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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Governo Pd-M5s, su taglio parlamentari e nuova legge elettorale l'intesa non c'è

M5s in pressing, il taglio dei parlamentari potrebbe essere questione di settimane. Ma senza accordo sulla modifica della legge elettorale non si va da nessuna parte

Il Movimento 5 stelle è in pressing: la riforma del taglio dei parlamentari potrebbe essere questione di settimane. In base al testo, le novità sarebbero le seguenti: 115 senatori in meno, passando dagli attuali 315 a 200; di questi quelli eletti all’estero saranno 4 e non più 6, ed i senatori a vita potranno essere al massimo cinque. Ancor più robusto il taglio alla Camera, dove i deputati scenderebbero da 630 a 400. Ma tutto è legato, legatissimo, alla riforma della legge elettorale.

Taglio parlamentari, M5s: "Mancano solo due ore di lavoro"

"Mancano appena due ore di lavoro e taglieremo 345 poltrone, risparmiando per gli italiani mezzo miliardo di euro ad ogni legislatura. 345 stipendi da 14mila euro al mese che i contribuenti non dovranno più pagare e che torneranno nelle loro tasche. Abbiamo già abolito i vitalizi e le pensioni d'oro, ora manca l'ultimo sforzo alla Camera per portare a casa questa terza riforma anti-casta, la più importante di tutte". Così il Movimento 5 Stelle in un post sul Blog delle Stelle.

"Il voto definitivo sulla riduzione di deputati e senatori - si legge - sarà inserito nel primo calendario utile già mercoledì prossimo, in occasione della conferenza dei capigruppo. A qualcuno, da una vita profondamente attaccato alle poltrone, è mancato il coraggio di portare a termine il lavoro, e chissà che uno dei motivi della caduta del governo precedente, in pieno agosto, non sia anche e, soprattutto, questo. Il MoVimento 5 Stelle invece ha preso un impegno di fronte al Paese, lo ha portato avanti passo dopo passo e non permetterà che l'obiettivo sfumi adesso che è stato quasi raggiunto il traguardo".

"In 10 anni il taglio dei parlamentari farà risparmiare 1 miliardo"

"In 10 anni il taglio dei parlamentari farà risparmiare 1 miliardo di euro, che potrà essere reinvestito, ad esempio, per costruire 133 nuove scuole o 67.000 aule per i nostri bambini, ma anche per comprare 13.000 ambulanze, assumere 25.000 infermieri o 11.000 medici. 1 miliardo equivale a 133 nuovi treni per i nostri pendolari, al Sud come al Nord. Non sono briciole, ma soldi veri per i cittadini", insistono i pentastellati. "Non pretendiamo di risolvere i problemi del Paese con il taglio dei costi della politica, ma abbiamo sempre detto che dopo anni di sacrifici e austerità a danno di lavoratori e imprese toccava alla politica tirare la cinghia e dare l'esempio. È quello che abbiamo fatto spontaneamente per 5 anni dall'opposizione e che facciamo tuttora: tagliarci parte dello stipendio per finanziare il microcredito alle imprese. Ma una volta al governo - prosegue il post - era giusto estendere per legge a tutto il Parlamento, il rispetto sacro dei soldi pubblici che ci ha sempre contraddistinto". "Con il taglio dei parlamentari la nostra democrazia sarà più snella ed efficiente, a misura di cittadino invece che di casta. Mancano 2 ore di lavoro. Facciamolo subito!", conclude il Blog M5S.

Taglio dei parlamentari: Pd chiede anche la modifica della legge elettorale

Ma non è tutto già scritto e deciso. Anzi, tutt'altro. E' ancora da calendarizzare il taglio dei parlamentari, e la capigruppo è chiamata a decidere mercoledì 25 settembre sui tempi. Spiegazione rapida e semplice: il Movimento 5 stelle vorrebbe il via libera entro la metà di ottobre, mentre il Partito democratico è intenzionato ad avallare la fretta pentastallata solo se contestualmente ci sarà l'accordo sulla modifica della legge elettorale. Il Pd ritiene che la soluzione migliore sia tornare a un sistema "più proporzionale", magari togliendo i collegi e introducendo una soglia di sbarramento sostanziosa, forse il 5 per cento. 

Perché Pd e M5s sono favorevoli al proporzionale

Il taglio dei parlamentari era calendarizzato per il 22 agosto scorso in parlamento: la crisi di governo ha stoppato tutto. Per ora. Nel corso del suo discorso di insediamento, il presidente del Consiglio ha affermato di essere pronto a lavorare affinché si possa "avviare un percorso di riforma, quanto più possibile condiviso in sede parlamentare, del sistema elettorale".

I favorevoli al proporzionale ritengono che il meccanismo maggioritario, ancor di più in caso di riduzione del numero dei parlamentari, potrebbe avere effetti estremamente distorsivi del voto popolare, non garantendo adeguata rappresentazione di tutti i territori alla Camera e al Senato. C'è invece chi ritiene che le ragioni della volontà proporzionalista siano altre: i fautori della democrazia proporzionale ritengono che, nell’era dei populismi, il meccanismo maggioritario possa costituire un pericolo.

Il Movimento 5 stelle vede di buon occhio il proporzionale: anche in caso di "sconfitta" alle urne, ovvero anche non essendo il primo partito, potrebbe avere l’ultima parola su accordi e coalizioni

Il proporzionale sarebbe probabilmente inoltre sale sulle ferite del centrodestra. Giancarlo Giorgetti dice: "Il proporzionale è una vera provocazione. Con un sistema elettorale maggioritario il centrodestra sarebbe naturalmente unito".

Ma nulla è deciso, e perché anche tra i dem (che in ogni caso vorrebbero procedere con tempi più lunghi rispetto al M5s)  crescono le perplessità sull'abbandono del maggioritario: una legge elettorale nettamente proporzionale rappresenterebbe uno snaturamento del partito, nato proprio in un'ottica di bipolarismo centrodestra-centrosinistra. Inoltre, accelerare ora sulla legge elettorale potrebbe rappresentare un rischio destabilizzante per il governo. Insomma, la fretta del M5s andrebbe a sbattere contro la realpolitik.

Nel referendum del 1993 quasi 29 milioni di italiani scelsero il sistema maggioritario per eleggere i parlamentari e di fatto segnarono il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica. 26 anni dopo è impossibile pensare a un ritorno al proporzionale puro, vero e proprio: si andrà (per l'ennesima volta) verso un sistema misto. Il confronto pare solo all'inizio.

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Rosatellum, come funziona l'attuale legge elettorale

La legge elettorale attuale, il Rosatellum, è un sistema elettorale misto.

  • il 37% dei seggi (232 alla Camera e 116 al Senato) è assegnato con un sistema maggioritario a turno unico in altrettanti collegi uninominali: in ciascun collegio è eletto il candidato più votato, secondo il sistema noto come uninominale secco;
  • il 61% dei seggi (rispettivamente 386 e 193) è ripartito proporzionalmente tra le coalizioni e le singole liste che abbiano superato le previste soglie di sbarramento nazionali; la ripartizione dei seggi è effettuata a livello nazionale per la Camera e a livello regionale per il Senato; a tale scopo sono istituiti collegi plurinominali nei quali le liste si presentano sotto forma di listini bloccati di candidati;
  • il 2% dei seggi (12 deputati e 6 senatori) è destinato al voto degli italiani residenti all'estero e viene assegnato con un sistema proporzionale che prevede il voto di preferenza.

Ci sono soglie di sbarramento al di sotto delle quali non si viene ammessi alla ripartizione dei seggi nei collegi plurinominali:

  • 3% dei voti ottenuti a livello nazionale; valida per le liste singole;
  • 20% dei voti ottenuti a livello regionale; valida, alternativamente e solo al Senato, per le liste singole;
  • 20% dei voti ottenuti a livello regionale, o elezione di due candidati nei collegi uninominali; valida, alternativamente, per le liste rappresentative di minoranze linguistiche riconosciute presentate esclusivamente nelle regioni a statuto speciale in cui sia prevista una particolare tutela di tali minoranze;
  • 10% dei voti ottenuti a livello nazionale; valida per le coalizioni, purché comprendano almeno una lista che abbia superato una delle altre tre soglie previste.

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