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Giovedì, 25 Aprile 2024
La decisione

Lo stato d'emergenza per i migranti serve davvero?

Il provvedimento del Consiglio dei ministri per "l'eccezionale incremento dei flussi". Decisione che divide. Il presidente della Conferenza delle Regioni Fedriga: "Utile per una prima risposta". Il sindaco di Pozzallo Ammatuna: "Una misura spot"

Il Governo ha deliberato lo stato di emergenza nazionale per "l'eccezionale incremento dei flussi di migranti". La decisione è stata presa nel corso del Consiglio dei ministri di martedì 11 aprile. Sostenuto da un primo finanziamento di cinque milioni di euro "nelle more della valutazione delle effettive esigenze finanziarie", avrà la durata di sei mesi. 

La decisione ha spaccato il mondo politico. Viene definita "utile" da Massimiliano Fedriga, presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, mentre dall'altra punta dell'Italia Roberto Ammatuna, sindaco di Pozzallo (Ragusa) parla di "pannicello caldo", di "misura spot" che "non serve assolutamente a nulla". 

Perché il Governo ha deciso lo stato di emergenza per i migranti

Nella nota diramata al termine del Consiglio dei ministri, si spiega che la decisione è stata adottata dopo avere analizzato i dati presentati dal ministro dell’interno Matteo Piantedosi "in relazione al forte incremento dei flussi migratori verso l’Italia registrato nell’anno in corso, che sta determinando situazioni di gravissimo sovraffollamento nei centri di prima accoglienza e, in particolare, presso l’hotspot di Lampedusa, e alle previsioni di un ulteriore incremento delle partenze nei prossimi mesi". Nella nota si precisa che è emersa "la necessità di provvedere con urgenza all’attuazione di misure straordinarie per decongestionare l’hotspot di Lampedusa e per realizzare nuove strutture, adeguate sia alle esigenze di accoglienza sia a quelle di riconoscimento e rimpatrio dei migranti che non hanno i requisiti per la permanenza sul territorio nazionale".

Tra le ipotesi quella di aumentare le strutture finalizzate al rimpatrio dei non aventi diritto alla permanenza in Italia (CPR), "potenziando le attività di identificazione ed espulsione".

"Stato di emergenza è prima risposta"

Ma lo stato di emergenza per i migranti, serve davvero?  Di una "risposta a un'emergenza che oggettivamente c'è" parla Fedriga che registra "una pressione soprattutto dal Nord Africa di numeri drammatici e su questo bisogna dare risposte rapide".  La dichiarazione di emergenza, precisa "è chiaro che non è la soluzione dei problemi, vuol dire cercare di risolvere l'emergenza, ma non il problema per il quale occorre un protagonismo europeo e, per quanto ci riguarda, una collaborazione di tutti gli Stati della rotta balcanica, Slovenia compresa". 

La Lega rivendica la "firma" sullo stato di emergenza. "Tutto il governo ha appoggiato una richiesta che proveniva dalla Lega", sottolinea Massimiliano Romeo, presidente dei senatori della Lega. Rispetto alle limitazioni sulle tutele, "se si chiama speciale vuol dire che la protezione deve essere data per condizioni speciali, invece con Lamorgese, il Conte bis e Draghi sostanzialmente era un permesso che veniva dato a tutti", lamenta Romeo, "e se si sa che arrivando in Italia ti regalano un permesso e l'assistenza sanitaria viene fornita ovviamente si trasforma in un fattore di attrazione". 

"Una misura spot"

Decisamente diverso l'approccio di Roberto Ammatuna, sindaco di Pozzallo (Ragusa), da sempre in prima linea sul fronte dell'accoglienza dei migranti. Il primo cittadino boccia senza mezzi termini la dichiarazione dello stato di emergenza: "un pannicello caldo", una La soluzione per il primo cittadino passa innanzitutto da un maggiore raccordo con l'Ue. "Con i Paesi nostri amici, non certo con quelli di Visegrad - sottolinea all'AdnKronos -. Occorre una missione europea tipo Mare Nostrum per cercare di coinvolgere gli altri Stati nell'accoglienza. Purtroppo, però, di questo non c'è traccia, quando andiamo nei tavoli europei non abbiamo la forza necessaria a porre il tema". In secondo luogo "bisogna dare più spazio alle ong, invece di bloccarle nei porti" e, infine, serve "un maggiore coinvolgimento dei Comuni". "Dalle comode poltrone romane si può pontificare - dice Ammatuna -, ma poi a doversi sbracciare sono i territori. Oggi il rapporto tra i Comuni e il Viminale non esiste più". 

migranti a Crotone - foto LaPresse

Critiche piovono anche dal Pd. Per la capogruppo alla Camera Chiara Braga lo stato di emergenza è solo una "sparata che non porterà nessun risultato". Per la dem si tratta di un modo "oer drammatizzare il fenomeno, per confondere le acque e nascondere l'incapacita del governo di governare fenomeno. La Meloni è tornata dall'Europa a mani vuote, nessuna soluzione è stata prodotta dal governo".

"La mia preoccupazione - interviene il sindaco di Firenze, Dario Nardella - è che lo stato d'emergenza suona più come bandiera bianca che come capacità di avere un piano chiaro, strategico basato non su ideologie e slogan come porti chiusi, ma su una collaborazione fra tutti i soggetti istituzionali per gestire quello che è un fatto strutturale". 

Netta la segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti che definisce la decisione "sproporzionata e inutile, è solo propaganda orientata a distrarre l'opinione pubblica dai più urgenti problemi del Paese".   Per Scacchetti "si grida all'emergenza e contemporaneamente, in relazione al decreto flussi, assistiamo, in poche ore, a oltre 200 mila domande di regolarizzazione a fronte di 82 mila possibili ingressi, mentre le impresecontinuano a richiedere domanda di manodopera che, in assenza di canali legali di ingresso, alimenta sfruttamento e lavoro nero".

La risposta dell'Europa

Ovviamente diplomatico il commento che arriva da Bruxelles. "La Commissione Europea ha preso nota della decisione dell'Italia di dichiarare lo stato di emergenza sui migranti: è una misura di stampo nazionale e origina da una situazione molto difficile a causa dell'aumento del numero degli arrivi", dice  una portavoce dell'esecutivo Ue, precisando che prima di commentare sulle misure specifiche previste dal decreto la Commissione dovrà "vagliare nel dettaglio le norme previste". La Commissione è "in contatto" con le autorità italiane e nota di aver reagito alla situazione difficile del Mediterraneo centrale con il piano d'azione dedicato, varato lo scorso anno. 

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