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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Tagli, c'è chi dice no: i deputati non rinunciano all'ufficio personale

Da fine anno Montecitorio non avrà più a disposizione i palazzi Marini, che accolgono gli uffici di quattrocento deputati. Ma gli onorevoli non si arrendono: no all'open space, serve uno spazio personale

ROMA - L'open space non s'ha da fare. I deputati hanno detto no alla soluzione proposta dai questori di Montecitorio per far fronte all'addio deciso dalla Camera ai Palazzi Marini, dove fino a fine anno si troveranno gli uffici personali di quattrocento onorevoli. 

In una relazione sull'incontro con i capigruppo sui nuovi spazi da destinare ai deputati, fatta dal questore Stefano Dambruoso durante la riunione dell'ufficio di presidenza della Camera, lo stesso Dambruoso ha spiegato che i politici al momento "senza un tetto" hanno rifiutato l'idea di uno spazio condiviso con gli altri e non cedono dalla richiesta di una stanza personale. Per risolvere la questione, dato che il buon senso non è bastato, si svolgerà nei prossimi giorni un Ufficio di presidenza specifico. 

Intanto, un giro di vite ai costi della Camera - anche se solo a metà - è arrivato. E' stata approvata, infatti, la modifica che riguarda i rimborsi delle telefonate dei deputati. I rimborsi, fino a oggi, avevano un tetto massimo di mille e duecento euro annui e necessitavano la presentazione di un giustificativo. Da ora la "giustifica" non sarà più richiesta e sarà rimborsata una cifra forfettaria di mille e duecento euro. Le nuove norme, spiegano da Montecitorio, servono a diminuire i dispendiosi calcoli delle rendicontazioni. Scende invece da tremila euro l'anno a mille e duecento il rimborso aggiuntivo per le telefonate dei deputati della circoscrizione all'estero.

Sarà inoltre ridotto del 50% il budget per i viaggi dei deputati eletti all'estero. Ognuno dei dodici deputati fino a ora aveva a disposizione trentacinquemila euro all'anno per i viaggi di andata e ritorno dal luogo in cui risiedono, per un ammontare totale di 420mila euro, dei quali, mediamente, ne veniva utilizzato il 33%. Le nuove norme dispongono quindi, a partire dal 2015, il dimezzamento della cifra a disposizione, portandola a 210mila euro. 

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