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Giovedì, 25 Aprile 2024
Sondaggi elettorali

Con Berlusconi e Alfano "divisi" centrodestra prima coalizione

Il sondaggio Corsera-Swg si chiude con una sorpresa: oggi alle urne il centrodestra vincerebbe sul centrosinistra. Con il ritorno di Forza Italia e la nascita di Nuovo centrodestra la coalizione guadagna il 2,4%

Riepilogando. Il Pdl si è spaccato in due, da una parte Forza Italia, dall’altra Nuovo centrodestra (anche se il nome è precario). Anche Scelta Civica si è spaccata tra chi è rimasto con Monti e chi, come Casini e il ministro Mauro, hanno una gran voglia di centrismo nazional popolare (o Popolari): tutto purché si dia nuovo smalto alla Dc. Da due a quattro partiti, visto che gli italiani ne sentivano un gran bisogno. Senza che manchi la nota di servizio: sono tornati i Verdi. Come faranno gli inglesi, si chiederanno gli autisti di Genova, a stare al passo con i tempi se da secoli sono ‘divisi’ solo da due partiti? Cronache marziane, viste da qua.

Sta di fatto che ‘la moltiplicazione dei pani e dei pesci’ sta premiando la destra. Almeno stando al sondaggio di Swg commissionato dal Corriere della Sera: "La divisione degli elettori è, come prevedibile, a vantaggio di Forza Italia, che si attesta al 21,1%. Ma il 6% del Nuovo centrodestra, insieme al contributo di Lega e altri partiti, porta la coalizione al 37%. In testa con 4 punti di vantaggio sul centrosinistra (al 32,9% con il Pd al 27,4% e Sel al 4,3%)".

Il tutto, sempre stando alle cifre dello studio, con un guadagno “di 2,4 punti rispetto alla vigilia del divorzio (il centrodestra era al 34,6% il 14 novembre)”. “Questo può essere un fenomeno di breve durata – fanno sapere dall’istituto di ricerche triestino – in quanto il centrosinistra potrebbe essere più competitivo dopo la conclusione delle Primarie e la decadenza di Berlusconi potrebbe cambiare le cose; in ogni caso va registrato che la tattica del centrodestra in svariate elezioni, di ampliare la gamma delle proposte politiche, è un elemento che va incontro alla tradizione ancora viva in Italia del multipartitismo”.

Da una parte il centrodestra, dall’altra il centrosinistra. Con il primo che si spezza ma che allunga sul secondo. Ma che insieme, stando alle logiche da coalizione, stritolano i terzi poli: “i Cinque Stelle sono di poco sotto al 20% (contro il 25,5% delle Politiche) il centro al 4,3% (più che dimezzato rispetto al 10,6 delle urne)”.

Tutto a vantaggio del governo Letta. La scissione tra Berlusconi e Alfano ha certificato il nuovo perimetro della maggioranza. Restringendolo, numericamente parlando, e tuttavia rendendolo più stabile. Meno turbolenze di parte – vedi gli innumerevoli ricatti-casi Berlusconi – è 4 punti in più di fiducia nell’esecutivo: “È il 26% a dichiarare di averne “molta” o “abbastanza”, un elettore intervistato su quattro”.

Il primo dato, quindi: la scissione sta pagando (al netto dei dati e le percentuali da prendere sempre con le molle). Sottotitolo, e secondo dato: il dibattito congressuale a sinistra, per adesso non sta pagando. Occhiello del sottotitolo: per adesso l’effetto Renzi non paga. Un po’ perché le primarie sono di una noia mortale. Un po’ perché Renzi ha già vinto e quindi la partita vera e l’interesse (fuochi d’artificio o pace armata con Letta?) è già tutto proiettato dopo l’8 dicembre, quando il sindaco avrà in mano davvero le leve dei dem.

PD – In tutto questo, oltretutto, parlando di numeri a sinistra, c’è da sottolineare un dato. Il presupposto è già scritto: oggi Renzi è il segretario in pectore. La formalizzazione di quello che è uno stato di fatto arriverà dopo l’Immacolata. E tuttavia, c’è una questione numerica, che ripercorre in sé quello scollamento tra le due coalizioni dominanti. Le primarie rischiano il flop. Ad oggi i numeri parlano di due milioni di elettori, quando è ‘grassa’. Altri analisti stanno più bassi: 1,9. Da qui, con il muro dei due milioni a dar la dimensione del successo o meno della tornata elettorale interna, le malignità. Con gli anti-Renzi, quelli contro il sindaco, che starebbero lavorando per far disertare le urne a militanti e simpatizzanti. Così, tanto per imputare alla scesa in campo del ‘rottamatore’ il crack numerico. Così come ha teorizzato D’Alema: “Sono preoccupato del rischio di un abbandono silenzioso”. Così, come stanno dicendo i renziani nel sottobosco delle accuse.

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