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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Renzi: "Stavolta non mi faccio fregare"

Il sindaco di Firenze avverte: "Epifani fissi la data del congresso del Pd: questa volta non mi faccio fregare, prima facciamo le regole, poi decido se partecipare"

"Epifani fissi la data del congresso del Pd: questa volta non mi faccio fregare, prima facciamo le regole, poi decido se partecipare". E' come al solito molto diretto il messaggio inviato da Matteo Renzi all'inquilino 'temporaneo' di Largo del Nazareno, sede del Partito democratico.

Intervistato nel Salone dei 500 in Palazzo Vecchio, a conclusione della 'Repubblica delle idee', il sindaco di Firenze non scioglie il nodo di una sua candidatura alla segreteria del Pd ma indica, senza tanti giri di parole, le sue condizioni. "L'hashtag è #guglielmofissaladata", scherza. E ironizza sull'incarico a Nico Stumpo per fissare le regole del congresso: "Spero sia una battuta, altrimenti è come proporre Dracula alla guida dell'Avis". Poi spiega: "Il 7 novembre 2013 dobbiamo avere la data di un nuovo congresso. Epifani può decidere se fare primarie aperte il 27 ottobre o il 3 novembre. Poi noi decideremo se ci saremo. Questa volta non mi faccio fregare: prima si facciano le regole e poi decideremo se partecipare". Il sindaco di Firenze stavolta  non vuole restare imbrigliato in un meccanismo che non condivide come successo con le primarie del 2012, quando ci fu battaglia tra lui e Bersani sulle regole cambiate 'in corsa'. Il futuro del Pd secondo Renzi? Esclude di volerne cambiare il nome e ribadisce la sua idea di un partito che deve risvegliare la speranza, che si rifà ai Kennedy, capace di attirare anche i voti dei delusi del centrodestra e di coniugare solidarietà e competitività.

IL PATTO DI FERRO TRA LETTA E RENZI

Renzi poi continua inoltre a rivendicare di poter "andare a pranzo con Briatore o di partecipare alla trasmissione Amici", senza per questo essere considerato uno che "non è di sinistra". Il giorno dopo l'intesa con Letta sancita dalla stretta di mano davanti a obiettivi e telecamere, Renzi scandisce: "Usciamo dal personalismo o meglio dalla personalizzazione, Letta contro Renzi. L'ambizione vera è quella di provare a cambiare l'Italia. Il tema più grande è l'ambizione del paese". E poi: "Se Letta cambia l'Italia io sto con lui". "Io - dice ancora il sindaco - sono amico personale di Letta e lo stimo molto. Lo ritengo di qualità e competenza e sono solidale con lui. Enrico è proprio bravo. Poi, poveretto - aggiunge suscitando la reazione sdegnata del Pdl - deve governare con Brunetta e Schifani, Io non sarei bravo come lui... non credo ne sarei capace". Piccata la replica di Brunetta: "il solito Fonzie-Renzi continua con le battute da giovanotto ilare, giocando sulla pelle del Partito democratico".

GLI ITALIANO BOCCIANO IL GOVERNO LETTA

Dell'incontro con Enrico Letta e del discorso che il premier ha fatto ieri a Firenze, Renzi è rimasto "molto convinto" dagli aspetti europei: "Mi ha fatto piacere di aver sentito parole che ricordano molto le primarie: Stati Uniti d'Europa e critica al finanziamento pubblico". Gli è piaciuto meno il modello di revisione costituzionale che il governo ha proposto: "Vedo fortissimo il rischio della commissionite".

PARTITO DEMOCRATICO, CIVATI CONTRO RENZI

Durante la lunga intervista pubblica, Renzi torna a criticare la Cgil: "Dire che l'Italia ripartirà nel 2076 è terrorismo psicologico", afferma riferendosi allo studio del sindacato secondo il quale si tornerà a livelli occupazionali che c'erano prima della crisi sono nel 2076. "C'é una parte del sindacato che deve essere cambiata. Per difendere l'uguaglianza ci vuole un Paese libero e aperto", sottolinea. Più volte il sindaco insiste sulla sua idea di una sinistra "che vuole vincere e non partecipare". E a Epifani non la manda a dire: "Non è così che ti garantisci, non è così che si fa, non vai a chiedere a Berlusconi garantiscimi due anni", attacca ancora il sindaco riferendosi ad un'intervista del segretario del Pd di alcuni giorni fa in cui sottolineava come "Berlusconi dovrebbe garantire una stabilità di due anni al governo" per varare le riforme.

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