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Giovedì, 18 Aprile 2024
Politica

Renzi, blitz d'agosto sulla Rai: alle opposizioni restano solo Santoro e Berlinguer

Polemiche per le nomine dei nuovi direttori delle testate Rai. "Sono i nomi voluti da Renzi": i senatori della minoranza Pd Gotor e Fornaro si dimettono dalla commissione di Vigilanza

Sei voti a favore tre contrari, due senatori dimissionari dal consiglio di vigilanza, polemiche che incendiano il caldo agosto di viale Mazzini: la mezza rivoluzione del direttore generale della Rai Antonio Campo Dall'Orto ha scosso il mondo politico. 

NUOVO PROGRAMMA BERLINGUER - SANTORO. Tg2, Tg3, Radio 1 e Gr, e Rai Parlamento: queste le testate che vedranno rinnovarsi la direzione con rispettivamente Ida Colucci che prenderà il posto di Marcello Masi, Luca Mazzà al posto di Bianca Berlinguer, Andrea Montanari al posto di Flavio Mucciante, Nicoletta Manzione per Giovanni Rossi Scipione Confermato Mario Orfeo al Tg1 e Vincenzo Morgante ai tg regionali, per l’ex direttrice del Tg3, Bianca Berlinguer, si profila una striscia quotidiana dal lunedì al venerdì dalle 18.30 alle 19.00 su Rai Tre e un programma di approfondimento che andrà in onda in seconda serata in collaborazione con Michele Santoro.

La scelta di allontanare Bianca Berlinguer dalla direzione del Tg3, dopo 7 anni, ha scatenato numerose polemiche sulla mancata indipendenza dell'informazione in Rai rispetto alla politica. Lo stesso Cda Rai si è spaccato in due blocchi con Freccero, Mazzuca e Diaconale che hanno votato contro. I senatori del Pd Miguel Gotor e Federico Fornaro si sono invece dimessi dalla commissione di Vigilanza, lamentando poca trasparenza nelle nomine, penalizzazione di competenze e professionalità interne. 

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BERLINGUER SANTORO-2

IL SENATORE PD GOTOR CONTRO RENZI:  "Siamo alla vigilia di importanti appuntamenti istituzionali-politici come il referendum. Ho il fondato sospetto che questa accelerazione sia stata il frutto della volontà di avere tre tg con tre direttori tutti e tre rispondenti ad un'area governativa". Miguel Gotor, dai microfoni di Radio 24 aggiunge: "Sulle nomine non ho nulla da eccepire, non mi permetterei di farlo rispetto alla professionalità dei nomi scelti, ci siamo dimessi perchè abbiamo ritenuto molto grave che la commissione di Vigilanza Rai, che ha competenza per indicare una missione del servizio pubblico, si sia trovata di fronte ad un mezzo piano editoriale delle linee di indirizzo, dal mio punto di vista estremamente superficiali". "E' stato - osserva ancora l'esponente della minoranza Pd - il combinato disposto tra un piano appena abbozzato e il blitz agostano di queste nomine a far capire che abbiamo rovesciato l'ordine dei fattori. Il piano editoriale diventa il pretesto per procedere a delle nomine che, secondo la mia valutazione e dell'altro collega dimessosi Fornaro, costituiscono un tentativo di normalizzare un servizio pubblico che per costituzione deve garantire il pluralismo politico-culturale".

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UN NUOVO PIANO EDITORIALE PER LA RAI. La dirigenza di viale Mazzini rimanda al mittente le critiche con una nota che chiarisce come  le proposte di nomina sono state elaborate "valorizzando le risorse interne, premiando il merito e le competenze, anche per i risultati ottenuti, attuando pienamente le pari opportunità, scegliendo profili che garantiscono autonomia, equilibrio e corrispondenti alla costante implementazione del Progetto informazione Rai". Scelte fatte nell'ottica del progetto di sviluppo del sistema informativo cui l'azienda sta puntando e che in precedenza era stato esposto allo stesso Cda dal direttore editoriale per l'offerta informativa Carlo Verdelli. Viene, infatti, rilevato che questi avvicendamenti si inseriscono nel cammino che mira a continuare nel lavoro di riforma intrapreso che porterà a fine anno alla presentazione del Piano editoriale sull'informazione. 

IL GIOCO DELLA POLITICA. "Mi sarebbe piaciuto poter arrivare in modo diverso agli avvicendamenti delle direzioni - ha spiegato il consigliere Franco Siddi - ma discutere oltre sui temi di fondo era diventato impraticabile nel momento in cui dai consiglieri eletti dalla minoranza parlamentare è stato innalzata la bandiera dell'opposizione che altri legittimamente tengono in Parlamento" e "se tutto si riduce ad una camicia di forza in nome di schieramenti che devono essere estranei alle scelte dei direttori, tutto si complica".
 

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