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Martedì, 23 Aprile 2024
Crisi economica

La ricetta di Squinzi: dalla crisi si esce col cemento

Il presidente di Confindustria per l'ennesima volta spegne gli entusiasmi di chi vede la luce in fondo al tunnel. E all'assemblea dei costruttori avverte: "Ripartire dall'edilizia, serve new deal"

Nessuna luce in fondo al tunnel. Per l'ennesima volta il numero uno di Confindustria, Giorgio Squinzi, fredda gli entusiasmi di chi vede finalmente la fine della crisi. Certo, "qualcosa si muove" ma per il presidente degli industriali "siamo lontani dal considerare chiusa la stagione nera dell'economia".

Parole dure che rimbombano se si considera la sede in cui sono state pronunciate: l'assemblea dell'Ance. Dei 'costruttori'. E proprio qui spiega quella che per Confindustria può essere la scintilla "per un new deal": "Ripartire dalle costruzioni per rilanciare la crescita". In pratica, secondo Squinzi, l'Italia dovrebbe prendere spunto dagli Stati Uniti dove "la ripresa è trainata dalla ripartenza del mondo delle costruzioni residenziali, commerciali e residenziali".

"A un anno di distanza - ha detto il leader di viale dell'Astronomia - i nostri auspici per un'inversione di rotta che mettesse fine alla recessione faticano a realizzarsi: qualcosa si muove ma stiamo lontani dal considerare chiusa la stagione nera dell'economia". Nel ricordare che anche quest'anno il Pil chiuderà in calo e per il 2014 la ripresa dovrebbe essere molto timida, Squinzi ha confermato che gli obiettivi della Confindustria sono una crescita stabile del 2%.

"A fine anno la caduta dovrebbe rallentare tanto che nel 2014 - spiega Squinzi - dovremmo vedere un Pil con segno positivo. Segno modesto soprattutto se non faremo interventi necessari. Questo è un dato che non ci vede soddisfatti. Il nostro obiettivo è una crescita stabile del 2%: ambizioso ma necessario per una ripresa".

"Da una grande crisi come quella che attraversiamo dal 2007 ad oggi - ha affermato il presidente della Confindustria - credo che si possa uscire soltanto riprendendo il modello con il quale gli Stati Uniti uscirono dalla crisi del 1929". Secondo Squinzi "per l'Italia è fondamentale lanciare un 'new deal' attraverso gli investimenti in infrastrutture, opere pubbliche, riqualificazione del patrimonio abitativo esistente". Squinzi ha poi fatto presente che "con un'attenzione particolare all'efficienza energetica degli edifici, al dissesto idrogeologico e alla protezione antisismica, noi abbiamo davanti un campo infinito di possibilità".

DATI ANCE - "Le imprese sono ridotte allo stremo: abbiamo perso 690mila posti di lavoro considerando tutta la filiera delle costruzioni e si stima che 50-80mila persone, oggi in cassa integrazione, potrebbero non essere reintegrate". A snocciolare i dati della crisi dell'edilizia è il presidente dell'Ance, Paolo Buzzetti, che all'assemblea annuale dei costruttori ha ricordato che "11.200 imprese edili sono fallite, il 28-30% delle aziende non sono in condizioni di reggere un altro anno per mancanza di liquidità".

Rispetto al 2007 il credito a sostegno delle imprese del settore è diminuito di 77 miliardi, ha ricordato Buzzetti. Inoltre, i lavori pubblici si sono dimezzati. "Siamo l'unica nazione che ha fatto il contrario di ciò che si dovrebbe fare - ha sottolineato il presidente dell'Ance - abbiamo immesso risorse nella fase di espansione degli anni 2000 e nel momento della crisi, anziché usare il settore in maniera anticiclica, abbiamo diminuito i fondi di 20 miliardi all'anno. Noi siamo gli unici ad aver attuato una politica di rigore assoluto senza alcun sostegno al mercato interno".

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