Parla Draghi: "Siamo all'inizio di un cambiamento profondo"
"Crisi di portata storica, lunga e difficile da ricomporre" ha detto il premier parlando alla Camera dei deputati annunciando che il Governo è pronto a calmierare ancora il prezzo dell'energia
"Restiamo uniti tra noi". Si conclude con queste parole l'informativa del premier Mario Draghi alla Camera sulla crisi ucraina. Un intervento duro e appassionato interrotto più volte dagli appalusi durante il quale Draghi parla di come ci troviamo davanti ad una crisi di portata storica che l'Italia e l'Europa "lunga e difficile da ricomporre, anche perché sta confermando l'esistenza di profonde divergenze sulla visione dell'ordine internazionale mondiale che non sarà facile superare" ricorda il premier. "Davanti alle terribili minacce che abbiamo davanti, per essere uniti con l'Ucraina e con i nostri alleati dobbiamo prima di tutto restare uniti fra noi". Chiosa.
"Dobbiamo sapere che l'agenda del presidente Putin è vasta e ampiamente programmata, ho la sensazione di essere solo all'inizio del cambiamento dei rapporti che ci hanno accompagnato in questi 70 anni".
La Nato si è già attivata per ridispiegarsi in seguito all'attacco russo all'Ucraina, ma le truppe anche italiane che verranno schierate non hanno una autorizzazione implicita a oltrepassare i confini dell'alleanza. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi, nel corso dell'informativa urgente alla Camera sul conflitto tra Russia e Ucraina. "Dal punto di vista militare, la Nato - ha sottolineato il premier - si è già attivata. Ieri si è riunito il Consiglio Nord-Atlantico sulla base di quanto previsto dall'articolo 4 del trattato di Washington e ha approvato cinque piani di risposta graduale che, in questa prima fase puntano a consolidare la postura di deterrenza a est. Le fasi successive, vincolate ad un'evoluzione dello scenario, prevedono l'assunzione di una postura di 'difesa' e, in seguito di 'ristabilimento della sicurezza'". "I piani - ha spiegato - prevedono due aspetti fondamentali: l'incremento delle forze dispiegate in territorio alleato, con il transito delle unità militari sotto la catena di comando e controllo del Comandante Supremo Alleato in Europa; e l'utilizzo di regole d'ingaggio predisposte per un impegno immediato.
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"Le forze italiane che prevediamo essere impiegate dalla Nato sono costituite da unità già schierate in zona di operazioni - circa 240 uomini attualmente schierati in Lettonia, insieme a forze navali, e a velivoli in Romania; e da altre che saranno attivate su richiesta del Comando Alleato. Per queste, siamo pronti a contribuire con circa 1400 uomini e donne dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica, e con ulteriori 2000 militari disponibili". "Le forze saranno impiegate nell'area di responsabilità della Nato e non c'è nessuna autorizzazione implicita - ha precisato Draghi - dell'attraversamento dei confini. L'Italia e la Nato vogliono trasmettere un messaggio di unità e solidarietà alla causa ucraina e di difesa dell'architettura di sicurezza europea".
Questa mattina Mario Draghi aveva in programma una telefonata con il presidente ucraino Zelensky, ma la comunicazione non è stata possibile. Lo ha reso noto il premier durante l'informativa alla Camera sulla crisi ucraina. Durante il Consiglio Ue di ieri, ha aggiunto, è stato un "momento veramente drammatico la connessione con il presidente Zelensky, nascosto in qualche parte di Kiev: ha detto che non ha più tempo e che lui e la sua famiglia sono l'obiettivo". "La Russia ha lanciato un'offensiva imponente nei confronti dell'Ucraina: l'aggressione è iniziata subito dopo che il presidente Putin ha annunciato una 'operazione speciale mirata' ed è stata preceduta da un attacco cibernetico capillare". Lo ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi, nel corso dell'informativa urgente alla Camera sul conflitto tra Russia e Ucraina. "L'invasione ha assunto subito scala ampia a crescente", ha aggiunto. Dall'Ucraina "è possibile immaginare un ingente flusso di profughi verso i paesi europei limitrofi".
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"Ai circa duemila connazionali presenti è stato raccomandato di seguire le indicazioni delle autorità locali e di valutare con estrema cautela gli spostamenti via terra dentro e fuori il Paese" ha detto Draghi. "Alla luce della chiusura dello spazio aereo e della situazione critica sul terreno, stiamo pianificando in coordinamento con le principali ambasciate dell'Unione europea un'evacuazione in condizioni di sicurezza".
Le sanzioni e cosa cambia poer l'Italia
"Le sanzioni che abbiamo approvato, e quelle che potremmo approvare in futuro, ci impongono di considerare con grande attenzione l'impatto sulla nostra economia" ha sottolineato Draghi. "La maggiore preoccupazione - ha spiegato - riguarda il settore energetico, che è già stato colpito dai rincari di questi mesi.
"Circa il 45% del gas che importiamo proviene infatti dalla Russia, in aumento dal 27% di dieci anni fa. Le vicende di questi giorni dimostrano l'imprudenza di non aver diversificato maggiormente le nostre fonti di energia e i nostri fornitori negli ultimi decenni".
"In Italia, abbiamo ridotto la produzione di gas da 17 miliardi di metri cubi all'anno nel 2000 a circa 3 miliardi di metri cubi nel 2020 - a fronte di un consumo nazionale che è rimasto costante tra i 70 e i 90 miliardi circa di metri cubi. Dobbiamo procedere spediti sul fronte della diversificazione, per superare quanto prima la nostra vulnerabilità e evitare il rischio di crisi future".
Governo pronto a calmierare ancora prezzo energia
"Il Governo monitora in modo costante i flussi di gas, in stretto coordinamento con le istituzioni europee. Abbiamo riunito diverse volte il Comitato di emergenza gas, per regolamentare e analizzare i dati operativi e gli scenari possibili. Gli stoccaggi italiani beneficiano dell'aver avuto, a inizio inverno, una situazione migliore rispetto a quello di altri Paesi europei, anche grazie alla qualità delle nostre infrastrutture" ha detto Draghi che non ha escluso che potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone "per colmare eventuali mancanze nell'immediato".
"Il livello di riempimento - ha sottolineato - aveva raggiunto il 90% alla fine del mese di ottobre, mentre gli altri Paesi europei erano intorno al 75%. Gli stoccaggi sono stati poi utilizzati a pieno ritmo e nel mese di febbraio hanno già raggiunto il livello che hanno generalmente a fine marzo. Questa situazione, che sarebbe stata più grave in assenza di infrastrutture e politiche adeguate, è simile a quella che vivono altri Paesi europei tra cui la Germania". "La fine dell'inverno e l'arrivo delle temperature più miti - ha affermato il capo del Governo - ci permettono di guardare con maggiore fiducia ai prossimi mesi, ma dobbiamo intervenire per migliorare ulteriormente la nostra capacità di stoccaggio per i prossimi anni. L'Italia è impegnata inoltre a spingere l'Unione Europea nella direzione di meccanismi di stoccaggio comune, che aiutino tutti i Paesi a fronteggiare momenti di riduzione temporanea delle forniture. Ci auguriamo - ha detto ancora Draghi - che questa crisi possa accelerare finalmente una risposta positiva sul tema".
"Per il futuro, la crisi ci obbliga a prestare maggiore attenzione ai rischi geopolitici che pesano sulla nostra politica energetica, e a ridurre la vulnerabilità delle nostre forniture" ha detto ancora il presidente del Consiglio. "Ho parlato del gas, ma la risposta più valida nel lungo periodo - ha sostenuto il capo del Governo - sta nel procedere spediti, come stiamo facendo, nella direzione di un maggiore sviluppo delle fonti rinnovabili, anche e soprattutto con una maggiore semplificazione delle procedure per l'installazione degli impianti. A questo proposito vorrei notare che gli ostacoli a procedere su questa strada non sono tecnici o tecnologici ma sono solo burocratici. Ma il gas resta essenziale come combustibile di transizione. Dobbiamo rafforzare il corridoio sud, migliorare la nostra capacità di rigassificazione e aumentare la produzione nazionale a scapito delle importazioni. Perché il gas prodotto nel proprio Paese è più gestibile e può essere meno caro", ha concluso Draghi.