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Venerdì, 29 Marzo 2024
Lavoro

Riforma del lavoro: si chiude. Cgil critica

Il governo accelera con le parti sociali: l'obiettivo è quello di chiudere tra il 21 e il 23 marzo. La Camusso parla di "un passo indietro". Il leader Cisl Bonanni: "Rischio di ecatombe sociale"

Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, accelera i tempi del confronto con le parti sociali: dieci giorni per chiudere sulla riforma del mercato del lavoro. Anche sulla riforma degli ammortizzatori sociali, Fornero dice di volerne anticipare l'entrata a regime dal 2015 (inizialmente ipotizzata al 2017). Ma su questo è scontro con le parti sociali, sia i sindacati che le imprese.

È netta la leader della Cgil, Susanna Camusso: "Il dato di oggi (ieri, ndr) è un passo indietro". Il ministro apre la riunione al ministero con i leader delle organizzazioni sottolineando che è una settimana "decisiva" per la definizione dell'accordo e riferisce che l'obiettivo, concordato insieme al premier Mario Monti, è quello di chiudere tra il 21 e il 23 marzo. Il governo "ha sempre lavorato per l'accordo con le parti sociali e per questa prospettiva - assicura - lavoriamo in questa ultima fase".

Da oggi prendono il via una serie di incontri bilaterali sulla flessibilità in uscita e quindi sull'articolo 18, ieri non sul tavolo. Lunedì - secondo il calendario ipotizzato - si arriverà all'incontro a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio. Come atteso, ieri Fornero ha delineato il quadro di insieme della riforma dei contratti - con la conferma dell'apprendistato quale contratto prevalente di ingresso e la richiesta di far pagare di più i contratti a tempo determinato - e degli ammortizzatori sociali. Il ministro non fornisce alle parti la cifra delle risorse aggiuntive da destinare ai nuovi ammortizzatori - non confermando le voci su 2 miliardi - ma indica "l'impegno del governo a ricercarle". "Non sono in grado di dirvi dove saranno trovate", afferma, ma assicura che ci saranno e che non saranno sottratte "ai capitoli del welfare".

Fornero indica anche l'obiettivo del Governo di ridurre la disoccupazione portandola "al 4-5% strutturale". Fornisce, invece, dettagli sull'architettura del nuovo sistema basato su due pilastri: la cassa integrazione ordinaria e straordinaria che resta ma con la scomparsa della causale per 'cessazione di attività' aziendale (sì per ristrutturazione) e l'indennità di disoccupazione che insieme alla mobilità viene accorpata nell'assicurazione sociale per l'impiego, che si punta vada a regime dal 2015.

Ipotesi che sia le imprese sia i sindacati bocciano: la transizione "breve per noi è un problema. Le abbiamo chiesto di rivedere questo punto", afferma la leader degli industriali Emma Marcegaglia. Camusso parla di "passo indietro" e sostiene pure come "non ci sarà nessun lavoratore in più rispetto ad oggi coperto dal sistema". "Il governo - ricorda - aveva annunciato l'obiettivo di renderlo universale, ma parasubordinati o autonomi non entreranno". E, dice ancora, "ci sembra un arretramento anche il non cancellare alcuna forma di ingresso".

Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, avverte sul rischio di "una ecatombe sociale" per effetto dello stop anticipato alla mobilità, riducendone durata e copertura economica, e l'aumento dell'età pensionabile. Anche il leader della Uil, Luigi Angeletti, chiede di "chiarire" sui costi degli ammortizzatori mentre parla di "passi in avanti" sui contratti a termine.

Nelle dichiarazioni viene esclusa l'eventualità di un accordo separato: non è interesse di nessuno, dice Bonanni. E Camusso replica: "Non ne vedo aria, vedo una trattativa difficile che stiamo facendo e continueremo a fare". Oggi, intanto, Fornero invierà alle parti sociali due documenti, uno sul tema dei contratti, l'altro sulla parte della riforma degli ammortizzatori che riguarda la nuova assicurazione sociale per l'impiego. Le parti risponderanno con le loro osservazioni.

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