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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Governo Pd-M5s, il "game over" potrebbe essere più vicino del previsto

Il ministro Boccia: "Se il Pd deve essere il partito che incolla i cocci, mentre gli altri stanno sulla pedana a dire solo sì o no, hanno fatto male i conti". All'interno del Partito democratico lo scontro continuo a bassa intensità tra Di Maio e Renzi viene considerato inaccettabile

Le tensioni nel governo sono all'ordine del giorno e secondo qualcuno il punto di rottura non è così lontano. Certo è che in queste ore l'obiettivo fine legislatura 2023 appare più che altro un desiderio lontano e non condiviso da tutti in seno al governo, un auspicio sempre meno ancorato alla realtà degli equilibri tra i partiti che formano la maggioranza.

"Se il Pd deve essere il partito che incolla i cocci, mentre gli altri stanno sulla pedana a dire solo sì o no, hanno fatto male i conti". Lo spiega in un'intervista al Corriere della Sera, il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia."Molti ministri lavorano per ricostruire un legame di fiducia con le viscere del Paese. Se però si vive in un conflitto permanente e quando si arriva ai conti c' è sempre un semaforo rosso, penso sia inevitabile per il Pd chiamare il game over" aggiunge il ministro dem.

"Grillo ha fatto dichiarazioni di grande responsabilità. Ma non si può vivere di tira e molla. Sull' Europa si era partiti col sì per von der Leyen, poi sul Mes hanno rimesso tutto in discussione. E così sulla giustizia" spiega ancora Boccia.

Governo Pd-M5s, il game over potrebbe essere più vicino del previsto

I veti incrociati di Renzi e Di Maio pesano sull'esecutivo. Sempre secondo il Corriere della Sera, che vi dedica un retroscena, si parla di una prima verifica per l'esecutivo già questa sera. Oggi al Senato si vota la prima fiducia sulla legge di Bilancio. 

Renzi prenderà la parola, attaccherà ancora sul finanziamenti ai partiti e proverà a intestarsi le scelte positive della manovra. E stasera Giuseppe Conte metterà i ministri e i capi delegazione attorno a un tavolo per cercare di ricompattare la sua litigiosa squadra. Nella testa del presidente del Consiglio il nuovo orizzonte si chiama «Agenda 2023» e già la data è un problema, perché da giorni Zingaretti parla di «Agenda 2020». 

La verità è che all'interno del Partito democratico lo scontro continuo a bassa intensità tra Di Maio e Renzi viene considerato inaccettabile: il segretario Zingaretti viene definito "stanco" e i dubbi serpeggiano anche tra alcuni dirigenti di peso. Il sospetto: Renzi non vedrebbe in fondo di cattivo occhio un ritorno alle urne nel 2020. 

Ultimi sondaggi politici non premiano il governo

I sondaggi per l'esecutivo non sono disastrosi, ma nemmeno premianti. Un sondaggio di 'Porta a porta' di pochi giorni fa dice che oltre la metà degli italiani ritiene che la legge di bilancio aumenti le tasse, mentre soltanto un quinto è convinto del contrario. Questo accade per l'eccessiva mobilità dei provvedimenti (se annunci una tassa e poi la riduci, alla gente resta in mente la tassa e non la riduzione) e per la crisi di rigetto del pubblico dinanzi all'eccessiva litigiosità della maggioranza. 

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