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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica Milano

Formigoni condannato a sei anni di carcere: favorì la Maugeri in cambio di tangenti

Dura sentenza ai danni dell'ex presidente delal Regione Lombardia: per il tribunale di Milano è colpevole di "corruzione". Secondo l'accusa avrebbe favorito la fondazione pavese in cambio di tangenti

MILANO - L'ex presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, è stato condannato a sei anni di carcere al termine del processo sul presunto giro di tangenti intorno alla fondazione Maugeri di Pavia. Il Tribunale di Milano lo ha riconosciuto colpevole di corruzione. Secondo l'accusa ipotizzata dai pm Laura Pedio, l'ex governatore lombardo (presidente della giunta regionale lombarda per quattro mandati consecutivi, dal 1995 al 2013) avrebbe favorito la fondazione pavese in cambio di tangenti. L'ex governatore lombardo rischiava una pena di 9 anni di carcere: a tanto ammonta la richiesta di condanna formulata per lui dai pm Laura Pedio e Antonio Pastore durante la requisitoria.

LE ACCUSE - Secondo l'accusa dei magistrati milanesi, Formigoni sarebbe stato "corrotto" non con denaro contante, ma con tutta una serie di "benefit" per un valore complessivo di 8 milioni di euro: soggiorni di lusso in località esotiche, crociere su yacht messi a sua completa disposizione, cene in ristoranti stellati, finanziamenti per i meeting di Cl a Rimini. In cambio, l'ex governatore avrebbe favorito la Fondazione Salvatore Maugeri di Pavia e l'ospedale San Raffaele di Milano con 200 milioni di rimborsi regionali per le cosiddette prestazioni sanitarie non tariffabili (ossia qualità del servizio, investimenti in ricerca e sviluppo, ecc) stanziati attraverso una serie di delibere approvate dalla giunta lombarda tra il 1997 e il 2011. 

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DACCO' E QUEI 70 MILIONI - Il "faccendiere" Pierangelo Daccò e l'ex assessore regionale alla Sanità, Antonio Simone avrebbero poi distratto 70 milioni di euro dalle casse dei due ospedali (precisamente 61 dalla Maugeri e 9 dal San Raffaele) e utilizzato parte di queste somme - 8 milioni, appunto - per "ricompensare" l'allora presidente con benefit e utilità. "Settanta milioni di euro di soldi pubblici rubati ai malati lombardi da Daccò e Simone per finanziare i sollazzi di Formigoni e dei suoi amici", aveva sottolineato il pm Pedio nella sua requisitoria di condanna.

GLI ALTRI IMPUTATI - Oltre all'ex presidente della Lombardia, il tribunale di Milano ha condannato altri quattro imputati. Cinque, invece, le assoluzioni. La pena più pesante è quella inflitta al presunto faccendiere della sanità lombarda Pierangelo Daccò: 9 anni e 2 mesi di carcere (contro gli 8 anni e 8 mesi chiesti per lui dai pm), condanna che si aggiunge a quella (già definitiva) di 9 anni già incassata da Daccò il crac dell'ospedale San Raffaele. Pari a 8 anni e 8 mesi, invece, la pena decisa dal Tribunale per l'ex assessore regionale alla sanità Antonio Simone. Condannati anche l'ex direttore finanziario della Fondazione Maugeri, Costantino Passerino (7 anni) e l'imprenditore Carlo Farina (3 anni e 4 mesi). Assolti, invece, l'ex direttore generale dell'assessorato alla sanità, Carlo Lucchina, l'ex segretario generale del Pirellone, Nicola Maria Sanese, l'ex membro dei Memores Domini (associazione cattolica laicale basata sui precetti di povertà, castità e obbedienza) Alberto Perego, e l'ex moglie di Simone, Carla Vites.
 

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