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Giovedì, 25 Aprile 2024
L'intervento

Mattarella: "Giovanni Falcone osteggiato dalla stessa magistratura"

Il presidente della Repubblica alle manifestazioni per il trentesimo anniversario della strage di Capaci. Il monito alle Istituzioni: "Non agiscano davanti a emergenze"

C'è il ricordo di quel 23 maggio, dello strazio e del dolore per una strage senza precedenti, c'è l'elogio di Giovanni Falcone, ma non solo. C'è anche l'amara ammissione che il giudice venne osteggiato dai suoi pari e c'è il monito alle istituzioni perché agiscano non solo in risposta a eventi tragici. E poi c'è il riferimento a un'altra emergenza: la guerra in Ucraina. Tutto questo nel discorso che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha pronunciato oggi da Palermo. Nel capoluogo siciliano sono in corso, come da tradizione, le celebrazioni in omaggio alle vittime delle stragi del 1992. Quest'anno ricorre il tretennale e per l'occasione in città ci sono le più alte cariche dello Stato. 

Strage di Capaci 30 anni dopo: la diretta

Mattarella torna nella sua città e viene accolto da un lungo applauso da parte dei ragazzi delle scuole giunti da tutta Italia per quella che è diventata col tempo la giornata della legalità. "Le loro idee camminano sulle nostre gambe", l'idea che lega di anno in anno le manifestazioni. 

Memorie e veleni: "Falcone esaltato oltre i suoi meriti"

Il presidente della Repubblica sale sul palco ed esordisce facendo un salto nel tempo. "Sono trascorsi trent'anni - dice - da quel terribile 23 maggio quando la vita della nostra Repubblica sembrò fermarsi come annientata dal dolore e dalla paura. Il silenzio assordante dopo l'inaudito boato rappresenta in maniera efficace il disorientamento che provò il Paese di fronte a quell'agguato senza precedenti, in cui persero la vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani". 

La vedova Schifani: "Uomini dello Stato traditori"

"A contrario di quanto avevano immaginato gli autori del vile attentato, allo smarrimento iniziale seguì l'immediata reazione delle Istituzioni democratiche - prosegue Mattarella - Il dolore e lo sgomento di quei giorni divennero la drammatica occasione per reagire al violento attacco sferrato dalla mafia; a quella ferocia la nostra democrazia si oppose con la forza degli strumenti propri dello Stato di diritto. Altrettanto significativa fu la risposta della società civile, che rifiutò di subire in silenzio quella umiliazione e incoraggiò il lavoro degli investigatori contribuendo alla stagione di rinnovamento. Neanche questo la mafia aveva previsto. Come non aveva preventivato il movimento culturale che, a partire da quei giorni, ha animato il Paese, trasformando questa dolorosa ricorrenza in un'occasione di continua crescita per promuovere nuove forme di cittadinanza attiva".

mattarella palermo scuole-2

"Falcone osteggiato dai magistrati"

Matterella indugia sul ricordo di Falcone, ma senza tacere sull'isolamento patito dal giudice. "Le visioni d'avanguardia, lucidamente 'profetiche', di Falcone - spiega - non furono sempre comprese; anzi in taluni casi vennero osteggiate anche da atteggiamenti diffusi nella stessa magistratura, che col tempo, superando errori, ha saputo farne patrimonio comune e valorizzarle".

"Anche l'ordinamento giudiziario - prosegue il capo dello Stato - è stato modificato per attribuire un maggior rilievo alle obiettive qualità professionali del magistrato rispetto al criterio della mera anzianità, non idoneo a rispondere alle esigenze dell'Ordine giudiziario. Le esperienze innovative di quegli anni si sono tradotte, all'indomani dei drammatici attentati, in leggi che hanno fatto assumere alla lotta alla mafia un livello di incisività ed efficacia mai raggiunto fino ad allora. Con la determinazione di fare giustizia, facendo prevalere il diritto, ripristinandolo. Per consentire alle persone pienezza di libertà e maggiori opportunità di futuro contro la presenza delle mafie che ne ostacola e talvolta ne impedisce l'effettiva libertà".  

Strage di Capaci, la cerimonia del 23 maggio a Palermo

 "Falcone - dice ancora - coltivava il coraggio contro la viltà, frutto della paura e della fragilità di fronte all’arroganza della mafia. Falcone non si abbandonò mai alla rassegnazione o all’indifferenza ma si fece guidare senza timore dalla 'visione' che la sua Sicilia e l’intero nostro Paese si sarebbero liberati dalla proterva presenza della mafia. Questa 'visione' gli conferiva la determinazione per perseguire con decisione le forme subdole e spietate attraverso le quali si manifesta l’illegalità mafiosa. Falcone era un grande magistrato e un uomo con forte senso delle istituzioni. Non ebbe mai la tentazione di distinguere le due identità perché aveva ben chiaro che la funzione del magistrato rappresenta una delle maggiori espressioni della nostra democrazia e, in qualunque ruolo, ha sempre inteso contribuire, con competenza e serietà, all'affermazione dello Stato di diritto. La portata della sua eredità è resa evidente anche dalle modalità della celebrazione di oggi, attraverso la quale viene rinnovato l'impegno contro la mafia".

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"Le Istituzioni non devono agire solo in emergenza"

"Da queste drammatiche esperienze - pronuncia con tono severo Mattarella - si dovrebbe trarre un importante insegnamento per il futuro: evitare di adottare le misure necessarie soltanto quando si presentano condizioni di emergenza. È compito delle Istituzioni, di tutte le Istituzioni, prevedere e agire per tempo, senza dover attendere il verificarsi di eventi drammatici per essere costretti a intervenire. È questa consapevolezza che dovrebbe guidare costantemente l’azione delle Istituzioni per rendere onore alla memoria dei servitori dello Stato che hanno pagato con la vita la tutela dei valori su cui si fonda la nostra Repubblica".

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"L'Europa davanti all'orrore"

Mattarella parla alle istituzioni, ma anche ai ragazzi. E non può non fare cenno a quanto accade in Ucraina. "Stiamo affrontando una stagione difficile, dolorosa, segnata prima dalla pandemia e poi dalla guerra nel cuore d’Europa, che sta riproponendo quegli stessi orrori di cui l’Italia conserva ancora il ricordo e che mai avremmo immaginato che si ripresentassero nel nostro Continente - dice - . Ancora una volta sono in gioco valori fondanti della nostra convivenza. La violenza della prevaricazione pretende, nella nostra Europa, di sostituirsi alla forza del diritto. Con tragiche sofferenze per le popolazioni coinvolte e per quelle che, da remoto, patiranno le conseguenze del conflitto. Con grave pregiudizio per il sistema delle relazioni internazionali e per le prospettive di sviluppo delle condizioni dell’umanità. Il ripristino degli ordinamenti internazionali, anche in questo caso, è fare giustizia. Porre cioè la vita e la dignità delle persone al centro dell’azione della comunità internazionale".

"Raccogliere il testimone della 'visione' di Giovanni Falcone significa affrontare con la stessa lucidità le prove dell’oggi, perché a prevalere sia – ovunque, in ogni dimensione - la causa della giustizia; al servizio della libertà e della democrazia", conclude.

(Video di PalermoToday)

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