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Giovedì, 25 Aprile 2024
Giustizia

"Basta commentare sentenze, in gioco la democrazia"

I processi sul terremoto de L'Aquila e sul caso Sallusti hanno scatenato una serie di dure polemiche contro giudici e magistrati. Ma il mondo della Giustizia, dal presidente della Cassazione al ministro Severino, non ci sta: "Non si possono giudicare appropriatamente le sentenze se non se ne conoscono le motivazioni".

Le polemiche sulla sentenza per il terremoto de L'Aquila da una parte. Quelle sul caso Sallusti, direttore del Giornale condannato per diffamazione dall'altro. Due casi che stanno riempiendo le pagine dei giornali con dure prese di posizione contro giudici e magistratura.

Due casi che oggi sono stati messi al centro dell'intervento del primo presidente della Corte di Cassazione, Ernesto Lupo, che ha preso la parola in maniera molto dura nei confronti di politici e media nel corso del 'plenum' del Consiglio superiore della magistratura.

IL CASO SALLUSTI. Prima la replica alle parole, durissime, dell'editoriale pubblicato sul Giornale da Alessandro Sallusti: "L'articolo di Sallusti si qualifica per il linguaggio usato. Anzi, si squalifica perché offensivo ed esagerato a rispetto a qualunque linea difensiva". Quindi, Lupo si è detto "colpito da questo linguaggio che abbassa il livello del giornalismo italiano".

Stessa, durissima presa di posizione anche da parte del vicepresidente del Csm, Michele Vietti, che ha voluto portare la sua "solidarietà al primo presidente e alla Cassazione" per gli attacchi ricevuti. "Si tratta - ha detto Vietti - di critiche inaccettabili nei toni'', riferendosi all'articolo scritto dallo stesso direttore su il Giornale.

L'EDITORIALE INCRIMINATO. "C'è qualcosa che fa peggio dell'ipotesi di finire in carcere. E' prendere atto di quanto violenta, falsa, arrogante, possa essere la giustizia se affidata a mani indegne". Così Alessandro Sallusti ha commentato la sentenza della Cassazione che lo condanna al carcere. Le motivazioni della Suprema Corte che lo indicano come caratterizzato da una "spiccata capacità a delinquere" sono, secondo Sallusti, "una vera infamia, basate su odio ideologico e su una serie di menzogne". Ai giudici che hanno scritto la sentenza Sallusti si rivolge con queste parole: "Avete abusato del vostro potere", "delinquente lo dite a qualcun altro, non vi stimo, non vi rispetto, non per la condanna ma per quelle vostre parole indegne".

IL CASO 'L'AQUILA'. Se possibile, ancora più dure le parole di Lupo in merito alle polemiche che hanno investito i giudici de L'Aquila per la sentenza di condanna degli esperti della commissione Grandi rischi in relazione alla vicenda del terremoto in Abruzzo. "Non si possono giudicare appropriatamente le sentenze - ha affermato - se non se ne conoscono le motivazioni. Questa è una norma di grossa civiltà, che discende dalla norma costituzionale secondo cui non esiste nessun provvedimento giurisdizionale senza una motivazione".

"È un fatto di civiltà importantissimo - ha ribadito Lupo - e il paese non si mostra adeguato a questa garanzia di civiltà se si scatenano polemiche sulle sentenze prima che ne siano note le motivazioni".

In una nota, anche il presidente della Giunta sezionale abruzzese dell'Associazione nazionale magistrati, David Mancini, esprime "la propria piena solidarietà ai magistrati aquilani, pubblici ministeri e giudice monocratico (rispettivamente Fabio Picuti e Roberta D'Avolio, e Marco Billi, ndr), titolari del processo sulla commissione Grandi Rischi a seguito delle plurime reazioni, talune scomposte e offensive, registrate sugli organi di informazione".

"Ancora una volta - aggiunge Mancini - si rileva come le critiche ai provvedimenti giudiziari sono legittime e talvolta costruttive, ma le offese ai magistrati, spesso proferite senza neanche conoscere il merito del processo, non sono accettabili e devono essere respinte". Soprattutto considerando che "nel caso in esame non si conoscono neanche le motivazioni della sentenza, che potra' essere eventualmente confermata o censurata nei successivi gradi di giudizio, cosi' come prevedono le leggi vigenti".

SEVERINO: "ORA BASTA". A chiudere la giornata 'a difesa' di giudici e magistrati, ecco il ministro della Giustizia Paola Severino che ha lanciato un appello al fine di condizionare gli interventi sulle decisioni della magistratura alla preventiva lettura delle sentenze. Rispondendo ai cronisti alla Camera che le hanno chiesto un commento sulle polemiche del Giornale contro la Corte di Cassazione per la condanna del suo direttore Alessandro Sallusti e sui magistrati investiti dalle polemiche per la vicenda de L'Aquila, la guardasigilli ha detto: "Il primo punto da evidenziare è che le sentenze hanno un loro spessore e vanno rispettate". "Ognuno - ha aggiunto - può dare le sue interpretazioni, ma l'importante è leggere le motivazioni. Se ciascuno le leggesse tutto sarebbe più chiaro".

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