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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Matteo Salvini e l'ipotesi Draghi premier al posto di Conte

Il vertice tra i renziani e il premier è finito ancora una volta con un nulla di fatto. Ma le dimissioni delle ministre non arrivano. E ora il penultimatum si sposta a martedì. Mentre il leader della Lega disegna scenari con un nuovo governo in campo

L'ultimatum di Matteo Renzi al governo di Giuseppe Conte è spostato all'inizio della prossima settimana. E Matteo Salvini, che scommette sulla caduta, punta su Mario Draghi premier per gestire la transizione fino alle elezioni. Il vertice dei capigruppo di ieri non è servito a ricomporre la frattura tra Italia Viva e il resto della maggioranza, ma nonostante le dichiarazioni bellicose di Teresa Bellanova sul governo "al capolinea" alla fine le ministre di Italia Viva non mettono in gioco le loro dimissioni e concedono altro tempo all'avvocato. 

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Tempo che dovrà essere speso per trovare una sintesi sul Recovery Plan: secondo le renziane la sintesi di 13 anni portata dal ministro dell'Economia Roberto Gualtieri è una presa in giro mentre Maria Elena Boschi e Davide Faraone lamentano che il progetto non sia ancora arrivato a conclusione nonostante il mese passato e, fuori da Palazzo Chigi, c'è chi torna a dire che Conte "non è indispensabile" e che è possibile un nuovo governo anche senza di lui. Mentre insistono anche sul fatto che in ogni caso la ripartenza non può che avere come premessa le sue dimissioni e l'eventuale reincarico per il Conte-Ter.

Il premier prova ad annunciare altre riunioni e altri tavoli, da tenersi "sulla lista delle priorità per arrivare a fine legislatura". Ma l'appello cade nel vuoto. "Conte o non Conte", dice Renzi in tv, che ipotizza apertamente il superamento dell'attuale premiership. Dopo tre ore e mezza la riunione termina. Dominata dalle accuse reciproche sui ritardi. "Tenete in ostaggio il Recovery Plan e il Paese", è l'accusa di Pd, M5s e Leu. "Per tenere in ostaggio un documento, il documento dovrebbe essere disponibile, in mano ai ministri. Ma il documento sul Recovery Plan non c'è. E finché non c'è un testo completo, dove si capiscano puntualmente i contenuti, non c'è alcun motivo di essere convocati in Consiglio dei Ministri", è la posizione dei renziani. Martedì prossimo intanto è prevista la prossima riunione, ma la domanda è se davvero ci si arriverà e con quale premier in carica. 

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Le dimissioni di Conte apriranno la crisi?

Perché nel frattempo le dimissioni di Conte potrebbero davvero arrivare dopo la conta in parlamento o addirittura prima, se il premier prendesse atto che non è possibile raggiungere un accordo con i renziani. A quel punto in Senato il presidente del Consiglio potrebbe arrivare a chiedere la conta, prendere atto di non avere più i numeri e riconsegnare il mandato nelle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Aprendo di fatto una crisi al buio dove tutte le soluzioni sono possibili. E tra queste ce n'è una che a quanto pare solletica il leader della Lega Matteo Salvini. Che, racconta oggi Repubblica in un articolo a firma di Carmelo Lo Papa, ne ha parlato a Palermo durante una riunione con gli eletti leghisti: "Bisogna impedire che questi restino al loro posto altri due anni. Devono andare a casa, per il bene del Paese. E questa volta se tutto va bene riescono a cadere da soli", ha detto il Capitano. 

E la bomba è arrivata subito dopo: "Se davvero riescono a mettere da parte Conte e a non costruire una nuova maggioranza - sostiene lontano dalle telecamere il leader leghista - ci potrebbero essere le condizioni per un governo super partes. E a quel punto valuteremo il da farsi". E le idee di Salvini ormai coincidono con quelle di Giorgetti. "L’unico che può salvare il Paese in assenza di nuove elezioni è Mario Draghi". Che costituirebbe un governo super partes, con la Lega fuori ma avendo ministri d'area. 

I penultimatum di Italia Viva

Lo scenario di Salvini non sembra tenere in conto del problema politico che si aprirebbe nel centrodestra, dove se Forza Italia potrebbe appoggiare il progetto Draghi, Fratelli d'Italia sarebbe invece pronta a piazzarsi all'opposizione per guadagnare altri voti in uscita da un Carroccio sempre più "moderato". E soprattutto sembra non notare che ormai è un mese che Italia Viva lancia penultimatum ma alla fine non strappa. La deadline disegnata dai renziani doveva arrivare il 7 gennaio, subito dopo l'Epifania, ma alla vigilia dello showdown è stato annunciato il rinvio di 48 ore. Ieri dovevano arrivare le dimissioni delle ministre renziane ma alla fine Bellanova e Bonetti hanno ripiegato su annunci di governi finiti senza firmare alcunché. Anche ieri Renzi ha ribadito che a Iv non interessano poltrone, eppure di nuovi posti nel governo si continua a parlare. 

E poi l'agenzia di stampa Ansa disegna uno scenario in cui Conte potrebbe ancora salvarsi grazie ai "responsabili. E si fa una domanda: tutti i renziani eletti a Palazzo Madama, sono 14, saranno compatti al fianco del loro leader nel momento di togliere la fiducia al governo? Secondo alcune indiscrezioni potrebbero essere tre a non seguire l'ex premier. A quel punto, a rimpiazzare la decina di voti che mancherebbero alla maggioranza giallorossa, secondo alcune voci potrebbero essere i senatori centristi, quelli del Maie - da tempo Raffaele Fantetti è impegnato a favore di Conte - la senatrice Lonardo forse qualcuno di Forza Italia. Secondo questo scenario altri potrebbero essere assenti o decidere di non partecipare al voto. Tutti scenari che prendono corpo man mano che si avvicina l'eventuale 'redde rationem', in Aula. E la fortezza Bastiani della crisi sembra attendere un nemico che non arriverà mai. 

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