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Venerdì, 19 Aprile 2024

Stefano Pagliarini

Responsabile redazione

La credibilità di un funambolo e quella di un politico

La credibilità di un funambolo su cosa si misura? Non posso dirlo io certo, ma potremmo chiederlo ad un funambolo, anzi meglio ad uno dei più grandi funamboli di tutti i tempi: Philippe Petit, l’uomo che, nel 1974, compì l’impresa di camminare su un filo teso tra le torri gemelle di New York a 400 metri di altezza. Fu lui a dire che "una traversata sul filo è una metafora della vita: c’è un inizio, una fine, un progresso e se si fa un passo di lato, si muore". Una direzione precisa che mano a mano che la si percorre senza cambiare direzione, diventa progresso. Diventa successo, come quello che ebbe Petit agli occhi del pubblico, diventa credibilità, come quella che acquisì agli occhi del procuratore distrettuale di New York che, dopo l’arresto, fece cadere tutte le accuse formali a suo carico, condannandolo solo ad esibirsi per i bambini a Central Park. Se un funambolo fa un passo di lato non perde la credibilità, perde la vita. E un politico? Non cammina su una corda a 400 metri di altezza, per cui la sicurezza personale non è in discussione. Ma dovrebbe perdere la credibilità, invece in Italia non solo non la perde, ma acquisisce consenso, strappa applausi ad ogni dichiarazione. E poco importa che quella dichiarazione sia in palese contrasto con quella precedente.

Altrimenti non si spiegherebbe come Matteo Salvini possa ancora essere, lo dicono i sondaggi, il segretario del partito politico più votato del paese. No, non mi riferisco al salto carpiato sull’Europa fatto per giustificare l’ingresso della Lega nel Governo Draghi. Parlo dell’ultima uscita del leader del Carroccio sulla candidatura del magistrato Catello Maresca a sindaco di Napoli. Maresca ha ottenuto questa mattina il via libera dal Csm alla richiesta di aspettativa dalle sue funzioni nella magistratura. Oggi il leader della Lega Salvini ha detto di essere "strafelice" della disponibilità del pm anticamorra.

Non c’è da essere felici o infelici. C’è solo da capire come si possa avallare una candidatura del genere dopo essersi presentati come soci alla pari dell’iniziativa del Partito Radicale di lanciare un referendum sulla giustizia. I referendum riguardano la responsabilità civile dei magistrati, "perché tutti pagano se sbagliano e i giudici no", la separazione delle carriere, l’abrogazione della legge Severino (quella per la quale Berlusconi è stato costretto a lasciare il seggio al senato). Ma c’è anche un referendum per vietare gli incarichi fuori ruolo dei magistrati. Anche perché, lo disse Salvini, "lo scopo è evitare che si ripeta un altro caso Palamara".

Io sarei stato molto più "strafelice" se avesse avuto qualcosa da obiettare su un magistrato che interrompe la sua missione, quella di fare giustizia nel nome del popolo, per entrare in politica. E allora Salvini mi scuserà se guardo alla sua di "strafelicità" come all’ennesimo passo di lato da parte di un politico che di passi di lato ne ha fatti troppi e anche belli lunghi, a destra e a sinistra. Non è un caso forse che nel centrodestra, con i numeri di Fratelli d’Italia, si ponga un tema di leadership. Ma non si deve preoccupare troppo. Al massimo può perdere credibilità, e consenso perché, fortunatamente per lui, è un politico e non funambolo.

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