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Giovedì, 28 Marzo 2024
Immigrazione / Italia

"Emergenza finita": tredicimila rifugiati finiscono in strada

Il Ministero dell'Interno ha decretato la chiusura dei centri d'accoglienza e la fine del progetto "Emergenza Nord Africa". Cinquecento euro a chi torna in patria. L'allarme delle associazioni

Due anni fa il mondo arabo comincia ad 'agitarsi', a ribellarsi. I cittadini, fino ad allora sottomessi ai vari raìs, iniziano a resistere. E cominciano a soffrire. Arresti, morti e torture sono il pane quotidiano. Così in molti decidono di lasciare i loro Paesi per trovare la pace in Italia. Le coste di Lampedusa sono letteralmente prese d'assalto da persone che vogliono abbandonare l'inferno che è diventata la loro nazione.

Inferno che, per lo Stato Italiano, oggi non c'è più. Il Ministero dell'Interno, infatti, con una circolare del 18 febbraio, ha deciso di chiudere definitivamente il progetto "Emergenza Nord Africa". Dopo due anni, quindi, dal 1 marzo chiudono i centri di accoglienza e tredicimila persone da 'rifugiati' diventano 'senza casa'.

Allo Stato italiano l'accoglienza è costata una media di 25mila euro a persona che "potevano essere investite molto meglio". E' questo il parere di Cristopher Hein, direttore del Consiglio Italiano Rifugiati. "L'emergenza ha dimostrato ancora una volta l'incapacità del sistema di asilo italiano che a fronte di un tale investimento economico non è riuscito a mettere in campo risposte qualificate di accoglienza e integrazione". Che da oggi finisce ufficialmente. 

"Il risultato della riunione di ieri al ministero dell'Interno purtroppo è questo" ha commentato amaro Filippo Miraglia, responsabile immigrazione Arci. Due mesi fa l'emergenza era stata prolungata, ma ora il tempo è scaduto. Non ci sono state possibilità di replica: "Il Ministero ha confermato che da domani tutti devono lasciare i centri di prima accoglienza: tredicimila persone finiranno per strada". In città come Roma, Milano, Bologna "ci sono rischi di ordine pubblico". Lo Stato continuerà ad occuparsi solo dei "vulnerabili, dei minori e delle famiglie", mentre per chi accetterà di tornare in patria sono previste "misure per favorire percorsi d'uscita". 

Ogni rifugiato che lascerà l'Italia, infatti, per circolare ministeriale ha diritto a 500 euro. Ma, il 'privilegio' non è per tutti. "E' la prefettura a decidere a chi dare i soldi - hanno commentato dal Consiglio Italiano Rifugiati - in base alla disponibilità di fondi". Molto più pesante, invece, la riflessione dell'Unione sindacale di base: "Le misure per favorire percorsi di uscita sono una scelta miope e fuori da ogni logica di tutela dei richiedenti e dei profughi", ha detto Soumahoro Aboubakar. Rimandiamo al mittente i 500 euro - ha concluso - perchè la vita delle persone fuggite dalle guerre non viene tutelata ne salvaguardata invitandola a questso percorso indegno di uscita". Loro, scappavano dall'inferno. 

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