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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Lavoro

Fornero sfida i sindacati: "il no sarebbe incomprensibile"

Il ministro del Welfare: "senza il sì delle parti sociali, niente paccata di miliardi". Ma è scontro sul articolo 18 e mobilità. Camusso: "nessuna riduzione di tutele"

"Non capirei il no dei sindacati". Così il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Elsa Fornero interviene nel dibattito sulla riforma del mercato del lavoro. "Senza il sì preventivo dei sindacati sulla riforma del lavoro il governo non metterà, in particolare sugli ammortizzatori sociali, una paccata di miliardi" ha avverto la ex manager Intesa San Paolo. 

Una presa di posizione dura, alla quale ha risposto il segretario generale della Cgil Susanna Camusso: "la nostra posizione sull'articolo 18 non cambia, e non cambierà". E' proprio la questione licenziamenti a tener banco in questa che si annuncia la settimana decisiva per arrivare a quella riforma del mercato del lavoro auspicata da tutte le parti. "Mentre noi confermiamo la necessità di una riforma universalistica degli ammortizzatori sociali, la proposta che ci è stata fatta ieri è una proposta che non allarga e che non prevede l'indennità per tutte quelle figure che oggi non ne hanno diritto, mentre riduce la copertura di quelli che ce l'hanno già". 

Per questo la Cgil parla di riforma "che non rappresenta una tutela per tutti, ma una riduzione della tutela esistente". 

Dal canto suo, il ministro Fornero risponde che "se uno comincia a dire no, perché dovremmo mettere miliardi e dire 'poi voi ci dite sì?' Non si fa così". E ancora: "Mi sono impegnata" ribadisce la Fornero "a che le risorse non vengano tolte dall'assistenza, mi sembra un buon impegno. Avrei voluto sentire una piccola parola di apprezzamento per questo".

Sulla questione della mobilità è intervenuto anche il segretario Cisl Raffaele Bonanni che si è detto preoccupato dal fatto che "con l'innalzamento dell'età pensionabile e con la crisi galoppante" la linea del ministro aprirebbe le porte "a un'ecatombe". Per questo la Cisl ha chiesto al Governo di tornare indietro: "più mobilità (rispetto agli attuali due anni per i licenziamenti collettivi, ndr) e non il dimezzamento di tempi e copertura economica". 

Secondo quanto proposto dal governo in merito ai nuovi ammortizzatori sociali, infatti, l'assicurazione sociale sostituirà le attuali indennità di mobilità, inglobando tutto ciò che non può finire sotto l'ala della cassa integrazione. La misura di anticipare l'ingresso dei nuovi strumenti di tutela al 2015 (e non più al 2017) è stata invece letta come "passo indietro" tanto dai confederali che da Confindustria: "anticipare i nuovi strumenti significherebbe anticipare lo stop alle tutele oggi in campo". Come, appunto, la mobilità.

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