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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

Giustizia, sì alla riforma “salvo intese” ma M5s e Lega continuano a scontrarsi

Dopo un Consiglio dei ministri fiume arriva il via libera alla riforma della giustizia “salvo intese”: trovato l’accordo sul processo civile e sul Csm ma non c’è intesa per quanto riguarda il penale. E tra i due partiti la tensione resta alta

Otto ore di confronto/scontro tra Lega e M5s e alla fine è arrivato un ok “salvo intese” (questa la formula ambigua utilizzata nel comunicato diffuso da Palazzo Chigi) alla riforma della giustizia al termine di un Consiglio dei ministri fiume. L’accordo è stato trovato per quanto riguarda la giustizia civile e la riforma del Consiglio superiore della magistratura, ma restano ancora da sciogliere diversi nodi circa il penale. La riforma presentata da Bonafede era stata descritta dal vicepremier Luigi Di Maio come “epocale”, mentre l’altro vicepremier Matteo Salvini era stato decisamente tranchant: “La cosiddetta riforma della giustizia è acqua”.

"Mentre si è trovato l'accordo sulla parte che riguarda il processo civile e il Csm c'è ancora distanza sulla parte relativa al processo penale", aveva detto in conferenza stampa il ministro della Giustizia Bonafede al termine del Cdm, per poi aggiungere: "Stasera ho sentito tanti no. Non si può dire no e basta, non vorrei che ci fosse dietro il tema della prescrizione come nodo che non viene portato al tavolo". Da parte sua, aveva assicurato comunque il ministro, "c'è l'assoluta disponibilità a modifiche. Ci siamo aggiornati ai prossimi giorni. Mi aspetto che la Lega - aveva quindi avvertito il ministro - non dica solo no ma dica cosa deve essere migliorato. Se ci sono proposte per migliorare il testo noi ci siamo, mi aspetto che i no abbiano una base di proposte". E ai cronisti che gli chiedono se il mancato accordo sulla riforma del processo penale possa avere a che fare con la prescrizione, Bonafede risponde: "Non posso immaginare che il governo decida di bloccare una riforma che i cittadini pretendono per dei giochetti".

In mattinata la Lega è tornata all’attacco, definendo il ddl “una non riforma, vuota e inutile”. Il partito di Salvini ha fatto sapere di essere “lavoro per una reale riduzione dei tempi della giustizia, perché ci sia certezza della pena: colpevoli in galera e innocenti liberi. Sanzioni certe per magistrati che sbagliano o allungano i tempi, no a sconti di pena per i criminali e un impegno per la separazione delle carriere e anche del Csm per garantire giustizia efficiente, equa e imparziale. I cittadini non possono essere ostaggi di processi infiniti”.

Pronta la replica del Guardasigilli: “La separazione delle carriere e la riforma delle intercettazioni sono due punti forti della politica sulla giustizia di Silvio Berlusconi. Dico alla Lega, sono aperto a tutte le proposte ma non stanno governando con Berlusconi”.

Riforma della Giustizia: il processo civile

Il ddl Bonafede si compone di 48 articoli. Queste alcune delle principali novità: riduzione dei tempi dei processi civile e penale a un massimo di sei anni tra primo grado, appello e Cassazione, soprattutto attraverso una stretta alla durata delle indagini preliminari, con sanzioni per i magistrati che non rispettano i tempi; interventi sull'ordinamento della magistratura e su composizione e sistema elettorale del Csm, meritocrazia per le nomine e regole più stringenti per il rientro in ruolo delle toghe che fanno politica. Fuori dalla delega solo la parte relativa al Csm, per lasciare al Parlamento maggiore margine di discussione e intervento.

I primi articoli del ddl Bonafede riguardano il processo civile: semplificazione delle procedure per "assicurare la semplicità, la concentrazione e l'effettività della tutela e la ragionevole durata del processo", riduzione dei riti speciali e revisione dei criteri relativi agli strumenti di risoluzione alternative delle controversie, mediazione e negoziazione assistita, paletti per il ricorso in appello, trasmissione telematica e chiarezza degli atti. La riforma prevede di "ridurre i casi in cui il tribunale giudica in composizione collegiale, in considerazione dell'oggettiva complessità giuridica e della rilevanza economico-sociale delle controversie" e sono stabiliti termini temporali stringenti per la fissazione delle udienze. Quanto a mediazione e negoziazione assistita, per la prima si esclude l'obbligo di ricorso preventivo nei casi di colpa medica e sanitaria e di contratti finanziari, bancari e assicurativi; per la seconda è escluso il ricorso obbligatorio nei casi relativi alla circolazione stradale. Una stretta è introdotta sulla possibilità di ricorrere in appello ed è previsto l'obbligo che il deposito dei documenti e degli atti avvenga per via telematica e la notificazione degli stessi sia eseguita dall'avvocato a mezzo di posta elettronica certificata. Nuove regole anche per le richieste di archiviazione. È introdotto poi il "principio di chiarezza e sinteticità degli atti da parte del giudice" e la "strutturazione di campi necessari all'inserimento delle informazioni nei registri del processo per favorire un'agevole consultazione". Il ddl interviene poi sullo scioglimento delle comunioni e sulle espropriazioni immobiliari.

Il processo penale e la riforma della prescrizione

La riduzione dei tempi del processo penale è il cuore del disegno di legge ed è legata, nelle intese politiche tra Movimento 5 Stelle e Lega, all'entrata in vigore, a gennaio del 2020, della riforma della prescrizione, con lo stop dopo la sentenza di primo grado, introdotta con la legge Spazzacorrotti. La stretta riguarda soprattutto le indagini preliminari: la durata va da un minimo di 6 mesi, per i reati per i quali è prevista la sola pena pecuniaria o la detenzione fino a tre anni, a 18 mesi per i reati più gravi, quelli indicati nell'articolo 407 del codice di procedura penale, mentre è di un anno per tutti gli altri casi. Il pubblico ministero può chiedere al giudice la proroga del termine una sola volta e per un tempo non superiore a sei mesi. Se il pm, entro questi termini, non ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini o chiesto l'archiviazione, è obbligato alla 'discovery' degli atti, ossia al deposito della documentazione delle indagini svolte in modo che la persona indagata e il suo difensore possano prenderne visione. La violazione di queste prescrizioni, se dovuta a dolo o negligenza inescusabile, configura un illecito disciplinare.

È indicato poi che gli uffici del pubblico ministero, "per garantire l’efficace e uniforme esercizio dell’azione penale, selezionino le notizie di reato da trattare con precedenza rispetto alle altre sulla base di criteri di priorità trasparenti e predeterminati, indicati nei progetti organizzativi delle procure della Repubblica e redatti periodicamente dai dirigenti degli uffici" e che in questi criteri tenga conto della specifica realtà criminale e territoriale, delle risorse tecnologiche, umane e finanziarie disponibili".

La riforma ordinamentale della magistratura

Una parte del disegno di legge delega interviene sulla previsione di criteri rigorosamente meritocratici per le carriere dei magistrati e sullo stop alle cosiddette 'porte girevoli' nei passaggi tra magistratura e politica.

Non è più consentito il rientro in ruolo dei magistrati che hanno avuto incarichi in Parlamento o al governo, di consigliere regionale o provinciale nelle province autonome di Trento e Bolzano, di presidente o assessore nelle Regioni o Province autonome o di sindaco in Comuni con più di centomila abitanti, che potranno essere ricollocati solo in ruoli amministrativi. Nel caso di magistrati in aspettativa per motivi elettorali che però non sono stati eletti è previsto il divieto a essere assegnati in uffici che rientrano nella circoscrizione elettorale nella quale si erano candidati o nel distretto nel quale esercitavano funzioni al momento della candidatura. Alla scadenza del mandato, il magistrato per 5 anni non può essere ricollocato in ruolo nello stesso distretto dove ha svolto l'incarico amministrativo e, in caso di ruoli apicali, come collaborazione presso la Presidenza del Consiglio o i ministeri, per due anni non può fare domanda per accedere a ruoli apicali.

Cambiano le regole di accesso ai vertici degli uffici giudiziari: la riforma individua una serie di criteri, di merito e anzianità di servizio, per la scelta e prevede che le nomine siano effettuate attraverso il rispetto cronologico della vacanza dei posti e l'audizione dei candidati. I parametri riguardano la mole di lavoro svolta e le attitudini organizzative e per ciascuna valutazione, di merito, organizzazione e anzianità, sia stabilito un sistema di punteggio. la mancanza di anzianità diventa preclusiva per alcuni ruoli. Il ddl modifica anche la disciplina di accesso alla magistratura prevedendo che i programmi delle scuole di formazione contemplino le materie oggetto delle prove scritte del concorso e che sino ridotte le materie oggetto della prova orale.

Novità per il Consiglio Superiore della Magistratura

Le modifiche alla composizione e al sistema elettorale del Csm sono state introdotte nel ddl dal ministro Bonafede a seguito dello scandalo che ha travolto il Consiglio per gli effetti dell'inchiesta di Perugia che ha scoperchiato una sorta di mercato delle nomine ai vertici delle principali procure italiane attraverso incontri, documentati dalle intercettazioni, tra magistrati ed esponenti politici. Un modo dunque, nelle intenzioni del guardasigilli, per sottrarre l'organo di governo autonomo della magistratura "dalle grinfie delle correnti" e non farlo diventare per i componenti togati una sorta di trampolino di lancio per fare carriera.

Il numero dei consiglieri viene portato a trenta: venti togati e dieci laici. Questo aumento è pensato in funzione di un'altra modifica introdotta, e cioè che i componenti della sezione disciplinare del Csm, il 'tribunale' che giudica i magistrati, non possano fare parte anche di altre commissioni consiliari. La questione più controversa e contestata delle norme riguarda le modifiche al sistema elettorale, con l'introduzione del sorteggio che, per quando parziale, ha subito suscitato la reazione di netta critica da parte dell'Associazione nazionale magistrati, che giudica il sorteggio, in qualsiasi forma, incostituzionale. Ed è proprio per evitare, nelle intenzioni del ministro qualsiasi rischio di non conformità alla Carta che il sorteggio, prima previsto in una fase successiva all'elezione, avviene in via preliminare e poi tra i magistrati sorteggiati interverrà comunque l'elezione non più con un unico collegio nazionale ma in venti collegi

Per quanto riguarda i laici eletti dal Parlamento, non devono avere ricoperto nei 5 anni precedenti incarichi in Parlamento o al governo, al Parlamento europeo, nelle regioni o Province autonome, o alla guida di Comuni con più di centomila abitanti. Dopo la fine della consiliatura, i consiglieri uscenti non possono presentare domanda per qualsiasi incarico direttivo o semidirettivo per 4 anni. Viene poi fissato un tetto ai compensi dei consiglieri.

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