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Venerdì, 29 Marzo 2024
Lega Nord

Rosy Mauro: "Non lascio". E il Carroccio si rivolta

Dal salotto tv di Porta a Porta la vicepresidente del Senato annuncia: "Non vedo perchè dovrei dimettermi". Ma da Bergamo, la gente leghista vuole la sua testa. E Maroni dal palco avverte: "La dimettiamo noi!"

"Non vedo perchè dovrei dimettermi". Rosy Mauro, la 'nera' padana dai natali pugliesi, non arretra. E in barba alle pressioni dello stesso Umberto Bossi, non abbandona lo scranno di vicepresidente del Senato. Almeno, non ancora. Perchè da lì vuole difendere la sua verità: "Non ho mai preso un euro", dice Rosy Mauro che "per la prima volta" dice "no" al Senatur e non fa l'invocato passo indietro. Ma Roberto Maroni è categorico e dal palco di Bergamo avverte: "Ci penseremo noi a dimetterla".

La giornata - Le poche righe della lettera di dimissioni, raccontano in ambienti della Lega, fin dal mattino sono scritte e pronte per essere inviate al presidente Schifani. L'annuncio è atteso. Il triumvirato Calderoli-Maroni-Dal Lago che adesso regge il partito, sollecita "ufficialmente" il passo indietro. Rosy Mauro ssente al telefono Umberto Bossi e con lui lamenta accuse infondate e un vero accerchiamento mediatico. Il Senatur, racconta anche Maroni, le chiede comunque di lasciare. Ma Mauro spiazza tutti. E annuncia: "Non mi dimetto. Ho tutti gli elementi per difendermi e lo farò anche nell'Aula del Senato. Ho parlato con Bossi e la Dal Lago. Mi dicono che per opportunità politica dovrei dimettermi. Ma per la prima volta ho detto no a Bossi".

Difesa a Porta a Porta - Si sente accerchiata, la senatrice del Carroccio. "Come se mi avessero messo in croce…", confessa a Porta a Porta. "Io non ho fatto niente di male, di illegale. Non vedo perchè mi dovrei dimettere per dimostrarlo". Ma come, obietta Vespa, anche Bossi e suo figlio si sono fatti da parte... "Ognuno fa ciò che si sente", replica Mauro. Anche se "mi costa molto dire no al partito", assicura. E si fa sfuggire qualche lacrima. Quindi l'autodifesa, recitata davanti alle telecamere. "La Lega non mi ha mai dato un euro". I soldi di cui si parla erano "donazioni del partito al Sindacato padano». Ma «tutti lo sapevano, anche Bossi, perchè non c'era niente di illegale". E i "29 mila franchi alla nera", citati nelle intercettazioni? Mauro assicura: "Non sono io: è l'infermiera svizzera di Bossi". E la laurea comprata con soldi del partito? "Ero asina a scuola, non mi ha mai neppure sfiorato l'idea di iscrivermi a una università. Posso escluderlo anche per il mio caposcorta, Paolo Moscagiuro", che "non è il mio compagno". Ma all'autodifesa della Rosi sembrano sordi leghisti e avversari politici.

Base in rivolta - Da Bergamo, dove la gente della Lega si prepara ad accogliere Umberto Bossi, il vecchio, e Roberto Maroni, il nuovo, si levano slogan furenti contro i colpevoli di questo scandalo. I figli del senatùr, certo. Ma soprattutto contro di lei, la 'nera', la 'pasionaria', la 'badante': "Chi non salta Rosi Mauro è", "Badante puttana lo hai fatto per la grana". 

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