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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Spending review, ecco la lista dei tagli ai ministeri

Vertice Renzi-Padoan-Cottarelli: si parla di riduzione delle partecipate, revisione di trasferimenti alle imprese, privatizzazioni e razionalizzazione delle forze di polizia. L'obiettivo è una sforbiciata del 3% alle spese dei ministeri

ROMA - Sarà cura dimagrante per i ministeri (e non solo), almeno stando al piano di revisione della spesa discusso ieri sera a Palazzo Chigi. Una riunione preparatoria tra il premier, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e il commissario per la revisione della spesa Carlo Cottarelli ha proiettato nel vivo l'operazione di tagli e risparmi del governo Renzi.

Si va da un maggiore «coordinamento» tra le forze dell'ordine, alla revisione di incentivi e trasferimenti da parte di diversi ministeri alle imprese che valgono fino a quattro miliardi, fino al preannunciato taglio delle partecipate pubbliche.

Da domani si fa sul serio. Si entra nel merito dei tagli: dove, come e quali ministeri. Renzi chiamerà i titolari a raccolta a Palazzo Chigi a caccia di risorse per dare una scossa all'economia. C'è da scrivere la Legge di stabilità e trovare misure utili a far ripartire la crescita del Paese. Salvo cambi di programma del premier, Matteo Renzi incontrerà il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e i singoli ministeri per realizzare l’annunciato taglio del 3% delle relative spese.

L'obiettivo è arrivare ai 20 miliardi di tagli indicati dallo stesso presidente del Consiglio. Applicando il 3% non all’intera spesa pubblica (800 miliardi) ma alla stessa al netto degli interessi (717 miliardi), l’obiettivo sarebbe più che realizzato. Sarà però difficile. Le pensioni - ha detto Renzi -  non si toccheranno. Cosa che invece sembrava essere nelle intenzioni di Cottarelli (secondo indiscrezioni anche per questo in rotta di collisione con il premier e quindi pronto a lasciare per tornare a Washington al Fmi): 2,5 miliardi di risparmi nel 2015, di cui un miliardo di contributo straordinario. Le misure chiariranno inoltre se saranno tagli mirati dalla spending review, d'ispirazione inglese, o tagli lineari di tremontiana memoria. Sembra quasi certo, dopo le dichiarazioni del ministro della Funzione pubblica, Marianna Madia, che dalla Pubblica amministrazione arrivaranno risparmi per 2,1 miliardi.

E i sindacati sono sul piede di guerra, anche se il ministro Alfano ha rassicurato sul fronte blocco stipendi. Resta da capire invece se reggerà l’impegno preso dal premier di non intervenire sulla Sanità. Nella Difesa, ad esempio il commissario Cottarelli aveva contabilizzato eccessi di spesa rispetto al benchmark europeo di 3,2 miliardi, ipotizzando quella razionalizzazione dei cinque corpi di sicurezza di cui ora si sta discutendo, e che sono stati compresi nella delega della Pubblica amministrazione. Un conto approssimativo del risultato che il premier potrebbe portare a casa, comprensivo del blocco agli stipendi, si aggirerebbe sui 10-12 miliardi. All'appello mancherebbero così circa dieci miliardi dai 20 promessi da Renzi. E qui subentra il "cambio di approccio rispetto a Cottarelli": una revisione della spesa "bottom up" anziché "top down", cioè dal basso verso l’alto, anziché il contrario.  

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