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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica Firenze

Tra coperte da rimboccare e bollette da pagare: Renzi è tornato a casa

L'ex premier, dopo il sabato di consultazioni, ha raccontato su Facebook il rientro nella sua abitazione di Pontassieve. Con lui "scatoloni, libri, vestiti e appunti". Le priorità sono cambiate: "Rimboccare le coperte ai figli e dare un'occhiata alla posta cartacea". La sorpresa: "Sono solo bollette"

Matteo Renzi torna a casa, a Pontassieve, ma promette: "Non ci stancheremo di riprovare e ripartire". Il premier dimissionario, sabato sera, al termine delle consultazioni al Quirinale, ha chiuso gli scatoloni, a palazzo Chigi, per far rientro a casa. Già giovedì scorso il segretario del Pd aveva passato nel suo paese alle porte di Firenze la festa dell'Immacolata, per poi far rientro a Palazzo Chigi. Dove tornerà nei prossimi giorni per passare la campanella al suo successore.

"Torno a Pontassieve, come tutti i fine settimana. Entro in casa, dormono tutti" ha scritto su Facebook nella notte. "Il gesto dolce e automatico di rimboccare le coperte ai figli, un'occhiata alla posta cartacea arrivata in settimana tanto ormai con Internet sono solo bollette, il silenzio della famiglia che riposa. Tutto come sempre, insomma. Solo che stavolta è diverso. Con me arrivano scatoloni, libri, vestiti, appunti. Ho chiuso l'alloggio del terzo piano di Palazzo Chigi. Torno a casa davvero".

Il premier, nel lungo post, fa un bilancio della sua esperienza al governo. "Sono stati - scrive - mille giorni di governo fantastici. Qualche commentatore maramaldo di queste ore finge di non vedere l'elenco impressionante delle riforme che abbiamo realizzato, dal lavoro ai diritti, dal sociale alle tasse, dall'innovazione alle infrastrutture, dalla cultura alla giustizia. Certo c'è l'amaro in bocca per ciò che non ha funzionato. E soprattutto tanta delusione per la riforma costituzionale. Un giorno sarà chiaro che quella riforma serviva all'Italia, non al Governo e che non c'era nessuna deriva autoritaria ma solo l'occasione per risparmiare tempo e denaro evitando conflitti istituzionali. Ma quando il popolo parla, punto. Si ascolta e si prende atto. Gli italiani hanno deciso, viva l'Italia. Io però mi sono dimesso. Sul serio. Non per finta. Lo avevo detto, l'ho fatto. Di solito si lascia Palazzo Chigi perché il Parlamento ti toglie la fiducia. Noi no. Noi abbiamo ottenuto l'ultima fiducia mercoledì, con oltre 170 voti al Senato. Ma la dignità, la coerenza, la faccia valgono più di tutto. In un Paese in cui le dimissioni si annunciano, io le ho date. Ho mantenuto l'impegno, come per gli 80 euro o per l'Imu. Solo che stavolta mi è piaciuto meno:-) Torno semplice cittadino. Non ho paracadute. Non ho un seggio parlamentare, non ho uno stipendio, non ho un vitalizio, non ho l'immunità. Riparto da capo, come è giusto che sia. La politica per me è servire il Paese, non servirsene. A chi verrà a Chigi dopo di me, lascio il mio più grande augurio di buon lavoro e tutto il mio tifo: noi siamo per l'Italia, non contro gli altri".

Adesso dunque torna alla vita da semplice cittadino (e, scherza, "nei prossimi giorni sarò impegnato in dure trattative coi miei figli per strappare l'utilizzo non esclusivo della taverna di casa: più complicato di gestire la maggioranza") ma la sua avventura politica non è certo finita qui: "Ho sofferto - ammette - a chiudere gli scatoloni ieri notte, non me ne vergogno: non sono un robot. Ma so anche che l'esperienza scout ti insegna che non si arriva se non per ripartire" e "ai milioni di italiani che vogliono un futuro di idee e speranze per il nostro Paese dico che non ci stancheremo di riprovare e ripartire. Ci sono migliaia di luci che brillano nella notte italiana. Proveremo di nuovo a riunirle. Facendo tesoro degli errori che abbiamo fatto ma senza smettere di rischiare: solo chi cambia aiuta un Paese bello e difficile come l'Italia. Noi siamo quelli che ci provano davvero. Che quando perdono non danno la colpa agli altri. Che pensano che odiare sia meno utile di costruire. E che quando la sera rimboccano le coperte ai figli pensano che sì, ne valeva la pena. Sì, ne varrà la pena. Insieme".

Ripartire, quindi, già lunedì nella direzione del Pd, convocata alle 12, e poi domenica prossima con l'assemblea che farà partire la stagione congressuale, in cui Renzi si presenterà per chiedere un nuovo mandato da segretario e, dunque, da candidato premier alle prossime elezioni. Dunque "torneremo, e non staremo via molto", diceva ieri un membro del suo staff lasciando Palazzo Chigi.

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