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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica

Insulti e pugni alla Camera: la seduta notturna finisce in rissa

Alcuni deputati grillini scatenano la bagarre, poi scoppia la rissa tra un deputato di Sel ed uno del Pd. Il dibattito sulle riforme alla Camera diventa una zuffa tra parlamentari. Renzi duro: "Non ci blocchiamo"

ROMA - Non è uno spettacolo edificante quello offerto stanotte alla Camera. Nel clima sempre più incandescente tra maggioranza e opposizione, il dibattito sul disegno di legge sulle riforme costituzionali diventa una rissa. Una rissa "a sinistra", con scazzottata tra deputati di Sel e Partito democratico (guarda il video).

I lavori a Montecitorio - nel corso della seduta fiume decisa mercoledì sera dalla maggioranza - sono stati sospesi più volte. Al termine di una giornata all’insegna della tensione e dello scontro, l’emiciclo di Montecitorio è stato di nuovo teatro di una vera e propria rissa: i Cinque Stelle, che chiedevano che venisse rinviata la discussione dell’articolo 15 (riguardante il quorum dei referendum abrogativi), hanno iniziato a battere i faldoni degli emendamenti sui banchi e a gridare ritmicamente "onestà, onestà". In questo clima è scoppiata la rissa, con deputati in piedi tra i banchi e insulti: coinvolti in particolare deputati di Pd e Sel. Il vicepresidente Roberto Giachetti è stato costretto a sospendere la seduta e a chiedere di allontanare alcuni tra gli onorevoli più facinorosi. A notte inoltrata, all’1.30, è arrivato anche Matteo Renzi, visti i mal di pancia all’interno del Pd. La minoranza ha chiesto per venerdì un’assemblea del gruppo per esprimere il "malumore per il pantano in cui è finita la riforma".

LA "CRONACA" DELLA RISSA - La proposta del pentastellato Riccardo Fraccaro ha ricevuto un sostanziale 'no' dal capogruppo del Pd Roberto Speranza, il quale ha ricordato sia la contrarietà del Pd all'emendamento del M5s di un referendum senza quorum, sia la contrarietà ad un 'ricatto' al Parlamento. Benché sul merito del referendum senza quorum nessun gruppo sia d'accordo, comprese le opposizioni, queste hanno invitato il Pd ad accettare l'idea dell'accantonamento. La seduta si stava svolgendo ordinariamente alla presenza di una schiera di commessi presenti in aula, visti i rumors di una occupazioni da parte del Movimento 5 stelle.

Questi hanno invece inscenato improvvisamente una bagarre, gridando ritmicamente in aula «onestà, onestà», e battendo i faldoni degli emendamenti sui banchi, impedendo così il prosieguo del dibattito e dei voti. Il vicepresidente Roberto Giachetti ha espulso uno dopo l'altro ben cinque deputati pentastellati. Giachetti ha perso la pazienza definendo "inaccettabile" il comportamento del M5s: "Neanche ai tempi del fascismo si impediva di parlare". In questo clima, come una scintilla, è scoppiata una rissa ma in un settore inaspettato, cioè tra i banchi di Sel e Pd, con deputati in piedi sui banchi e urla ('pezzo di m...'). Dopo l'inevitabile sospensione del dibattito, alla ripresa il relatore Emanuele Fiano ha accolto la mediazione del M5s, dicendosi d'accordo sull'accantonamento dell'articolo 15. Ma era troppo tardi, e Fraccaro ha replicato definendo 'una presa in giro' l'apertura di Fiano.

Parlando da Bruxelles, dove era impegnato nel vertice dei capi di Stato e di governo dell’Eurogruppo, Matteo Renzi ha espresso rammarico per quanto accaduto nel corso della giornata. "Stupisce che ci sia chi esprime non tanto un dissenso, che sarebbe legittimo, ma che siccome ha le idee in minoranza prova a fare ostruzionismo e tentativi di blocco - ha detto il premier - La nostra maggioranza, in ogni caso, non si blocca". Nemmeno coi cazzotti, verrebbe da aggiungere.

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