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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica Italia

Il Movimento 5 stelle si scinderà dopo il referendum?

La parola scissione fino ad ora era un tabù ma se il voto degli italiani confermerà il taglio dei parlamentari per molti all'interno del Movimento potrebbe arrivare il momento di salutare i colleghi (e il governo)

Il timore serpeggia nel governo e rimbalza nei gruppi parlamentari: Lunedì nelle ore che seguiranno il referendum potrebbe essere il punto di non ritorno per il movimento 5 stelle. Fonti di governo grilline spiegano all'Adnkronos che due sono le possibili strade che si profilano all'orizzonte, entrambe da incubo per la creatura di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.

Se il referendum sul taglio dei parlamentari dovesse confermare la 'sforbiciata' in molti, nelle file del Movimento, potrebbero maturare la convinzione di essere giunti al 'game over' e di non avere un futuro al prossimo giro. E decidere di migrare al gruppo Misto, salutare il Movimento e garantire il sostegno al governo Conte risparmiando però i 300 euro versati mensilmente all'Associazione Rousseau. Inoltre un drappello corposo di scontenti potrebbe decidere di dar vita a un gruppo autonomo insieme con i parlamentari già fuoriusciti chiedendo in cambio una contropartita in termine di ministri e sottosegretari per continuare a dare il sostegno all'esecutivo.

In tutto i "ribelli" sarebbero una decina e potrebbero trovare una guida nel portavoce palermitano Giorgio Trizzino che una settimana fa aveva attaccato Casaleggio accusandolo di svilire il ruolo del capo politico reggente. Piera Aiello, tra gli ultimi ad aver abbandonato la casa 5 Stelle, ammette che c'è fermento: "Ci siamo incontrati nei giorni scorsi e ci rivedremo dopo il voto - racconta all'Adnkronos -. Siamo stati avvicinati anche da dissidenti di altri partiti che non si trovano bene. La possibilità di costituire un nuovo gruppo c'è". "Se dovesse nascere, sarà un gruppo che deve consentire a ognuno di noi di portare a termine il lavoro iniziato quando siamo entrati in Parlamento e che non ci faccia fare i 'pigia-bottoni' in Aula, portando avanti le istanze dei cittadini".

Anche l'ex grillino Paolo Lattanzio, che alle regionali in Puglia si è speso per Michele Emiliano, vede all'orizzonte "più di qualcosa, una componente maggiormente green che guarda anche a realtà diverse dal Movimento" - questa la direzione a cui sembra mirare l'ex ministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti - "e un'altra formazione, composta questa volta da ex M5S delusi dal tradimento delle origini". "Non è un mistero che io stia lavorando alla formazione di un nuovo gruppo", dice per esempio Raffaele Trano, ex 5 Stelle ed ex presidente della Commissione Finanze.

I nodi stanno pian piano venendo al pettine, anche sulla gestione futura del Movimento e gli Stati generali, visti da molti come una chimera. Nei giorni scorsi tre deputati si sono autosospesi dal M5S in aperta polemica con la mail anti-morosi di Casaleggio, chiedendo una svolta ai vertici pentastellati. Tra questi, Fabio Berardini, che osserva: "Si vocifera di provvedimenti disciplinari per coloro che hanno sostenuto il No al referendum, che in aggiunta a coloro che hanno sollevato perplessità sulle uscite di Casaleggio formano un cospicuo numero di parlamentari a rischio espulsione...".

La parola tabu è una sola e mai come ora appare dietro l'angolo: scissione.

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