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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Il governo pronto a vendere Eni, Enel e Finmeccanica

In un'intervista a Bloomberg Tv il ministro dell'Economia Saccomanni fa il punto 'sulla crisi' e confessa la sua idea: privatizzare. Immediate le reazioni: contrari sindacati e Movimento 5 Stelle

Eni, Enel e Finmeccanica sul mercato? Parrebbe di sì, almeno stando alle parole non di uno preso a caso ma del ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni. Il Tesoro, infatti, starebbe valutando la possibilità di cedere quote di società pubbliche, compresi i cosiddetti gioielli di famiglia (Eni, Enel e Finmeccanica, appunto) per far cassa e ridurre il debito.

SACCOMANNI – “Abbiamo annunciato – ha sottolineato il ministro in un'intervista a Bloomberg Tv, nel corso del G20 a Mosca – che una delle iniziative chiave strategiche è l’accelerazione delle privatizzazioni”. Si tratta delle dismissioni del patrimonio immobiliare ma “stiamo considerando anche la possibilità di ridurre la nostra partecipazione nelle aziende controllate dallo Stato”, ha spiegato. E alla domanda se, tra queste, fossero incluse anche Eni, Enel e Finmeccanica, ha risposto “si', stiamo considerando anche queste”. Queste, ha aggiunto, “sono aziende profittevoli, che danno dividendi all’azionista e dobbiamo valutare la possibilità di utilizzarlo come collaterali per la riduzione del debito”.

Insomma un pacchetto di misure, una sorta di dossier privatizzazioni, che come scritto oggi su La Stampa, il governo avrebbe aperto nei giorni scorsi:

….vendere parte degli oltre cinquecento miliardi di patrimonio disponibile, in immobili e aziende. Parlare di dismissioni significa poi dare un segnale di stabilità all’esterno, un orizzonte lungo al lavoro del governo.Ecco perché ieri al vertice di maggioranza fra Letta, Alfano, Saccomanni e i capigruppo dei partiti si è parlato a lungo di questo.
Tutte le altre partecipazioni sono considerate - almeno in parte - potenzialmente cedibili. Una lista completa ancora non c’è, ma nella testa di Letta e dei suoi ministri ce ne sono alcune più cedibili di altre. La prima è quella in Fincantieri, un dossier che il premier conosce molto bene: durante il secondo governo Prodi, nel 2006-2007, fu proprio lui - allora sottosegretario alla presidenza - a dover fare i conti con il niet dei sindacati interni, e in particolare della Cgil, al progetto di cessione del 50% dell’enorme armatore pubblico. Le altre due aziende in cima ai pensieri del governo sono Ferrovie e Poste entrambe ancora pubbliche al 100%. La prima, dopo la divisione fra Trenitalia e Rfi, e con l’arrivo del concorrente privato Italo, è pronta per essere separata e messa sul mercato. La privatizzazione delle Poste non è mai stata presa seriamente in considerazione, ma l’apertura della concorrenza nel settore, le direttive europee e la decisione del governo di Londra di mettere in vendita Royal Mail hanno cambiato completamente lo scenario.  

NUMERI – Da qui ai numeri del Tesoro che nell’ultimo anno ha incassato un assegno complessivo di oltre 610 milioni dalle partecipazioni in Eni ed Enel, con cedole rispettivamente di 1,08 euro e di 0,15 euro ad azione. Nulla invece da Finmeccanica che ha chiuso il 2012 in perdita e dunque senza la distribuzione di dividendi. Il Ministero dell'Economia, con una partecipazione del 4,34% in Eni, si e' visto recapitare un assegno di 170,1 milioni. Alla Cassa Depositi e Prestiti, controllata all'80% dal Tesoro e che detiene una quota del 25,76% del capitale del gruppo petrolifero, e' andata invece una cedola complessiva di 1,011 miliardi. Da Enel il Tesoro, principale azionista con una quota del 31,2%, ha incassato quest'anno 440,7 milioni di euro.

LE PARTECIPAZIONI DEL TESORO – Dai ‘big’ di Piazza Affari, come Eni, Enel e Finmeccanica, alla “scatola vuota” della vecchia Alitalia. Dai trasporti e comunicazioni, con Fs e Poste, alla Rai. Dallo sport (Coni Servizi) fino alla cultura e spettacolo (Cinecittà e Istituto Luce). Ecco la galassia delle partecipazioni azionarie del ministero dell'Economia, così come riportate sul sito internet del Tesoro (al giugno 2013), patrimonio dello Stato che se venduto potrebbe contribuire alla riduzione del debito pubblico. - Alitalia in a.s. (91,33%) - Enel (31,24%) - Eni (4,34% - piu' 25,76% tramite Cassa Depositi e Prestiti) - Finmeccanica (30,20%) - Ferrovie dello Stato (100%) - CDP - Cassa Depositi e Prestiti (80,10%) - Poste Italiane S.p.a. (100%) - RAI (99,56%) - Invitalia (100%) - Anas (100%) - Arcus - Societa' per lo sviluppo dell'arte, della cultura e dello spettacolo S.p.a. (100%) - Cinecitta' Luce (100%) - Coni Servizi (100%) - Consap (100%) - Consip (100%) - ENAV (100%) - EUR spa (90%) - Expo 2015 Spa (40%) - GSE - Gestore dei Servizi Energetici S.p.a. (100%) - Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (100%) - Istituto Luce - Cinecitta' S.r.l. (100%) - Italia Lavoro (100%) - MEFOP - Societa' per lo Sviluppo del Mercato dei Fondi Pensione (60,06%) - RAM - Rete Autostrade Mediterranee (100%) - SICOT - Sistemi di Consulenza per il Tesoro S.r.l. (100%) - SOGEI - Societa' Generale di Informatica S.p.a. (100%) - Sogesid (100%) - SO.G.I.N. - Societa' Gestione Impianti Nucleari (100%) - SOSE - Soluzioni per il Sistema Economico S.p.a. (88%) - STMicroelectronics Holding N.V. (50%) - Studiare Sviluppo S.r.l. (100%) - Fondo Italiano d'Investimento SGR (12,50%).

GRILLO – Saccomanni annuncia l’idea di metter sul mercato i pezzi pregiato del pacchetto azionario del Tesoro e il dibattito impazza. Senza che manchino le polemiche. Come quella vergata sul blog da Beppe Grillo, che attacca il ministro con un post dal titolo più che esplicito: “Saccodanni collaterali”. “L’Italia è alla canna del gas e chi l’ha ridotta in questa condizione, invece di andarsene con passo rapido e veloce in qualche Paese senza estradizione, si prepara a svendere l’argenteria per guadagnare tempo”. “Lo ha detto – ha continuato – per timore di qualche reazione violenta, dalla lontana Mosca dove è stato invitato per il G20 (ebbene sì, siamo ancora nei G20, ma per poco). Impaurito dalle sue stesse parole e dai commenti della stampa internazionale ha ‘spiegato meglio’ che ‘potremmo usare le quote delle società come collaterale’”. Ovvero “una cambiale in bianco, un pagherò dato in garanzia, in questo caso delle azioni delle aziende di Stato. 'Ah, ma allora è tutta un'altra cosa!', dirà il cittadino finalmente informato e rassicurato: 'Non è una semplice vendita, ma un collaterale'. Gli effetti, i saccodanni collaterali, saranno a lunga scadenza con la perdita del controllo del 30% dello Stato e della 'golden share', che consente di incidere sulle decisioni strategiche, e una diminuzione dei dividendi che vanno alle casse pubbliche. Questione di saccodanni collaterali”.

UIL – Critica Grillo, gli fa eco il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti: “Cedere quote di Eni, Enel e Finmeccanica per ripianare il debito è una strategia suicida. Vendere i gioielli di famiglia piuttosto che ridurre gli sprechi è una di quelle scorciatoie che ci porta nello strapiombo”. E dopo il no dl sindacato arriva quello della Lega Nord: “Il ministro chiarisca nelle sedi opportune. Non vorremmo che, con la scusa del debito pubblico, si replicasse un film già visto nel 1992 quando alcuni gioielli di Stato furono svenduti a privati, con il rischio di ulteriore shopping straniero nei gioielli del nostro Paese”.

MERCATI FREDDI – Alla fine, al netto delle dichiarazioni di giornata, lo scenario descritto da Saccomanni, ha spaccato più che unito. Tanto che i mercati battezzano la cosa con freddezza e i listini ne risentono: debole la giornata di Eni, Enel, Finmeccanica a Piazza Affari. Nel dettaglio Finmeccanica ha perso l'1,64% Enel lo 0,75 per cento. Al palo invece Eni (+0,18%).
SACCOMANNI 2 – Per questo nel corso del pomeriggio arriva la precisazione del Tesoro: “Specifiche ipotesi di vendita riportate da organi di informazione non sono state formulate dal ministro”. Saccomanni, sottolinea una nota del ministero, ha parlato “di strategia di riduzione del debito, formulando diverse ipotesi di valorizzazione del patrimonio pubblico, senza mai citare specifiche società”.

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