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Mercoledì, 24 Aprile 2024

Andrea Maggiolo

Giornalista

Matteo Salvini è sempre più debole

"Solo" 27 mesi fa, nel cuore dell'estate 2019, Matteo Salvini pensava di avere in mano le sorti della politica italiana. La crisi di governo (eravamo ai tempi del Conte I) fatta esplodere tra i mojito al Papeete Beach di Milano Marittima non fu una grande trovata, vista col senno di poi. L'8 agosto di quell'anno tuonava: "Andiamo subito in Parlamento per prendere atto che non c’è più una maggioranza e restituiamo velocemente la parola agli elettori". A inizio autunno era all'opposizione, fuori da quel Viminale da cui aveva dettato la linea all'esecutivo per un anno o poco più, e sul punto di iniziare la discesa nei sondaggi che ha portato la Lega ormai lontanissima da quel reale 34 per cento di consenso (certificato alle elezioni europee). 

Il tentativo di far saltare il banco per entrare a Palazzo Chigi si rivelò fallimentare, nacque il governo giallorosso che poi a inizio 2021 ha passato la mano al governo Draghi con tutti dentro (pure la Lega). Matteo Salvini nel mentre ha perso anche il ruolo di protagonista assoluto del centrodestra, insidiato da vicino da Giorgia Meloni. La sensazione diffusa è che il "Capitano" abbia perso centralità pure dentro al suo stesso partito. Emblematico quanto accaduto l'altroieri in occasione dell'approvazione in consiglio dei ministri del decreto sul Super Green Pass.  

Il peso politico di Salvini è in calo

Il dato politico che più balza agli occhi è che alla fin fine è passata la linea auspicata nelle settimane passate dagli stessi governatori leghisti del Nordest, Zaia a Fedriga. I due  hanno avallato il Super Green Pass, di cui il Friuli Venezia Giulia guidato proprio da Fedriga farà da capofila. Quel Fedriga ringraziato esplicitamente da Draghi in conferenza stampa. Salvini si è visto "costretto" a dare il via libera non solo al Super Green Pass ma anche all’estensione dell’obbligo di vaccinazione a una categoria – quella delle forze dell’ordine – che è un grande bacino elettorale leghista.

Occorre fare alcune precisazioni. La Lega era effettivamente contraria in un primo momento alle restrizioni per i non vaccinati ovunque. Il ministro Giorgetti non aveva infatti partecipato alla cabina di regia convocata da Draghi, mandando al suo posto il sottosegretario all'Economia Freni: un segnale forte. Lo scontro si era poi riproposto in Cdm, quando la ministra Gelmini aveva ricordato che erano state proprio le Regioni a chiedere la stretta. Ma dal Carroccio hanno fatto sapere che i presidenti delle Regioni guidate dalla Lega avrebbero voluto un Super Green pass solo e soltanto dalla fascia gialla in su. Il Carroccio sarebbe stato vicinissimo alla rottura, ma l'intervento del premier Draghi ha ricompattato la maggioranza, con tanto di telefonata a Salvini in extremis. Il leader leghista nel frattempo era a Madrid per vedere la partita del Milan con l'Atletico. 

Fedriga e Zaia non hanno intenzione di insidiare la leadership salviniana

Nella Lega si minimizzano sempre le divisioni interne, ma è un dato di fatto che sul fronte della gestione della pandemia hanno sempre più peso le decisioni dei governatori leghisti (che sui territori godono tra l'altro di ampio consenso) e sempre meno le giravolte salviniane. Il "Capitano" nel corso della lunga emergenza sanitaria ha spesso (troppo spesso, secondo i detrattori) cambiato le parole d’ordine. Fu evidente ai tempi del primo decreto green pass, che fu votato dai ministri della Lega a Palazzo Chigi ma poi in Commissione alcuni esponenti più vicini al leader votarono contro, e in Aula il gruppo si spaccò.

Fedriga e Zaia non hanno alcuna intenzione di insidiare la leadership salviniana. Adesso. "Con Salvini mi sono sentito quotidianamente in questi giorni. Ho letto ricostruzioni secondo cui ci sarebbero state delle discussioni accese, ma così non è stato" ha detto il presidente del Friuli Venezia Giulia. Ma Salvini ha dovuto di fatto ingoiare un altro boccone amaro, ottenendo solo che la durata dei tamponi restasse ferma alle attuali 48 e 72 ore per antigenici e molecolari. Per il resto è stato costretto a una marcia indietro, l’ennesima sull’estensione e il rafforzamento del certificato, che in estate lui stesso definiva una "ca**ata pazzesca". È stato costretto ad accettarlo, mese dopo mese. 

Nel Friuli Venezia Giulia di Fedriga si va addirittura verso l’adozione anticipata di una settimana del Super Green pass. Da lunedì la regione sarà in zona gialla e quindi, fino al 5 dicembre, dovrebbero scattare le limitazioni per tutti. Considerato che dal 6 dicembre entrerà in vigore il nuovo decreto che esenta i vaccinati dall’obbligo delle limitazioni, per non creare confusione ai cittadini, il presidente della Regione, che è anche presidente della Conferenza delle Regioni, ha proposto al Governo di anticipare di una settimana i divieti.

"Fedriga non ha scalato il partito. In Friuli-Venezia Giulia, Fedriga lo ha (ri)costruito", scriveva qualche giorno fa Il Foglio. E sono in tanti a scommettere su di lui per il futuro del Carroccio. Quella contro il certificato verde è una delle battaglie che Salvini ha dovuto mettere in stand by. Un'altra mezza capriola come quelle su reddito di cittadinanza e alleanze elettorali. Per restare al governo, la Lega è stata costretta già a tanti compromessi. E pensare che solo quattro mesi fa Salvini definiva il certificato verde un "casino totale". Una "follia". E che il 18 novembre, ospite di Vespa a Porta a Porta, diceva che "non fare andare al ristorante un non vaccinato che ha il tampone è sciocco". Poco polso sulla rotta presa dal governo di cui la Lega fa parte, quanto meno.

Ha fatto poi discutere la decisione di Salvini di annullare l’assemblea programmatica fissata per l’11 e 12 dicembre. La motivazione ufficiale è quella legata alle restrizioni per il Covid, quella ufficiosa - e cattivella - è che ha approfittato delle nuove regole sulla pandemia per rinviare un appuntamento troppo impegnativo per lui in questo momento, a livello di equilibri interni. Nel senso che quell’assemblea nella tradizione leghista sin dai tempi del senatùr era  il luogo in cui venivano assunte le scelte sulla strategia, si faceva il punto sulla linea politica e si testava il peso del leader. Non sembra proprio questo il momento più adatto per mettere dei punti fermi in casa Lega.

Un "Capitano" che ha perso la rotta e naviga a vista

Fedriga, da apprezzato (da tutti gli schieramenti) presidente della conferenza delle Regioni è diventato un punto di riferimento del governo. Salvini lo è molto meno: cerca di evitare strappi visibili, è l'unica tattica che gli è rimasta. Il suo profilo Facebook da due giorni è pieno di messaggi di No Green pass che gli rimproverano il voltafaccia. In tanti gli ricordano le frasi di luglio: "Vaccino o tampone per entrare in bar e ristoranti: ma non scherziamo..". Salvini non è mai parso così debole, politicamente parlando. Dentro e fuori dal partito. La valanga quotidiana di dichiarazioni su tutto e tutti, che gli aveva portato una visibilità mediatica da record, ha anche dei contro. E pensare che solo due anni fa la sua ascesa a Palazzo Chigi appariva a molti inarrestabile. Ha portato il suo partito al successo: dal 4% nelle politiche del 2013 al 34% delle elezioni europee del 2019. Altri tempi. Oggi si preoccupa del calo nei sondaggi che rilevano (virtualmente) le intenzioni di voto per la forza politica che dirige. Sondaggi in calo costante.

Nel Carroccio finora non si era mai parlato apertamente della costruzione di un'alternativa al "Capitano" a causa anche della presunta scarsa spendibilità di Fedriga come leader nazionale. Forse anche questo elemento sta venendo meno. Salvini per far sentire ancora il suo peso ha però più di una freccia al proprio arco: la prima è quella delle elezioni per il Quirinale tra due mesi, quando la strategia della Lega (e dell'intero centrodestra) passerà inevitabilmente da lui. Un altro stress test per un capitano sempre al timone, ma che ha perso la rotta e naviga a vista.

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