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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Ricatto F35: "Senza aerei niente assunzioni"

L'ad di Alenia Aermacchi, azienda che partecipa al progetto di acquisto dei cacciabombardieri, avverte: "Stop avrebbe duro impatto su industria". E il governo si spacca sulla commessa miliardiaria

Nel governo il tema è di quelli delicati. La discussione, infatti, ruota su un tema scottante, uno di quelli che fa infuocare le piazze: la questione F35. Il programma e gli impegni dell’Italia parlano di un acquisto di 90 cacciabombardieri di ultima generazione. Un piano onerosissimo che in tempi non sospetti ha cominciato a stridere sempre di più con la situazione economica reale del tessuto sociale. Polemiche a non finire, a cominciare dalle posizioni espresse dalla sinistra radicale, tese a sminare una capitolo di spesa descritto come inutile e offensivo. Attriti e prese di posizione contrastanti sfociati nella mozione in discussione quest’oggi a Montecitorio: lo stop del programma di acquisizione dei mezzi alati.

GIORDO – E mentre in aula si discute l’ad di Alenia Aermacchi, azienda che partecipa al progetto, Giuseppe Giordo, avverte il governo e la maggioranza: lo stop del progetto avrebbe “un impatto importante sull’industria”. Poi le parole di Giordo si sono fatte pese come macigni: “Se non arrivassero i carichi di lavoro che devono arrivare non procederemmo alle assunzioni previste” al sito di Cameri, in Piemonte. “Speriamo decidano bene - ha aggiunto Giordo - certo siamo un po’ preoccupati. Quindi speriamo non riconsiderino gli impegni internazionali assunti e le decisioni non abbiamo impatti sulle discussioni che abbiamo con Lockheed Martin”. Giordo, dal canto suo, riconosce comunque che “è giusto che ci sia un dibattito politico sulle scelte”, ma la speranza, ha ribadito, “è che non abbia impatti industriali”.

Il GOVERNO SI SPACCA, MAURO CONTRO DELRIO – La mozione sugli F35 tuttavia non ha provocato le reazioni a tinte forti del mondo dell’industria. No, la faccenda si è spinta fin sui banchi del governo con tanto di spaccatura. Le cronache do palazzo Chigi infatti raccontano di un clima incandescente fra il ministro della Difesa, Mario Mauro, e il collega agli Affari regionali, Graziano Delrio, che aveva espresso molte perplessità su questo tipo di spesa. Mauro, conversando con i giornalisti in Transatlantico, ha replicato così: “Evidentemente c'è stata una crisi di governo e io non me ne sono accorto”.

Il ministro Mauro ha quindi spiegato che il governo non ha cambiato posizione sulla questione: “Non ho partecipato a nessun Cdm in cui il governo abbia cambiato idea sugli F35. Pd e Pdl, quando erano separati – ha spiegato Mauro – hanno votato per gli F35. Mi sembrerebbe strano che adesso che sono uniti non li votino più. In passato votò a favore anche Rifondazione comunista. Il mio era l’unico partito che non c’era”. E sulle posizioni dei gruppi parlamentari Mauro spiega: “Ieri non ho ascoltato un solo intervento a nome dei gruppi che chiedesse alcunché se non della mozione presentata”.

DELRIO PRECISA “Pensando agli Stati Uniti d’Europa, avrebbe senso una forza europea, rispetto ad una forza nazionale”, ha precisato Delrio dopo la stoccata di Mauro. “Alla domanda se il governo possa reperire risorse da questa fonte – ha spiegato il ministro – ho sostenuto che bisogna fare un’istruttoria supplementare con dati certi rispetto agli impegni assunti, anche a livello internazionale. Bisogna infatti avere i dati sottomano, raccogliere elementi tecnici, perché si tratta di una scelta molto complessa”.

SCONTRO PD - La politica, sospinta dai tavoli della pace e dal mondo dell’associazionismo, si interroga; l’industri si arrabbia. In tutto questo non mancano le frizioni interne all’esecutivo ma soprattutto nel bacino storico della sinistra. Il discorso, vedendolo bene, sta tutto dentro alle cifre: i cacciabombardieri costano oltre 50 miliardi di euro spalmati da qui al 2050. Una cifra enorme, quasi 100mila miliardi delle vecchie lire. Un malloppo che in tempi di crisi, economia pressoché ferma, lavoro latente, bollette pagate con il sangue, patto di stabilità e debito tra la Pubblica amministrazione ed i privati, stona e non poco. Per questo il Pd è a un bivio. E su questo incrocio si sta lacerando: “Il dibattito di questi giorni all'interno del PD sulla questione dei caccia F-35, deve avere un solo esito: la sospensione del programma di acquisto e l'uso di quelle risorse per investimenti pubblici riguardanti la tutela del territorio nazionale dal rischio idrogeologico, la difesa dei posti di lavoro, la sicurezza sociale''. Ribadisce la senatrice del Pd Laura Puppato. Così Puppato, così i molti nel Pd che hanno sottoscritto la mozione Sel-M5S per la cancellazione del progetto.

La questione quindi sta mettendo a dura prova la maggioranza. Per questo il voto sulla mozione slitterà a domani. Una notte in più per tentare di arrivare a una mozione di maggioranza che ‘medi’ e tenga conto della sensibilità dei dissidenti. A lavorare ad una soluzione condivisibile, che non provochi lo strappo, il capogruppo in commissione Difesa Gian Piero Scanu, del Pd. La soluzione salomonica che si sta tentando è un testo che da un lato chieda di salvaguardare un’industria considerata strategica e dall’altro di avviare il programma solo dopo un’indagine accurata sulle reali esigenze della Difesa, anche in un quadro europeo. Questo significherebbe una “sospensione” del programma, parola su cui si sta conducendo la difficile mediazione. Una formulazione ‘prudente’ consentirebbe al Partito democratico di evitare una spaccatura e di depotenziare i documenti di Sel e M5S. La decisione definitiva sarà presa domani mattina, all’assemblea dei deputati del Pd fissata per le 8.30.

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