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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica

Riforma costituzionale, addio Province e nuovo Senato: cosa cambia

Palazzo Madama ha approvato con 180 voti a favore il ddl Boschi sulle riforme costituzionali. Contrari 112 senatori, un astenuto. Il testo torna ora nuovamente alla Camera dei deputati per l'approvazione definitiva. Il premier: "Con le riforme il Paese andrà meglio"

ROMA - Ultimo voto al Senato alla riforma costituzionale targata Boschi-Renzi, approvata in seconda lettura con 180 sì e 112 no. Il premier è intervenuto a sorpresa per la replica che spetta al governo prima del voto finale e ha sottolineato come questa sia "una giornata storica".

Con l'ultimo passaggio a Palazzo Madama il ddl Boschi dovrà attendere la metà di aprile per la seconda deliberazione alla Camera secondo quanto prevede l'articolo 138 della Carta che disciplina il procedimento rafforzato per riformare la Costituzione. Da quel momento in poi inizierà la procedura per arrivare al referedum che si terrà, secondo le previsioni del governo, a ottobre 2016. Tre mesi di tempo sono concessi per la raccolta delle firme e altri tre mesi tra il vaglio da parte dell'ufficio centrale per il referendum presso la Corte di Cassazione e l'organizzazione.

In vista della consultazione si organizzano i comitati per il No. Dopo quello 'di sinistra' battezzato alla Camera in occasione del voto dell'11 gennaio oggi è stato costituito anche quello di centrodestra che vede uniti Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia. Anche questo fronte annovera tra i promotori costituzionalisti e presidenti emeriti della Consulta come Alfonso Quaranta e Annibale Marini. Il presidente del Consiglio ha ribadito che su questo referendum è pronto a mettere in gioco tutta la sua carriera politica: "Andiamo a vedere da che parte sta il popolo, se sta con chi scommette sul fallimento o con chi crede nel futuro dell'Italia", ha scandito Renzi in Aula, "prendo un impegno esplicito: in caso di sconfitta trarremo le conseguenze".

Matteo Renzi nel salotto di Bruno Vespa

COSA CAMBIA - Ecco i pilastri della riforma costituzionale approvata dal Senato: stop al bicameralismo perfetto; un Senato con meno poteri legislativi e composto da 95 senatori eletti dai Consigli regionali ma con legittimazione popolare; nuovo federalismo, con abolizione delle materie di competenza concorrente tra Stato e Regioni e alcune competenze strategiche riportate in capo allo Stato. Manca ora l'ultimo sì della Camera, il prossimo aprile. La riforma modifica e completa quella del Titolo V del marzo del 2001, che ha introdotto il federalismo.

CAMERA - Sarà l'unica a votare la fiducia al governo. I deputati restano 630 e verranno eletti a suffragio universale, come oggi.

SENATO - Continuerà a chiamarsi Senato della Repubblica, ma sarà composto da 95 membri eletti dai Consigli Regionali (21 sindaci e 74 consiglieri-senatori), più 5 nominati dal Capo dello Stato che resteranno in carica per 7 anni. Avrà competenza legislativa piena solo su riforme e leggi costituzionali. Per quanto riguarda le leggi ordinarie, potrà chiedere alla Camera di modificarle, ma Montecitorio non sarà tenuta a dar seguito alla richiesta. Se il Senato chiede alla Camera di modificare una legge che riguarda il rapporto tra Stato e Regioni, l' assemblea di Montecitorio può respingere la richiesta solo a maggioranza assoluta.

LEGITTIMAZIONE POPOLARE - Saranno i cittadini, al momento di eleggere i Consigli Regionali a indicare quali consiglieri saranno anche senatori. I Consigli, una volta insediati, saranno tenuti a ratificare la scelta.

SENATORI-CONSIGLIERI: I 95 senatori saranno ripartiti tra le Regioni in base al loro peso demografico. I Consigli Regionali eleggeranno con metodo proporzionale i senatori tra i propri componenti; uno per ciascuna Regione dovrà essere un sindaco.

IMMUNITA': I nuovi senatori godranno delle stesse tutele dei deputati. Non potranno essere arrestati o sottoposti a intercettazione senza l'autorizzazione del Senato.

FEDERALISMO: Sono riportate in capo allo Stato alcune competenze come energia, infrastrutture strategiche e sistema nazionale di protezione civile. Inoltre, su proposta del governo, la Camera potrà approvare leggi anche nei campi di competenza delle Regioni, «quando lo richieda la tutela dell'unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell'interesse nazionale».

VOTO IN DATA CERTA: i Regolamenti parlamentari dovranno indicare un tempo certo per il voto dei ddl del governo; vengono introdotti limiti al governo sui contenuti dei decreti legge.

PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: Lo eleggeranno i 630 deputati e i 100 senatori. Per i primi tre scrutini occorrono i due terzi dei componenti, poi dal quarto si scende ai tre quinti; dal settimo scrutinio sarà sufficiente la maggioranza dei tre quinti dei votanti (oggi il quorum è più basso, maggioranza assoluta degli aventi diritto dalla quarta votazione in poi).

CORTE COSTITUZIONALE: Dei quindici giudici Costituzionali, tre saranno eletti dalla Camera e 2 dal Senato. REFERENDUM: Introdotto un quorum minore per i referendum sui quali sono state raccolte 800.000 firme anziché 500.000: per renderlo valido basterà la meta' degli elettori delle ultime elezioni politiche, anziché la meta' degli iscritti alle liste elettorali.

DDL DI INIZIATIVA POPOLARE: Salgono da 50.000 a 150.000 le firme necessarie per presentare un ddl di iniziativa popolare. Pero' i regolamenti della Camera dovranno indicare tempi precisi di esame, clausola che oggi non esiste.

LEGGE ELETTORALE, PROVINCE, CNEL - Introdotto il ricorso preventivo sulle leggi elettorali alla Corte Costituzionale su richiesta di un quarto dei componenti della Camera. Tra le norme transitorie c'è anche la possibilità di ricorso preventivo già in questa legislatura. Anche l'Italicum potrebbe finire dunque all'esame della Corte. Le Province vengono cancellate dalla Costituzione, atto necessario per abrogarle definitivamente. Abrogato il Cnel, Consiglio Nazionale Economia e Lavoro, organo costituzionale secondo la Carta del 1948.
 

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