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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Lo Stato chiede i soldi dell'Imu al centro per la ricerca contro la leucemia

La denuncia, raccolta e raccontata dal Corriere della Sera, arriva dalla struttura d'eccellenza di Padova: "Con gli 89 mila euro di tasse da versare al governo avremmo potuto finanziare un progetto triennale".

Una denuncia choc che si può racchiudere in una semplice frase: "Lo Stato fa pagare 89mila euro di Imu al centro contro la leucemia dei bambini". Parliamo della "Torre della ricerca" di Padova, un centro nato con le donazioni private di migliaia di cittadini.

"Un miracolo della generosità", commenta Gian Antonio Stella sulle colonne del Corriere della Sera, che però non potrà sfuggire alla tagliola dell'imposta sugli immobili.

In tutto, la Torre della ricerca è composta da decine di laboratori per un totale di 17mila metri quadri. Qui ci lavorano 700 ricercatori. E qui ad esempio verranno ospitati - gratuitamente - gli scienziati del Gaslini di Genova che stanno portando avanti importanti studi sul neuroblastoma in particolare sui bambini.

"Costruita tutta con donazioni di privati. E messa a disposizione delle strutture pubbliche da cittadini che anche in questi giorni stanno raccogliendo offerte con banchetti allestiti tra i negozi di giocattoli, soldo su soldo, senza ricavare per se stessi neppure il rimborso della benzina" spiega Gian Antonio Stella.

E così l'Imu del governo Monti non risparmia nemmeno la ricerca. E nemmeno la solidarietà. Per questo, il rischio, è che le intelligenze che si sono messe a disposizione della Torre possano decidere di alzare i tacchi e andarsene in lidi che, invece, nella ricerca investono.

Perché l'importo che il Governo ha chiesto alla Fondazione che gestisce il centro di ricerca è stratosferico: 89.400 euro.

"Una somma pazzesca - commenta la presidente Stefania Fochesato - pretesa da persone generose che da anni, magari perché colpiti da un lutto, cercano di supplire privatamente alle carenze delle strutture pubbliche. Che senso ha che lo Stato ci chieda tutti quei soldi, coi quali si potrebbe finanziare un progetto triennale?".

"Abbiamo consultato tutti gli esperti e non c’è stato niente da fare. La legge è quella", spiega Franco Masello, che della Città della Speranza è l’anima storica, al Corriere della Sera. "Non capisco. Come non riesco a capire perché abbiamo dovuto pagare il 10% di Iva per costruire la struttura e addirittura il 21% per gli arredi e i macchinari. Manco comprassimo delle Maserati! La nostra è una Onlus in senso stretto. Neppure una lira di profitto: finisce tutto e solo nella ricerca".

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