Trattativa Stato-mafia, parla Mannino: "Volevano uccidermi, ora sono accusato"

Si dice che la trattativa Stato-mafia iniziò da Calogero Mannino, allora ministro nel VII governo Andreotti, nel 1992. Sarebbe stato lui, secondo i pm di Palermo, a contattare i capi mafia in quanto temeva di essere ucciso. Ora Mannino è sotto inchiesta proprio per 'trattativa'. E per rispondere a distanza al pm Antonio Ingroia ha scelto i taccuini di Repubblica.

"Annunciato l'avviso di garanzia, ho intuito il passo seguente. Pensavo mi chiamassero, questi pm, e avrei dato il contributo della mia memoria sul prologo e l'epilogo di quelle vicende del '92. Con sbalordimento registro che, da parte lesa, visto che Cosa nostra voleva uccidermi, mi accusano per un'ipotesi di reato che non ha precedenti".

E ancora: "Mi dicano e mi provino quando, come, dove e con chi avrei indotto la trattativa con la mafia. Il resto è solo un sospetto artificioso".

Mannino smentisce di aver mai attivato il canale del Ros attaverso Guazzelli a sua tutela: "Mi chiese che strada ero solito fare per recarmi da Palermo ad Agrigento o a Sciacca. Era preoccupato per ipotesi di attentati col tritolo nelle gallerie. Gli chiesi scherzando: 'dopo Lima vogliono ammazzare pure me?'. Quando uccisero Guazzelli a Menfi, in attesa di Cossiga, parlai con Borsellino e gli riferii il colloqio", aggiunge l'ex ministro.

Il senatore nega inoltre di aver mai chiesto il carcere dolce per i mafiosi. "E' impossibile - dichiara - perché io stesso avevo sostenuto un anno prima, quando si discusse del decreto Andreotti sul carcere duro, che i dubbi di costituzionalità fossero superati per dare una risposta forte dello Stato alle stragi. Se avessero lasciato testimoniare liberamente Gargani, relatore di quelle misure, avrebbe ricordato una mia testuale affermazione: ' lo dobbiamo approvare per Falcone e Borsellino'. Il 4 agosto il decreto passò".