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Venerdì, 29 Marzo 2024

Vincenzo Sbrizzi

Giornalista

Se Salvini difende i gay pur di entrare nel governo Draghi

È tutto bellissimo, non c'è che dire. Ciò a cui stiamo assistendo nelle ultime ore è davvero qualcosa di eccezionale. Questa crisi di governo si sta accreditando come la più “divertente” della storia e il merito è solo di un uomo. Il vincitore incontrastato è solo uno: Matteo Salvini. L'autore della più grande giravolta ideologica della storia repubblicana in pochi giorni si è reso protagonista di un ennesimo passaggio che definire notevole è poco. Udite, udite adesso Matteo Salvini, il leader della Lega, sostiene i diritti degli omosessuali. Sì esatto, vi prego non stropicciatevi gli occhi con le dita che c'è la Covid ed è pericoloso. È tutto vero.

Dopo la notizia del documento del ministero della Salute che inserisce gli omosessuali nelle categorie a rischio, il leader del Carroccio, il partito di Pillon per intenderci, si è schierato dalla parte dei gay. Lo ha fatto alla sua maniera, con un post sui social, e un “roba da matti” che assume un sapore amaro per tutti quelli che davvero si sono battuti dalla parte della comunità Lgbt per una vita. Dopo la svolta europeista Salvini ha deciso di sfatare anche l'ultimo tabù. Uno dei maggiori sostenitori della famiglia tradizionale, uno dei più acerrimi nemici delle unioni civili, improvvisamente diventa il paladino del mondo arcobaleno a suon di tweet.

È davvero bellissimo non c'è che dire, se non fosse che c'è da piangere. Fin dove può spingersi il calcolo politico di un leader di partito? Pur di entrare nel nuovo governo Draghi, Salvini sta mettendo in atto una metamorfosi che “Kafka scansate”. Il leader di uno dei partiti più conservatori del mondo diventa d'un tratto un progressista come non mai pur di sedersi al tavolo della gestione dei miliardi del Recovery fund. Perché di questo si tratta eh, altro che diritti degli omosessuali. Ma figuriamoci se a Salvini interessa qualcosa di loro. Solo che per ottenere la patente per entrare a far parte della svolta progressista del nuovo governo sarebbe capace di tutto.

Anche di farsi vedere in giro mano nella mano a via Condotti con Carola Rackete, con tanto di fotografo di tabloid al seguito. E pensare che quel documento venne licenziato mentre lui era al governo. Sì a confermarlo è stato l'allora ministro Giulia Grillo. L'occasione fu il piano vaccinale del 2018 con il quale vennero inseriti gli omosessuali come persone con comportamenti a rischio. In quel caso lui e il suo partito, alleato di governo, non mossero un dito e non è maligno pensare che qualcuno di sia anche compiaciuto di questa classificazione che definire nazista ci sembra di fare un torto alle SS.

A distanza di meno di tre anni il capitano ha deciso di diventare il leader mondiale dei progressisti e di questo sarà felicissima la base leghista. Ma tanto fino alle prossime elezioni politiche c'è tempo per altre giravolte, nel frattempo è meglio sedersi ai tavoli dove verrà deciso come utilizzare 209 miliardi di euro anche se questo significa sconfessare dieci anni di odio indiscriminato. Salvini progressista, roba da matti.

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