rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Alta tensione

Sulla riforma della giustizia rissa in Parlamento tra Leu e Iv

Dopo il via libera arrivato nella notte alla doppia fiducia posta dal Governo, c'è il voto alla Camera e poi sarà il turno del Senato. Intanto però si accendono gli animi fra i banchi del Parlamento

Alta tensione alla Camera dei Deputati fra le file di Leu e quella di Italia dei Valori, mentre gli eletti sono impegnati nel voto sugli ordini del giorno sulla riforma delle Giustizia. Che cosa è successo? Si stava discutendo della responsabilità diretta dei magistrati, su cui il Governo si è detto contrario, mentre Italia Viva, che sostiene il Referendum sulla giustizia, ha annunciato libertà di voto, aprendo così uno squarcio con la sinistra di Pd e Leu, che hanno richiamato alla “lealtà”. Un biasimo che ha provocato la reazione dell’onorevole Roberto Giachetti che, rivolgendosi al Pd, ha detto: "Non vi ho visto rispettare questa lealtà quando in commissione insieme a M5s avete mandato sotto il Governo sul decreto semplificazioni e anche lei Fornaro parla di lealtà quando dal suo partito è stato insultato il premier Draghi", riferendosi alla festa di Articolo 1 dove il giornalista Marco Travaglio aveva pesantemente attaccato il Premier. E’ lì che il capogruppo di Leu si è alzato dal suo posto dirigendosi verso i banchi di Iv, subito richiamato dal presidente Roberto Fico. Ci sono state urla fra i due, ma per fortuna nulla di più e i due litiganti non sono arrivati alle mani. 

La bagarre è avvenuta in un momento molto delicato della Legislatura, cioè dopo l'approdo in Aula del progetto di legge del processo penale che, dopo il sì alla doppia fiducia chiesta dal Governo, a Montecitorio è atteso il voto finale, atteso dopo l’esame degli ordini del giorno. Nella notte scorsa la Camera aveva dato il via libera alla doppia fiducia messa dal Governo. Prima ha approvato l’articolo 1 del disegno di legge che reca “Delega al Governo per l’efficienza del processo penale e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari pendenti presso le corti d’appello”, poi sull’articolo 2 del Ddl. Con il primo la Camera acconsente a che il Governo dia seguito alla legge con i decreti attuativi; con il secondo dice sì alle disposizioni di accompagnamento alla riforma, che alla fine andrà al Senato per il via libera definitivo.

Il testo è arrivato in Parlamento lo scorso fine settimana dopo tira e molla all’interno del Governo per trovare la quadra fra i partiti, dopo la prima proposta del Ministro della Giustizia Marta Cartabia. Cosa si prevede adesso?

  • Blocco prescrizione ma proroga delle scadenze fino al 2025
  • Corsia preferenziale per reati gravi con ulteriori proroghe
  • Dal 2025 nessun limite di tempo per reati di mafia e terrorismo
  • Istituzione Comitato tecnico scientifico

Innanzitutto la legge riguarda solo i reati commessi dopo il primo gennaio 2020. Resta il blocco della prescrizione con il primo grado, con l’Appello che non potrà durare più di due anni e un anno in Cassazione. La novità è che, se il processo è complesso, è possibile arrivare a tre anni in Appello e a un anno e sei mesi in Cassazione. L’improcedibilità non vale per i reati gravissimi puniti con l’ergastolo: dagli omicidi alle stragi. 

Per arrivare a questo con gradualità, sempre per i reati ordinari, fino al 2024 (compreso), i processi potranno guadagnare un anno in più, quindi avranno a disposizione quattro anni in Appello e due anni in Cassazione. Dal 1 gennaio 2025, si torna al regime standard, cioè due anni più uno in Appello e uno più sei mesi in Cassazione. 

Ci sarà però una corsia preferenziale per certi reati: mafia, terrorismo, violenza sessuale, traffico di droga gestito dalle mafie. Per questi processi ci saranno tempi più lunghi, con l’aggravante mafiosa che prevede fino a due proroghe ulteriori, oltre a quella prevista per tutti i reati.  In tutto fino a sei anni in Appello e tre in Cassazione.

Dal 1° gennaio 2025 per i reati gravi non c’è limite alle proroghe ma devono essere motivate dal giudice e sempre ricorribili per Cassazione. Per l’aggravante mafiosa massimo 2 proroghe in Appello (ciascuna di un anno e sempre motivata) e massimo 2 proroghe in Cassazione (ciascuna di 6 mesi e sempre motivata).

La riforma prevede anche l’istituzione di un apposito Comitato tecnico scientifico presso il ministero della Giustizia, che deve riferire in ordine all’evoluzione dei dati sullo smaltimento dell’arretrato pendente e sui tempi di definizione dei processi, monitorando i tempi delle varie Corti e riferendo i risultati al ministero della Giustizia in modo che possano essere presi eventuali provvedimenti. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Sulla riforma della giustizia rissa in Parlamento tra Leu e Iv

Today è in caricamento