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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica

Legittima difesa, la Lega esulta per il via libera ma sono legittime anche le critiche

Respinti gli emendamenti delle opposizioni, la commissione ha licenziato il testo. Salvini: "Promessa mantenuta". Ma il tema tiene banco e secondo qualcuno la riforma della legittima difesa ha la controindicazione di "svilire il ruolo delle forze dell'ordine"

La commissione Giustizia della Camera ha licenziato il testo del disegno di legge sulla legittima difesa. Respinti tutti gli emendamenti presentati dalle opposizioni. Oggi dovrebbe essere votato il mandato al relatore, poi la conferenza dei capigruppo indicherà la data per l'esame dell'aula. "Bene l'ok della Commissione Giustizia di Montecitorio alla legge sulla legittima difesa. Provvedimento equilibrato e capace di tutelare in modo concreto le vittime delle aggressioni", ha commentato in un tweet il ministro della Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno. 

Il segretario della Lega e vicepremier, Matteo Salvini, esprime "enorme soddisfazione per il sì alla legge sulla legittima difesa" in commissione Giustizia della Camera. "Stiamo andando verso un'altra promessa mantenuta con gli italiani", aggiunge. Passa così senza alcuna remora da parte del M5s la linea Molteni, deputato considerato un "fedelissimo" di Matteo Salvini, secondo cui in una situazione di "grave turbamento", come ad esempio quella di avvertire la presenza di un ladro in casa, non ci può essere il tempo per "pensare".

"Nessun Far West"

"Il testo sulla riforma della legittima difesa è stato radiografato e valutato in tutti i suoi passaggi. Si tratta di un provvedimento legittimo, coerente e di buon senso, atteso dalla stragrande maggioranza degli italiani. Ribadisco: non si dà luogo a nessun far west, né alla vendita libera di armi. Abbiamo ascoltato in commissione suggerimenti apprezzabili, ma anche le solite sparate strumentali e senza fondamento contro l'impianto della riforma. C'è chi continua a non vedere la realtà quotidiana di insicurezza che vive la gente e che insiste a volerla derubricare a una semplice percezione". Lo ha affermato il sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone a margine della seduta della commissione Giustizia alla Camera.

"In primo luogo - ha osservato - ricordiamo che la legittima difesa è una causa di non punibilità per un fatto che è astrattamente previsto come reato, ma che è commesso per la necessità di difendersi da un'aggressione. Già la legge 59 del 2006 aveva previsto che, in caso di violazione di domicilio, sussiste un rapporto di proporzione tra aggressione e difesa per tutelare la propria e l'altrui incolumità. Anche allora la stessa parte politica gridò al 'far west', che regolarmente non si è registrato. E oggi la stessa musica non cambia".

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"Per quanto riguarda il 'grave turbamento' - ha spiegato - la situazione che esplicita è funzionale all'introduzione nell'ordinamento giuridico dell'istituto della 'minorata difesa'. Ma l'aggiunta del concetto di 'grave turbamento' non è una novità nel panorama penalistico italiano. Per la fattispecie di atti persecutori, ovvero di stalking, la prova del grave stato d'ansia e di paura deve essere ancorata, secondo la giurisprudenza, ad un evidente turbamento psicologico della vittima. Analogamente per il delitto di minaccia grave. Qualcuno ha anche ritenuto che la previsione di un'ipotetica indennità a favore dell'autore del reato, rimasto eventualmente leso, fosse un eccesso di garantismo. In realtà, l'indennità, non comparabile al risarcimento sul piano dell'entità e da considerare sotto il profilo civilistico, è prevista solo se sia accertato un eccesso colposo e di conseguenza la reazione non si configuri come legittima difesa. Se c'è legittima difesa, dunque, non c'è indennità". 

"Altro punto nodale - ha osservato ancora Morrone - la questione della proporzionalità, che è riferita alle condotte, che sono l'aggressione perpetrata dall'autore del reato, che si introduce nel domicilio dell'offeso, e la difesa dell'aggredito, senza alcun altro riferimento. E' in questo senso che l'impianto risulta pienamente in armonia con il dettato costituzionale. Strumentale anche la richiesta di togliere la parola 'sempre', considerandola 'propaganda'. Al contrario, 'sempre' ha in questo caso una funzione sostanziale, perché significa che non si può mai commettere un reato invadendo la sfera giuridica altrui, senza assumersi il rischio di subirne le eventuali conseguenze. Sulla strumentalità di certa parte dell'opposizione ho già detto. Voglio solo ricordare a chi ha citato l'articolo 2 del Cedu (Convenzione europea dei diritti dell'uomo) relativamente al diritto alla vita, riferendosi ovviamente a chi commette il reato, che anche la vittima del reato e i suoi famigliari hanno il medesimo diritto. Ci stupiamo, al contrario, come siano predominanti per qualcuno i diritti del reo rispetto a quelli delle vittime. Per quanto riguarda, infine, la richiesta se esistano statistiche sulla legittima difesa, la risposta è negativa perché i reati non sono rubricati secondo questo parametro. Credo tuttavia che questa sia una necessità improrogabile. Per questo provvederò a insediare un Tavolo tecnico al ministero per monitorare i casi di condanna per il mancato riconoscimento della legittima difesa e per eccesso colposo".

"E' evidente che con una norma più chiara i procedimenti penali, seppur doverosamente attivati, potranno essere archiviati più velocemente, a differenza di quanto accaduto finora per chi ha esercitato la legittima difesa e, ugualmente, ha dovuto subire un lunghissimo e costoso iter giudiziario", ha concluso.

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Sul tema legittima difesa il ministro dell’Interno Matteo Salvini è tornato più volte nel corso degli ultimi comizi elettorali, ad esempio in Sardegna mercoledì. "I fenomeni che fischiano, voglio sapere se chiamano Biancaneve e i sette nani, invece di chiamare la Polizia, quando vengono scippati" ha detto riferendosi a chi critica il provvedimento. Il blog Addioallearmi sintetizza quali sono le perplessità di molti osservatori: "Certo, ministro Salvini, se ci scippano non chiamiamo Biancaneve, né i sette nani. Chiamiamo la Polizia: quella che fa riferimento al ministero che sta guidando. E di sicuro non vogliamo prendere la pistola dalla fondina. Detto in altre parole: è la riforma della legittima difesa che svilisce il ruolo delle forze dell’ordine. Vengono esautorate dal loro compito principale: garantire la sicurezza, che ovviamente riguarda un sistema complessivo (con l’inclusione di azioni contro il degrado e la povertà che attengono alle politiche economiche e sociali)".

"Ecco, il punto è molto semplice, eppure è necessario ripeterlo: i cittadini non devono essere armati, devono chiamare la Polizia, non i sette nani. Lo Stato deve legittimamente difenderli dalla criminalità non inneggiare alla legittima difesa. Quello Stato che un ministro rappresenta, anche se non è stato votato o non è apprezzato dai cittadini stessi. In quella frase di Salvini c’è tutta l’espressione della mancanza di cultura istituzionale, a favore di una visione pistolera. Da film western. La sfiducia verso la Polizia ha raggiunto i vertici istituzionali: bisogna fare da sé, rinunciando a chiamare gli agenti. Perché tanto, in questa visione salviniana, equivalgono a Biancaneve e i sette nani".

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Altra critica: è rimasto deluso chi chiedeva una riforma diversa e più mirata, ovvero una specifica licenza per la difesa abitativa e dell'esercizio commerciale che preveda precisi controlli all'atto del rilascio e del rinnovo e limitazioni sui tipi di armi e munizioni consentite. Oggi come oggi i controlli periodici per chi possiede armi in casa, magari con licenze per uso sportivo (pur non andando mai ai poligoni) non sembrano essere stringenti.

Negli ultimi mesi il tema sicurezza è stato cavalcato dalla Lega, nonostante i numeri dicano che omicidi, rapine e furti in Italia sono in calo da anni. Quanto incide la percezione di insicurezza su cui "giocano" pericolosamente alcune forze politiche? "Diverse persone - diceva qualche mese fa a Today.it Giorgio Beretta, analista del commercio internazionale e nazionale di sistemi militari e di armi comuni, e ricercatore dell'Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa (Opal) di Brescia - pensano di risolvere quello che percepiscono come un problema che riguarda la loro sicurezza facendo ricorso alle armi. Di fatto è un palliativo e anzi il possesso di un’arma può essere controproducente per la propria sicurezza: anche nell’eventualità di doverla impugnare per fronteggiare un ladro armato, il rischio di soccombere aumenta invece di diminuire e quello che nelle intenzioni del malfattore era un mero furto o una rapina può trasformarsi in un attimo in un omicidio".

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