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Martedì, 16 Aprile 2024
Politica

Riforma del Senato, la rivoluzione di Renzi: "Mi gioco tutto"

Il Senato diventerà un'Assemblea delle Autonomie con membri non eletti né retribuiti; non voterà più la fiducia né la legge di bilancio: ecco i pilastri della riforma sulla quale Renzi "si gioca tutto". Ma è già polemica, perché a difendere l'assemblea di Palazzo Madama è sceso in campo il suo presidente, Pietro Grasso

ROMA - Arriva oggi all'approvazione del Consiglio dei ministri il ddl sulla riforma di Senato e Titolo V sui rapporti Stato-Regioni, dopo lo scontro tra Matteo Renzi e Pietro Grasso.

SCONTRO RENZI-GRASSO - "Nessuno parla di abolire il Senato. Al posto di Renzi farei quello che sta facendo lui, lavorando con tutte le mie forze per superare il bicameralismo perfetto, diminuire il numero dei parlamentari, semplificare l'iter legislativo. Il Senato dovrebbe però avere anche componenti eletti dai cittadini", ha spiegato la seconda carica dello Stato in un'intervista a Repubblica. Grasso ha avvertito che "le riforme devono essere fatte in un quadro istituzionale". Il Senato proposto nella bozza di riforma del governo è "una contraddizione in termini", ha aggiunto intervistato da In mezz'ora su RaiTre. Pronta la replica del premier: "Il Senato non deve essere eletto, se non passa la riforma finisce la mia storia politica. Se Pera o Schifani avessero lanciato avvertimenti come Grasso, la sinistra avrebbe fatto i girotondi sotto Palazzo Madama". Matteo Renzi, in un'intervista al Corriere della Sera, reagisce così alle parole del presidente del Senato. "Basta con i professionisti dell'appello - insiste il presidente del Consiglio riferendosi all'ultima iniziativa dei giuristi Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky - ho giurato sulla Costituzione, non su Rodotà e Zagrebelsky. Se vogliamo ribaltare burocrazia ed establishment dobbiamo partire dalla politica".

Renzi sottolinea che oggi verrà presentato "il disegno di legge costituzionale per superare il Senato e il titolo V sui rapporti Stato-Regioni. Sarà uno spartiacque tra chi vuole cambiare e chi vuole far finta di cambiare. Entriamo nei canapi. Vedremo chi correrà più forte". E ribadisce: "Non è più possibile giocare al 'non c'è stato tempo per discutere'. Ne abbiamo discusso. Venti giorni fa, nella conferenza stampa su cui avete tanto ironizzato, quella della 'televendita', abbiamo presentato la nostra bozza di riforma costituzionale. L'abbiamo messa sul sito del governo. Abbiamo ricevuto molti spunti e stimoli, anche da Confindustria e Cgil, gente che non è che ci ami molto. Abbiamo incontrato la Conferenza Stato-Regioni e l'Anci. Abbiamo fatto un lavoro serio sui contenuti. Ora è il momento di stringere. Il dibattito parlamentare può essere uno stimolo, un arricchimento. Ma non può sradicare i paletti che ci siamo dati".

I 4 PUNTI DELLA RIFORMA DEL SENATO - Per il presidente del Consiglio i punti irrinunciabili del ddl sono quattro: "Il Senato non vota la fiducia. Non vota le leggi di bilancio. Non è eletto. E non ha indennità: i rappresentanti delle Regioni e dei Comuni sono già pagati per le loro altre funzioni". Quanto all'elezione diretta dei senatori, su cui insiste il presidente del Senato Pietro Grasso e anche Forza Italia sembra essere d'accordo "è stata scartata dal Pd con le primarie, dalla maggioranza e da Berlusconi nell'accordo del Nazareno. Non so se Forza Italia ora abbia cambiato idea; se è così - dice Renzi - ce lo diranno.

"MI GIOCO TUTTO" - "L'accordo riduce il costo dei consiglieri regionali, che non possono guadagnare più del sindaco del comune capoluogo. Elimina Rimborsopoli. È un'operazione straordinaria, un grande cambiamento. È la premessa perché i politici possano guardare in faccia la gente. Se vogliamo eliminare la burocrazia, le rendite, le incrostazioni, la logica di quella parte dell'establishment per cui "si è sempre fatto così", dobbiamo dare il buon esempio. Dobbiamo cominciare a cambiare noi. Con la legge elettorale, con l'abolizione delle Province, con il superamento del Senato. Rimettere dentro, 24 ore prima, l'elezione diretta dei senatori è un tentativo di bloccare questa riforma. E io domani (oggi, nda) la rilancio. Scendo io in sala stampa a Palazzo Chigi, con i ministri, a presentarla". Non un altro show, annuncia il premier: "Però scendo anche io, ci metto la faccia. Quel che dev'essere chiaro è che su questo punto mi gioco tutto". Insomma, se non passa la riforma non solo cade il governo ma "io mi gioco tutta la mia storia politica".

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