Il tetto agli stipendi dei manager pubblici è realtà: "Non eccedere"

ROMA - Mauro Moretti, ad di Ferrovie dello Stato, se ne faccia una ragione. Il taglio agli stipendi dei manager delle società pubbliche s'ha da fare. E si farà. Lo ha annunciato il ministro alla Pubblica Amministrazione, Marianna Madia che, al termine di un convegno, ha spiegato come sia "già stata firmata la circolare sul tetto agli stipendi nella P.a". 

"Nella circolare rendo esplicito che in questo tetto, ora tarato sul primo presidente di Corte di Cassazione, facendo riferimento ad una norma del governo Letta, debbano essere cumulati anche tutti i trattamenti pensionistici, compresi i vitalizi". "Servono regole per non eccedere" - ha sottolineato Madia - ribadendo che il governo presenterà una proposta su questo e "non è detto che proporrà un tetto" di 300mila euro. Il ministro ha quindi confessato che "ci sono problemi oggettivi sulle quotate" e che "si può ragionare su una parte fissa e una variabile".

I problemi, però, non riguardano solo le quotate. Un nuovo scontro con i sindacati, infatti, sembra all'orizzonte. Con la segretaria generale Cgil, Susanna Camusso, che si è lasciata andare ad un secco: "Siamo un ostacolo per Renzi". Parole che, alla luce dei continui tentennamenti dell'esecutivo, appaiono più o meno giustificate. "Non è detto che ci saranno dei tavoli, perché abbiamo tempi molto stretti - ha chiarito il ministro a chi gli chiedeva di un possibile incontro con le parti sociali - Non lo so - ha ribadito - può anche darsi, ma non per forza. Abbiamo chiesto ai sindacati proposte oltre il piano Cottarelli". 

Quindi, per concludere, Madia ha voluto fare chiarezza sul licenziamento di 85mila lavoratori statali. "Se si parla di 85mila esuberi nella P.a. - ha chiarito - si utilizza un numero e una terminologia assolutamente sbagliati e distorti anche rispetto al piano Cottarelli. L'idea sarà quella di provare ad avere uscite, anche con prepensionamenti, ma ciò per aiutare i giovani ad entrare nella Pubblica amministrazione".