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Venerdì, 19 Aprile 2024
Lega Nord

Lega, Maroni segretario. E Bossi piange

Roberto Maroni è stato eletto, per alzata di mano, segretario federale della Lega Nord: "Non avrò tutele, né ombre". Sénatur in lacrime: lascia il suo "regno" dopo più di vent'anni

ASSAGO (MILANO) - Una, anzi due pietre miliari hanno segnato ieri la storia ultra ventennale della Lega Nord: Umberto Bossi, fondatore e anima del partito, è costretto in lacrime a rinunciare alla guida del movimento per evitare che venga irrimediabilmente diviso; Roberto Maroni, acclamato e sorridente al congresso del Forum di Assago, è incoronato nuovo segretario federale.

Si volta pagina, insomma, ed è una svolta per certi versi storica. L'elezione a scrutinio palese per alzata di mano e a maggioranza schiacciante dell'ex ministro dell'Interno, appena cinque mesi dopo la "scomunica" giunta dai suoi nemici interni (il divieto a parlare in manifestazioni leghiste senza autorizzazione) è una vera e propria rivoluzione, in un partito abituato alla guida di un padre-padrone considerato praticamente intoccabile. Un cambiamento, impensabile fino a pochi mesi fa, che si è concretizzato tra colpi di scena, ultime schermaglie e puntualizzazioni.

"Sarò un segretario senza tutele, commissariamenti e ombre", ha detto Maroni prima di essere eletto. Ed era questo che stava più a cuore al neo segretario: assicurarsi di poter esercitare la sua funzione di guida politica e organizzativa della Lega nella più ampia libertà di azione, soprattutto senza la presenza ingombrante di Bossi.

Ed è proprio sulle funzioni del presidente federale della Lega, la carica assegnata a Bossi a vita, che si è consumato lo scontro dietro le quinte. Per questo, quando il Senatùr si è reso conto che lo Statuto era stato approvato prima del suo arrivo ha temuto "l'imbroglio" e osservato che "lo Statuto si può modificare fino a che il Congresso è in corso".

Ma il passo era stato già compiuto. "Nessun imbroglio, lo Statuto è stato votato quasi all'unanimità", ha prontamente replicato il presidente della Regione Veneto Luca Zaia. E Bossi non ha potuto fare altro che accettare l'esito e rinunciare alla sua creatura per evitare divisioni laceranti. L'alternativa, secondo una fonte, era già pronta e sarebbe stata la secessione dei bossiani.

LE PAROLE DEL NEO SEGRETARIO - Dopo le lacrime di Bossi, la replica di Maroni: "Umberto per me è mio fratello, lo porterò sempre nel cuore. Ma oggi inizia una fase nuova". Innanzi tutto, la Lega punta ad diventare come "La Csu in Baviera", che è riuscita, "con la concretezza dei suoi amministratori, a diventare il partito egemone di quella regione. La Lega deve diventare il primo partito di tutte le regioni della Padania. E la chiave del nostro successo è il territorio". Tutto ciò, senza "rincorrere Grillo", che "non ha gli amministratori che abbiamo noi, e che saranno i nostri alfieri, anche nelle battaglie politiche".

Una Lega che troverà la sua strada, forse, "via dalle poltrone romane" che vuol dire "fuori dalla Rai, da questi posti di potere, che non ci hanno portato nulla. Via dai doppi incarichi. E questo deve valere soprattutto dentro la Lega" perché "non c'è tempo, non c'è possibilità di occuparsi di troppe cose". Una Lega, ha scandito Maroni, che è "immortale, continuerà la sua battaglia fino alla libertà della Padania" e che tornerà "potentissima".

"Il progetto d'indipendenza della Padania non cambia - ha detto Maroni, dopo che ieri Mario Borghezio ed Erminio Boso avevano chiesto di riconoscere una corrente indipendentista - Questo è il progetto della Lega". E ha smentito le voci di modifica dell'articolo uno dello Statuto: "Finché ci sarò io non si toccherà: la Padania come regione d'Europa" perché "l'Europa fatta di organismi che stanno morendo, gli Stati nazionali".

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