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Martedì, 23 Aprile 2024
L'intervista

Legge elettorale, c'è la proposta M5s per il proporzionale: "Si fa in un mese"

Il Movimento 5 Stelle ha depositato una proposta di riforma che manda in soffitta il rosatellum. Vittoria Baldino (M5s) a Today: "Fossi in Salvini ci penserei"

Una legge elettorale di tipo proporzionale. La vuole il Movimento 5 Stelle, che ne rivendica la paternità dopo aver depositato un testo in Commissione affari costituzionali alla Camera a prima firma Giuseppe Brescia. M5S rilancia rispetto a chi, il Pd per dirne uno, si dice d’accordo ma temporeggia. Tra i promotori del superamento del rosatellum c’è la deputata pentastellata Vittoria Baldino, che è anche capogruppo M5s in commissione. 

Onorevole Baldino, ma perché, e lo chiedo senza sarcasmo o polemica di sorta, una legge che ci riporta a trent’anni fa?
"Gli ultimi sistemi elettorali, soprattutto quelli misti, hanno dimostrato tutti i loro limiti perché di fatto non hanno sopperito al problema della tenuta dei governi. Anzi, hanno sortito l’effetto opposto. Abbiamo assistito ad un coacervo di coalizioni elettorali che poi, ad elezioni fatte, non stavano in piedi e il problema della governabilità non è stato risolto. Invece, un sistema proporzionale che distribuisce i seggi in maniera aderente alle preferenze espresse dagli elettori, rispetta la volontà del corpo elettorale e il dettato costituzionale. Così le maggioranze si formano in Parlamento, sulla base di concrete convergenze programmatiche e non sulla base di convenienze elettorali, magari per raggiungere una soglia di sbarramento o un premio di maggioranza, salvo poi dividersi il giorno dopo perché una forza politica non ha ottenuto il ministro o il sottosegretario". 

Anche Pd e Leu sono favorevoli ad una riforma proporzionale. Sarà un campo su cui sfidare il centrodestra?
"No, nessuna sfida. Scrivere la legge elettorale significa scrivere le regole del gioco. L’intenzione del Movimento è coinvolgere tutti e avere la massima convergenza. Anche perché in passato abbiamo visto leggi elettorali scritte a ridosso delle elezioni e cucite addosso ai partiti che governavano, per evitare che altri raggiungessero la maggioranza. Noi siamo stati gli unici a insistere su questa strada perché il Partito democratico è stato latitante". 

Non le volete scrivere a ridosso delle elezioni, quindi in quanto la volete varare? Vi sarete dati una tempistica. 
"Abbiamo sempre detto di farla subito perché abbiamo sempre osteggiato la pratica di scrivere la legge elettorale a ridosso del voto".

Quindi in quanto la vorreste approvare?
"Se c’è un accordo politico si fa anche in un mese, due al massimo". 

Ma il Pd è da tempo che ne parla..
"Un pezzo del Pd che ne parla, ma non sono tutti convinti. Nei giorni scorsi abbiamo anche assistito a degli appelli a Letta per convergere sul proporzionale. Il Pd non è convinto". 

E voi sì, siete convinti e compatti?
"Noi da sempre, se lei ricorda, noi la riforma elettorale la scrivemmo insieme agli iscritti sulla piattaforma Rousseau nella scorsa legislatura".

Quindi siete voi a chiedere al Pd di seguirvi e non viceversa.
"Noi lo abbiamo chiesto in tutte le sedi, formali e informali".

Chi vince e chi perde se si passa a una legge elettorale proporzionale

E la risposta?
"Hanno cercato di prendere tempo, anche se in questa fase sembrano spingere di più e noi siamo contenti. Ma questo testo è frutto di un accordo politico fra le forze di maggioranza che sostenevano il Conte II, tranne Leu, contraria per la soglia di sbarramento troppo alta. Il testo base non fu votato da Leu e neanche da Italia Viva e il Pd cominciò a fare un po' di melina. Così non si è andati più avanti. Ma alla fine il Pd ci sta". 

Ma il proporzionale, invocato a gran voce dopo la vostra presa di posizione sul riarmo, non è la fine dell’alleanza giallorossa? 
"No, con il Pd dobbiamo condividere una piattaforma programmatica. Andare alle elezioni, ciascuno con la propria identità, non preclude che poi si possano formare delle maggioranze all’interno dell’alleanza progressista". 

Però scusi se insisto. Lei dice che non è una sfida politica ed è una cosa che va fatta insieme. Però a destra non la vogliono, loro vincono in coalizione. Anche Salvini ha ribadito che va bene il rosatellum. Dove la trovate una sponda a destra?
"Per ora non la vogliono. Poi vedremo dopo le amministrative che cosa succederà perché si parlerà concretamente di legge elettorale solo dopo le amministrative".

Quindi crede che l’esito delle comunali convincerà il centrodestra?
"Vedremo se si convinceranno". 

Chi a destra potrebbe essere più favorevole secondo lei?
"Se fossi Salvini ci penserei al sistema proporzionale".

Senta a proposito di voto. Lei si è sempre spesa per la riforma del voto fuori sede. Ecco che fine ha fatto quella proposta? L’avete abbandonata dopo il diniego del Ministero dell’Interno?
"Come ha giustamente ricordate lei, il Ministro dell’Interno aveva detto che c’erano delle difficoltà. Però c’è una commissione al lavoro, la commissione D’Incà sull’astensionismo, che potrebbe formulare una proposta sul tema. Questo perché la commissione, analizzando il tema dell’astensionismo, si è resa conto che buona parte dell’astensionismo, non è dovuto a motivi politici, ma per necessità. Sono i fuori sede e sono 3 milioni di cui 400mila studenti". 

Lei in un post Instagram di marzo scrive che negli ultimi 15 anni lo Stato ha speso 60 milioni per i rimborsi dei biglietti di treni e aerei. Quanto risparmieremmo con voto fuori sede?
"Però mi permetta di dirle che non è una questione di risparmio. Ne va della salute della democrazia. La maggior parte di quei 3 milioni sono per lo più giovani e per lo più meridionali. Quindi non prevedere una qualsiasi forma di incentivo al voto, significa rinunciare a sollecitare la partecipazione democratica al sud Italia e la perdita di un bacino di voti importante. E poi siamo l’unico paese europeo a non aver risolto il problema. Siamo in compagnia solo di Malta e Cipro".

Torniamo sempre lì. La vostra proposta di legge prevede il voto nelle Prefetture. Il Viminale vi ha detto che non è fattibile. Quindi che fare?
"Siamo aperti a qualsiasi tipo di soluzione alternativa. Non ci impicchiamo sul nostro testo. Il Viminale partecipa alla commissione D’Incà e mi auguro che da lì venga fuori una proposta interessante. Penso abbiano concluso".

E che cosa hanno concluso? Si fa nelle Prefetture. 
"Su questo non dico niente". 

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