi l'obiettivo del voto il prima possibile per non disperdere il patrimonio del 40% al referendum, ma al tempo stesso otterrebbe il risultato di dividere il centrodestra, di sopportare con il Cavaliere il peso di un governo impopolare, e di far emergere con chiarezza che il sostegno al governo avviene solo per senso di responsabilità. Sperando comunque in un voto in primavera.

Se invece Berlusconi dovesse restare fermo su questa linea, il premier e il Pd si troverebbero di fronte a un bivio: prendere atto del rifiuto delle altre forze politiche e andare al voto "che non temiamo" prima di aver celebrato il congresso di partito, oppure accollarsi da soli il peso di un governo che ha davanti a sè passaggi non facili contando su numeri risicatissimi. Tanto che la Direzione di oggi, spiega una fonte del Pd, "potrebbe essere molto breve", mentre "il dibattito vero ci potrebbe essere tra una decina di giorni". Quando appunto potrebbe essere chiaro che nessun altro partito avrà dimostrato lo stesso senso di responsabilità. Quello potrebbe essere il momento in cui si confronteranno le anime Dem favorevoli al voto rapido e quelle che invece - ex Dc, sinistra interna e giovani turchi - vogliono prendere tempo e andare alle urne solo dopo il congresso del partito.

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