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Giovedì, 25 Aprile 2024
I risultati delle amministrative

Ma quindi chi ha vinto le elezioni?

Dopo il primo turno delle amministrative tutti, da destra a sinistra, si dicono soddisfatti (come da tradizione). Gli occhi sono già puntati sulle europee del prossimo anno

Tutti, da destra a sinistra, si dicono soddisfatti (come da tradizione). Ma chi ha vinto davvero questa tornata elettorale? Sette i ballottaggi nei quali si chiarirà il quadro vero: Pisa (clamoroso, per soli 15 voti il centrodestra costretto al secondo turno), Ancona, Brindisi, Massa, Siena, Terni e Vicenza. Dei 13 capoluoghi in cui si è votato, tre vanno al centrodestra, due al centrosinistra e uno alle liste civiche assimilabili al centrodestra che sostengono Scajola a Imperia. 

Il risultato è meno netto che alle politiche di settembre 2022 o alle regionali del febbraio scorso, come è naturale che sia quando sono in gioco liste civiche e logiche particolari legate alle città e ai campanili. Non si segnalano risultati eclatanti in questo primo turno. Nessuna "vittoria in trasferta". Anche a Latina, dove il centrodestra torna al governo, l'amministrazione di centrosinistra era stata la classica eccezione alla regola: la città è da sempre una roccaforte della destra.

Il centrodestra vince largamente a Treviso, Imperia, Sondrio. Il Pd festeggia a Brescia, dove ha guidato la città anche negli ultimi dieci anni. Dai ballottaggi in programma tra due settimane qualche ribaltone verrà probabilmente fuori: il centrosinistra spera in Vicenza (sindaco uscente di centrodestra), il centrodestra in Ancona (amministrazione uscente di centrosinistra). Non ci sono però grosse sorprese (né in positivo né in negativo) nemmeno sul fronte dell'annoso problema dell'astensione. L'affluenza cala di poco rispetto ai crolli registrati alle politiche dello scorso settembre e alle regionali di febbraio: ha votato il 59% degli aventi diritto, contro il 61,2% del 2018.

Reazioni caute, valutazione prevalente di un risultato equilibrato. La realtà è che di queste amministrative in fondo non importa molto, in prospettiva, ai leader di partito, perché tutti stanno già pensando alla partita vera delle elezioni europee del 2024. Quando si correrà senza alleanze o coalizioni: ogni partito andrà da solo (in contemporanea si voterà anche per le regionali in Piemonte). 

Anche per questo motivo, non c'è molto da dire al momento sulla fragilissima "alleanza" tra Pd e M5s, che al primo turno non ha funzionato benissimo, per usare un eufemismo (solo a Teramo c’è stata una vittoria). I voti pentastellati, sulla carta, possono essere sì decisivi in diversi ballottaggi, ma il peso del M5s alle elezioni amministrative era debole anche ai tempi d'oro in cui a livello nazionale veleggiava oltre il 30 per cento. Altri tempi. Non era certo questa la tornata elettorale adatta per saggiare il peso e gli equilibri negli schieramenti, perché sono state elezioni basate sulla contrapposizione tra due blocchi, ma è un bipolarismo asimmetrico: centrodestra granitico unito quasi ovunque, Pd alleato a geometrie variabili con il M5s o con Azione/Italia Viva a seconda delle specificità locali.

Di nuovo, saranno solo le elezioni europee della primavera 2024 a dire qualcosa di rilevante sugli equilibri interni alla solidissima maggioranza di destra che ha davanti altri quattro anni di governo nazionale (quanto distacco esiste davvero tra Lega e Fratelli d'Italia, soprattutto in quel nord che era terra di conquista del Carroccio?) e sul peso elettorale del principale partito di opposizione. Non sono certo i ballottaggi, per di più solo in città di media grandezza, lo scenario migliore per valutare se la scommessa della leadership di Schlein, ovvero portare alle urne quel popolo "progressista" deluso dalle decennali politiche governiste del Pd, sia o meno vincente.

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