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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica

Perché la riduzione dei parlamentari in questo momento rischia di essere "solo" uno spot

Come mai si è tornati a parlare in questi giorni della possibile riduzione del numero dei parlamentari: è un'ipotesi che porterebbe sensibili risparmi per le casse dello Stato (100 milioni l'anno secondo Di Maio) oppure più prosaicamente un tema caldo da usare quando ci si avvicina a qualche scadenza elettorale? Il dibattito è aperto, e vivace. E non da oggi

La Costituzione, agli articoli 56 e 57, stabilisce che i deputati sono 630 e i senatori 315. Quindi, su circa 60 milioni di abitanti, il Parlamento è composto da 945 eletti a cui si aggiungono i senatori di diritto e a vita. Non tantissimi in proporzione alla popolazione, come vedremo. Come mai si è tornati a parlare in questi giorni della possibile riduzione del numero dei parlamentari: è un'ipotesi che porterebbe sensibili risparmi per le casse dello Stato (100 milioni l'anno secondo Di Maio) oppure più prosaicamente un tema caldo da usare quando ci si avvicina a qualche scadenza elettorale? Il dibattito è aperto, e vivace. E non da oggi.

Il numero dei parlamentari italiani se paragonato a quello dei nostri vicini europei resta piuttosto basso: non in termini assoluti, perché in questo caso l' Italia, è seconda solo al Regno Unito, ma se si ragiona con il criterio del rapporto con la popolazione, siamo oltre il ventesimo posto. La classifica del numero di parlamentari in relazione alla popolazione vede le prime tre posizioni occupate da Malta con 16,4 "onorevoli" ogni 100mila abitanti, Lussemburgo (11,2) ed Estonia (7,6). L'Italia ne ha 1,6 ogni 100mila abitanti.

Riduzione parlamentari: cosa c'è nel "contratto" di governo

Nel contratto di governo siglato tra Lega e M5s si affronta anche questo argomento: "Occorre partire dalla drastica riduzione del numero dei parlamentari: 400 deputati e 200 senatori. In tal modo, sarà più agevole organizzare i lavori delle Camere e diverrà più efficiente l'iter di approvazione delle leggi, senza intaccare in alcun modo il principio supremo della rappresentanza, poiché resterebbe ferma l'elezione diretta a suffragio universale da parte del popolo per entrambi i rami del Parlamento senza comprometterne le funzioni. Sarà in tal modo possibile conseguire anche ingenti riduzioni di spesa poiché il numero complessivo dei senatori e dei deputati risulterà quasi dimezzato".

Nei mesi scorsi sono stati presentati due disegni di legge costituzionali per la riduzione del numero dei parlamentari e l'introduzione del referendum propositivo: "Le due proposte - spiega il ministro e deputato M5s Ricccardo Fraccaro  - viaggeranno in parallelo perché vogliamo valorizzare la centralità del Parlamento e al contempo consentire ai cittadini di partecipare direttamente alle decisioni pubbliche". Poi sul tema è sceso un silenzio fitto, totale. Tra l'altro le complicazioni sono dietro l'angolo, perché un numero di parlamentari ampio ovviamente tende a garantire l'equilibrio della proporzionalità tra regioni grandi e piccole: un taglio del numero dei parlamentari porterebbe alcune regioni, quelle con meno abitanti, a vedere calare notevolamente la loro già ridotta rappresentanza parlamentare, portando forti contrasti all’interno del territorio.

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Perchè se ne torna a parlare proprio adesso

Sono rimasti sorpresi in parecchi quando pochi giorni fa, nel bel mezzo delle settimane più calde della giovane vita del governo Conte, con la legge di bilancio ancora da scrivere e i colloqui con l'Europa per evitare la procedura d'infrazione ancora in corso, i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, in occasioni diverse, hanno posto nuovamente l'attenzione sulla riduzione del numero dei parlamentari: "Ci vogliono far litigare da sei mesi, ma noi andiamo avanti. Taglieremo il numero dei parlamentari", hanno in sostanza detto entrambi. 

Non una novità nel dibattito politico. Infatti è da almeno 40 anni che se ne discute. Negli anni ottanta ci fu la "Commissione Bozzi", che però non formalizzò una propria proposta. Stesso destino negli anni novanta per la "Commissione De Mita-Iotti". Fallì anche La Bicamerale presieduta nel 1997 da Massimo D'Alema. Nemmeno si concretizzò due legislature fa la proposta del Senato di arrivare a 508 deputati e 250 senatori. Per le riforme costituzionali servono quattro sì incrociati allo stesso testo di Camera e Senato, e gli scogli sono sempre stati insormontabili su questo specifico punto, perché serve il sì di due terzi dei parlamentari per mettere la nuova norma al riparo da un referendum confermativo. Non impossibile, ma difficile. Molto.

Ed è per questo che c'è chi parla di "arma di distrazione di massa", scrive oggi l'agenzia Agi. Ovvero, riportare in auge la proposta di riduzione dei parlamentari in vista della prossima campagna elettorale per le elezioni europee, per stemperare - con una mossa che troverebbe apprezzamento trasversale tra gli elettori - il possibile malumore del popolo Lega-M5s, che potrebbe non essere pienamente soddisfatto delle riforme come Quota 100 e reddito di cittadinanza: infatti se queste diventeranno realtà, lo faranno con più limitazioni del previsto. Il taglio del numero dei parlamentari è argomento buono per tutte le stagioni: e, ci scommettiamo, lo sarà anche in futuro. A prescindere dalla sua reale fattibilità.

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