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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica Italia

Cos'è lo scandalo Csm: ovvero l'influenza della politica sulle procure (e viceversa)

Se fino a prima del caso Palamara il Csm non era mai stato coinvolto in vicende giudiziarie, oggi invece il consiglio superiore della magistratura è decapitato. Un assist a chi da trent'anni parla della necessità di "un intervento urgente sulla giustizia"

Un terremoto senza precedenti: l'inchiesta sul CSM, l'organo di autogoverno dei magistrati, contiene 5-6 casi importanti e talvolta intrecciati, venuti alla luce con l'inchiesta sul sostituto procuratore Luca Palamara. Un caso che quand'anche ancora indiziario, sta minando la credibilità del potere giudiziario. Tuttavia per sbrogliare la vicenda occorre fare un passo indietro, al 2018.

Anzi, prima ancora, una premessa: al Consiglio Superiore della Magistratura -in base all’articolo 105 della Costituzione- spettano le assunzioni dei magistrati, le loro assegnazioni e i trasferimenti, le promozioni e i trasferimenti disciplinari. Questo ne qualifica l'importanza. 

Arriviamo dunque al 2018 quando si ha notizia dell'apertura di un fascicolo su un presunto sistema di corruzione che -in cambio di viaggi, regali e bustarelle- permetteva di condizionare sentenze presso il Consiglio di Stato o confezionare dossier ad personam

Per questo gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore patteggiano una pena a 3 e 2 anni di reclusione per l'accusa di corruzione in atti giudiziari. Ma dall'inchiesta ne scaturirà un'altra.

Il caso Palamara indagato per corruzione

Per la prima volta nei verbali si fa il nome del pm di Roma Luca Palamara, ex membro del Csm ed ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati. La carte passano così alla Procura di Perugia, competente sulla magistratura capitolina, che decide di aprire una indagine per corruzione su presunti passaggi di denaro per "oliare" nomine in seno ad alcuni uffici giudiziari.

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Chi era presente agli incontri di Luca Palamara per discutere le nomine agli uffici giudiziari secondo la Gdf. ANSA/CENTIMETRI

Palamara è un nome importante perché in predicato di prendere il posto del procuratore generale di Roma Luigi Pignatone, andato in pensione nei giorni scorsi. Proprio sulla successione del magistrato sembrano scoppiare i veleni tra le correnti.

Ma c'è molto altro: disinvolte amicizie e regalie che aprono scenari inquietanti su una rete di relazioni tra lobbisti e personalità di spicco delle Procure. Se fino a prima del caso Palamara, il Csm non era mai stato coinvolto in vicende giudiziarie, oggi invece il consiglio è decapitato e si contano diverse autosospensioni.

Il Comitato direttivo dell'Associazione Nazionale Magistrati ha approvato all'unanimità un documento, in cui si parla di "gravissime violazioni di natura etica e deontologica" che hanno creato "sconcerto, turbamento e indignazione". Nel testo si citano "incontri, avvenuti al di fuori della sede istituzionale del consiglio e aventi ad oggetto anche la nomina dei procuratori di Roma e Perugia, ai quali hanno partecipato consiglieri in carica, due deputati, uno dei quali magistrato in aspettativa e l'altro imputato nell'ambito di un procedimento trattato dalla procura della Repubblica di Roma ed un ex consigliere, aspirante all'incarico semidirettivo di procuratore aggiunto di Roma e indagato dalla procura di Perugia".

Queste condotte non sono "mai state smentite dai diretti interessati" rileva il 'parlamentino' delle toghe. Oltre a Luca Palamara gli incontri tirano in ballo i deputati Pd Luca Lotti e Cosimo Ferri. Le richieste di dimissioni sono state subito respinte al mittente dai tre togati di Magistratura Indipendente autosospesi, Antonio LepreCorrado Cartoni e Paolo Criscuoli, i quali ribadiscono la loro correttezza.

Anche il togato di Unicost Gianluigi Morlini che, prima dell'autosospensione, presiedeva la Commissione competente per le nomine ai vertici degli uffici giudiziari, è tornato a ribadire di non aver mai subito condizionamenti di alcun tipo.

Intanto il procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede hanno avviato istruttorie e accertamenti, così come va avanti il lavoro della procura di Perugia, dove è stato interrogato il pm di Roma Stefano Rocco Fava, il quale ha respinto ogni accusa e ribadito di non aver fatto nulla a beneficio del collega Luca Palamara.

Lo stesso Luca Palamara ha respinto tutte le accuse. "La mia scelta è quella di difendermi nel processo per dimostrare la mia totale estraneità alle gravi ipotesi accusatorie che mi vengono contestate - afferma Palamara - Questa mattina per il tramite dei miei legali ho depositato una articolata memoria difensiva, corredata di documenti, per dimostrare che la notizia del mio procedimento penale a Perugia era già nota all'interno del mio ufficio ma soprattutto che i viaggi ed i regali sono stati da me direttamente pagati".

La riforma del Csm

Quella che emerge è tuttavia una prima assoluta della storia della Repubblica con lo sminuimento dei custodi della giustizia a una lotta tra correnti che si rifanno capo e piedi alla politica. Secondo l’informativa del Gico della Finanza sarebbero una quarantina i nomi di magistrati coinvolti, consapevolmente o meno, in questo progetto che in procura a Roma è stato definito "eversivo".

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Lega e 5 Stelle adesso chiedono una riforma del Csm che lasci fuori le appartenenze politiche dall'assegnazione degli incarichi. Come sottolinea la storica cronista giudiziaria Claudia Fusani "se potessimo leggere la mappa delle procure d’Italia in base alla corrente di appartenenza, vedremmo venir fuori un disegno di perfetto bilanciamento e specchio dei rapporti di forza attuali".

"Le procure di Brescia, Perugia e Caltanissetta sono tra gli incarichi più strategici. Questione di potere di indagine: quegli uffici controllano Milano, Roma e Palermo tre procure che possono incidere e molto sul piano politico con le loro inchieste"

Incarichi e lotte tra correnti in magistratura

"È da anni che alcune voci isolate denunciano il crescente condizionamento della politica sulle carriere dei magistrati e dell'influenza nefasta del correntismo che ha cancellato la prevalenza di ogni forma di merito ed anzianità per premiare gli omologati e punire i "ribelli" al sistema" spiega all'Adnkronos l'ex pm Antonio Ingroia

Lo tsunami Csm offre uno straordinario assist a chi da trent’anni parla della necessità di "un intervento urgente sulla giustizia". Ma la riforma costituzionale richiede tempi lunghi, anche se questa sì era già prevista dal contratto di Governo.

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