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Sabato, 20 Aprile 2024
Passaggio decisivo

Totoquirinale, c'è un piano: "Ecco chi sarà premier se Draghi sale al Colle"

Nella maggioranza che sostiene il governo in molti non vogliono che il premier si sposti da Palazzo Chigi al Quirinale. Ma c'è un'ipotesi alternativa

Il centrosinistra che pare intenzionato a non proporre alcun nome forte per non rischire di bruciarlo (o forse perché non ha la forza per trovarlo). Il centrodestra zavorrato dall'ipotesi Berlusconi, irrealistica, di bandiera, ma sul tavolo fino alle prime votazioni. Nella maggioranza che sostiene il governo in molti non vogliono che il premier Mario Draghi si sposti da Palazzo Chigi al Quirinale per evitare conseguenze sulla tenuta del governo. Oggi come oggi nessuno degli schieramenti ha un nome con concrete chance di imporsi. La possibilità di uno stallo è molto alta secondo Repubblica.

Quirinale: le posizioni dei sei partiti principali

Come sono "messi" i sei partiti principali? Il Pd non ha i numeri per guidare la partita del Quirinale e vuole tutelare Mario Draghi sia che resti a palazzo Chigi sia che vada sul Colle più alto. Enrico Letta punta a un Capo dello Stato eletto a larghissima maggioranza così da salvaguardare l’unità nazionale e garantire la tenuta dell'esecutivo fino al 2023. Letta, Roberto Speranza e Giuseppe Conte hanno siglato ieri un "patto di consultazione", con lo scopo di eleggere «un presidente istituzionale" che sia anche compatibile con l'incarico di presiedere il Csm: un veto a Silvio Berlusconi, nota la Stampa.

Il Movimento 5 stelle ha 300 voti, il gruppo più folto di Grandi Elettori, ma Giuseppe Conte ha una truppa indisciplinata, difficile da indirizzare: i contiani non vogliono essere lasciati fuori dai giochi e potrebbero sparigliare le carte con un nome della società civile (ma senza un accordo preventivo almeno con il Pd, rischia di essere una mossa senza senso).

Matteo Renzi e la sua Italia viva non rinunceranno alla tentazione di essere decisivi per la quarta volta nella legislatura e circolano i nomi d Paolo Gentiloni e Pierferdinando Casini. Soprattutto sul secondo in caso di tramonto dell'ipotesi Draghi potrebbero convergere i voti di ampi settori di centrodestra e centrosinistra. 

"Una nuova Margherita di centro con tanti petali che unisca noi di Cambiamo, con l'idea di Quagliariello, gli ultimi fuoriusciti di Forza Italia, l'anima veneta di Brugnaro, ma anche Mastella, Lupi fino ad arrivare a Renzi e pure Calenda, anche se pare riottoso". E' l'idea di Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria e leader di Coraggio Italia di un "nuovo grande centro decisivo nelle partite chiave, a partire dal Quirinale". In una intervista a Repubblica Toti afferma che c'è ancora grande incertezza su "chi sarà il king e chi il king maker dell'elezione" del nuovo Capo dello Stato. Però "con Renzi e con altri il dialogo può essere su più temi, a partire dal Quirinale". Prove di un nuovo centro.

In casa Forza Italia il lavoro dei berlusconiani più fedeli è iniziato da settimane: convincere quanti più parlamentari possibili che senza Draghi a Palazzo Chigi si va di corsa al voto, scenario che terrorizza i parlamentari che temono la fine anticipata legislatura. Ma la sensazione è che il piano di Berlusconi (trovare una cinquantina di voti che mancano al centrodestra per arrivare a quota 505 al quarto scrutinio) sia un'impresa molto complicata. Il pranzo di Giorgia Meloni con Letizia Moratti (possibile candidata alternativa a Berlusconi) ha sorpreso solo chi non considera quanto siano friabili gli equilibri interni al centrodestra, con due partiti quasi "alla pari" nella lotta per la leadership della coalizione (perché per vincere le prossime elezioni politiche il centrodestra non può che presentarsi unitissimo).

La Lega, ragiona Repubblica, per la prima volta nella sua trentennale storia "è in grado di giocare un ruolo nell’elezione del presidente della Repubblica". Resta da capire quale ruolo: "È stretto tra le ambizioni di Berlusconi, che il leghista mal sopporta; la necessità di non scontentare il suo elettorato del Nord, sostenitore di Draghi premier (vedi le parole del presidente del Veneto, Zaia); e la volontà di non farsi tagliare fuori dai negoziati".

L'unica fuori dalla maggioranza, tra i principali leader, è Gioprgia Meloni, che vorrebbe giocare un ruolo nella partita del Qurinale. "A Berlusconi promette fiducia, sapendo che la migliore opzione, per lei, sarebbe mandare Mario Draghi sul Colle". E poi vincere le elezioni politico come leader più votata del centrodestra.

Insomma, un quadro incerto. I partiti procedono a fari spenti. Mario Draghi era stato "costruito2 fin dall'inizio come il candidato perfetto al Quirinale secondo la Stampa: direttore generale del Ministero del Tesoro che avviò le grandi privatizzazioni, direttore della Banca d'Italia e presidente della Bce. Sergio Mattarella lo aveva chiamato a guidare il Governo per risolvere due emergenze: avviare la campagna vaccinale anti covid, e porre le basi per il Pnrr, il recovery plan che ci consentirà di incassare i fondi promessi dall'Unione Europea. "Assolti questi compiti Draghi sarebbe salito al Quirinale: questo era il disegno. Ma il destino si è complicato". E la permanenza di Draghi al governo è vista come necessaria da chi ha il pallino in mano: i Grandi Elettori. Ovvero, i partiti che lo sostengono.

"Cartabia premier e Draghi al Colle"

A meno che non ci sia già in rampa di lancia una "controfigura" di Draghi. Per eleggere l'ex presidente della Bce i parlamentari avrebberio bisogno di essere rassicurati sul futuro, di sapere che non si andrà ad elezioni subito. "Serve cioè un pacchetto che preveda Draghi al Colle, senza andare ad elezioni anticipate - spiega la Stampa -  Così, la caccia al candidato, anzi alla candidata, si sposta verso palazzo Chigi. Il nome che gira con più insistenza è quello di Marta Cartabia. Con meno convinzione si parla poi in queste ore dell'avvocato Paola Severino, dell'ex sindaca di Milano Letizia Moratti e della presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati. Con l'attuale ministra della Giustizia, Draghi dal Colle potrebbe gestire l'ultimo anno di legislatura, che si prevede tribolato. Il M5s farebbe resistenze, ma parte del gruppo è più spaventato dalle urne che dall'autrice della riforma della Giustizia". Tra venti giorni si entra nel vivo. E qualcuno dovrà iniziare a scoprire le carte.

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