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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Terzo Polo, è rottura tra Calenda e Renzi: naufraga il progetto del partito unico

Il leader di Azione parla di "attacchi personali" e di "notizie false distribuite ad arte", ma l'ex premier spedisce al mittente le accuse

Matteo Renzi e Carlo Calenda sono a un passo dal divorzio. Azione e Iv separano la loro strade e dicono addio al progetto del partito unico centrista. Un divorzio che si consuma tra accuse reciproche.

Che le cose fossero compromesse era chiaro da giorni. Accuse, dichiarazioni infuocate, scambi al vetriolo. Molti via social. Poi ieri il tentativo di composizione con la riunione del comitato politico. Ma il confronto non porta alla chiusura di un accordo. Sul perché, le versioni di Calenda e Renzi divergono. Per il primo, il leader di Italia Viva ha cercato di "fregarlo" non dando l'ok allo scioglimento del suo partito. Per il secondo, Calenda aveva già deciso di rompere ancor prima di tentare una ricomposizione nella riunione di ieri.

Cosa sta succedendo

Dopo giorni di attacchi reciproci tra il leader di Italia Viva e quello di Azione, l'ulteriore strappo è arrivato oggi, quando è stato annullato il vertice previsto nel pomeriggio per definire il futuro del Terzo polo: partito unico o ognuno per sé. E quest'ultima sembra la strada che i due leader percorreranno. Da soli.

Colpa, secondo Carlo Calenda, del documento presentato ieri dai calendiani sul percorso da attuare per arrivare al partito unico dei riformisti su cui "non è stato trovato un accordo". Le parole più dure sono arrivate dal leader di Azione! questa mattina. Prima intercettato da Striscia la notizia mentre lasciava il Senato, Calenda ha puntato il dito contro l'ex premier. "Il partito non lo riusciremo a fare, perché Renzi non lo vuole fare. Perché vuole tenersi soldi e partito di Italia viva e non si può far nascere, da due partiti, tre partiti: diventa ridicolo. Lui non viene alle riunioni. Non ci ho parlato, perché lui parla solo con Obama e Clinton".

Ma i colpi più duri il leader di Azione li ha assestati su Twitter, quando ha accusato di essere stato vittima di insulti: "Il progetto del partito unico con Italia Viva è naufragato per la semplice ragione che Renzi ha ripreso direttamente in mano IV due mesi fa e non vuole rinunciarvi. Legittimo anche se contrario alle promesse elettorali. Amen" - si legge su Twitter - È stato un brutto spettacolo - aggiunge -: attacchi personali, a cui non abbiamo mai risposto, e notizie false distribuite ad arte. Noi non facciamo politica così. Da domani riprenderemo con Azione. Il lavoro per la costruzione di un partito liberale, popolare e riformista. Avanti!".

Con poche parole, Calenda sancisce lo strappo con Renzi, finito nel mirino delle polemiche dagli esponenti di Azione! per il suo confermato ruolo alla direzione del quotidiano Il Riformista. Ma il partito dell'ex premier non ci sta a farsi intestare la responsabilità del naufragio del progetto politico. "Interrompere il percorso verso il partito unico è una scelta unilaterale di Carlo Calenda. Pensiamo che sia un clamoroso autogol ma rispettiamo le decisioni di Azione", si legge in una nota diffusa da Italia viva.

Il partito dell'ex premier infatti precisa: "Ieri alla riunione c'era accordo su tutto tranne che su due punti: la questione dei soldi con la nostra proposta, riteniamo condivisibile, di dividere a metà tutte le spese e poi il punto della Leopolda che francamente è inaccettabile. Ci siamo lasciati, dopo la riunione, con l'accordo di tenere bassi i toni e poi Calenda esce e spara a zero. Stamattina sui social lo stesso" mentre Matteo Renzi, si sottolinea, ha risposto "con toni distensivi".

Dalle parti di Calenda le pensano in modo opposto. A rompere è stata Italia Viva. "Lo stop deriva dalla scelta di Italia Viva di non votare un documento ieri che avevano dichiarato essere già letto e condiviso", si legge in una nota di Azione!. "Dietro tutto questo c'è solo un fatto: Renzi tornato alla guida di Italia Viva da pochi mesi non ha alcuna intenzione di liquidarla in un nuovo partito. Scelta legittima ma contrastante con le promesse fatte agli elettori". Le strade a questo punto sembrano davvero ormai divise.

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