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Martedì, 16 Aprile 2024
Riposizionamenti

Le scuse non banali di Luigi Di Maio a Simone Uggetti

Un sindaco Pd venne mediaticamente massacrato dal Movimento 5 stelle. Oggi la lettera aperta del ministro degli Esteri, tutt'altro che scontata e impensabile fino a poco tempo fa

Simone Uggetti venne mediaticamente massacrato dal Movimento 5 stelle. La Corte d'Appello di Milano ha assolto l'ex sindaco di Lodi con formula piena perché il fatto non sussiste. Era tra gli imputati per turbativa d'asta nel processo per il cosiddetto 'caso piscine' per il quale era stato anche arrestato nel 2016 e che riguardava una gara per la gestione degli impianti comunali scoperti della città lombarda. Di fatto per quella inchiesta perse carica, futuro e un intero percorso politico costruito negli anni. La macchina comunicativa pentastellata si era messa in moto all'epoca con una durezza che a posteriori appare evidentemente eccessiva e fuori luogo.

Oggi succede qualcosa di inedito. O clamoroso, fate voi. Arrivano le scuse pubbliche di Luigi Di Maio, che si rivolge all’ex sindaco Pd di Lodi chiamandolo "dottor Uggetti" in una lettera aperta sul Foglio. Sono scuse articolate, pensate, non una battuta sintetica per chiudere la questione o un sintetico tweet pro-forma.

Le scuse di Luigi Di Maio a Simone Uggetti

Il ministro degli Esteri ed ex capo politico del M5s nella lettera porge le sue scuse: "Ricordo bene quei giorni - scrive Di Maio - in cui la notizia dell'arresto portò diversi partiti italiani a chiederne le dimissioni. Nella stessa piazza, e nello stesso weekend, prima il Movimento 5 stelle con la mia presenza e il giorno dopo la Lega di Matteo Salvini, con Calderoli, organizzarono dei sit-in contro il dottor Uggetti fino a spingerlo, un mese dopo l'arresto, alle dimissioni. Con gli occhi di oggi ho guardato con molta attenzione ai fatti di cinque anni fa. L'arresto era senz'altro un fatto grave in sé, che allora portò tutte le forze politiche a dare battaglia contro l'ex sindaco, ma le modalità con cui lo abbiamo fatto, anche alla luce dell'assoluzione di questi giorni, appaiono adesso grottesche e disdicevoli".

"E' giusto che in questa sede io esprima le mie scuse" continua Di Maio aggiungendo di voler "aprire una riflessione", ricordando che "il periodo dell'arresto di Uggetti coincise con le campagne elettorali che nel 2016 coinvolsero le città di Roma, Torino, Napoli, Milano e Bologna" e riconoscendo che "anche io contribuii ad alzare i toni e a esacerbare il clima".  Sul caso Uggetti "fu lanciata una campagna social molto dura a cui si aggiunse il presidio in piazza, con tanto di accuse alla giunta di 'nascondere altre irregolarità". 

"La campagna di attacchi proseguì per settimane e si allargò al governo centrale. Sono fortemente convinto che chi si candida a rappresentare le istituzioni abbia il dovere di mostrarsi sempre trasparente nei confronti dei cittadini, e che la cosiddetta questione morale non possa essere sacrificata sull'altare di un 'cieco' garantismo". Secondo il ministro, "il punto qui" è "l'utilizzo della gogna come strumento di campagna elettorale" perché "tutte le forze politiche avevano il diritto di chiedere le dimissioni del sindaco, ma campagne social, i sit-in di piazza, insinuazioni, utilizzo di frasi al condizionale che suonano come indicative, con il senno di poi, credo siano stati profondamente sbagliati". "Una cosa - afferma Di Maio - è la legittima richiesta politica, altro è l'imbarbarimento del dibattito, associato ai temi giudiziari. Un atteggiamento mediatico e pubblico che ha contagiato molte forze politiche in quegli anni" scrive Di Maio ricordando poi vicende giudiziarie che riguardarono Virginia Raggi e Federica Guidi.

"Per me esiste il diritto della politica di muovere le sue legittime critiche e richieste, ma allo stesso tempo esiste il diritto delle persone di vedere rispettata la propria dignità fino a sentenza definitiva e anche successivamente. I diritti, appunto, sono diritti e in quanto tali vanno rispettati; allo stesso modo ogni soggetto politico ha il dovere di dissipare ogni ombra sul suo operato senza mai nascondersi dietro a silenzi o scorciatoie mediatiche, soprattutto se sono la stampa e l'opinione pubblica a chiederne conto".

Le scuse a Simone Uggetti non devono essere derubricate a frasi di circostanza. Sono invece un passaggio molto importante e fino a pochi mesi fa inimmaginabile. Il Movimento 5 stelle e Di Maio su tutti hanno compreso che senza chiedere scusa nessun cambiamento sarà mai credibile e che il garantismo è un principio importante, ancora di più nell'ottica di una futuribile alleanza programmatica con altre realtà.

"Con una doverosa, tardiva, non scontata lettera di scuse per la gogna mediatica su cui il Movimento 5 Stelle ha costruito una carriera, Di Maio, tra le altre cose, evidenzia come la leadership non sia prendere il cartellino e aspettare il proprio turno quando sarà" commenta il deputato Pd Filippo Sensi.

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Insomma, Di Maio si scusa. Secondo qualcuno il suo intervento è strumentale, utile a riposizionare il Movimento 5 stelle allontanandolo dalle derive giustizialiste. Ma le parole hanno un peso e le sue sono inequivoche. E va dato atto a Di Maio: la sua, tra i leader o presunti tali i di tutti i partiti (non solo il M5s ha cavalcato il giustizialismo), è l'unica autocritica a tutto campo che allarga il discorso e va oltre il singolo caso giudiziario. Nulla ridarà a Uggetti i suoi 5 anni di vita, la sua carica di sindaco, certo. C'è opportunismo nelle parole di Di Maio? Forse. Ma la posizione è comunque diversa da quella del suo collega Danilo Toninelli, che l'altro ieri diceva: "Chiedere scusa? Non devo chiedere scusa di niente. Fatemi leggere prima le motivazioni dell'assoluzione [...] in politica la morale viene prima delle sentenze penali".

Ultima osservazione: il contesto è tutto in politica e ancora di più nella comunicazione politica. Non può sfuggire che Di Maio ha inviato la lettera al Foglio. Sono lontanissimi i tempi in cui era il Fatto Quotidiano il giornale sempre in prima linea nel sentire dove tirasse il vento del M5s. L'ex capo politico sceglie invece altri lidi cartacei. E pensare che nel 2014 sul blog di Beppe Grillo si eleggeva Giuliano Ferrara, allora direttore del Foglio, "giornalista dell'anno 2014". Quello che più si era distinto per il "suo livore prezzolato" contro il M5s.  Ferrara venne nominato vincitore della prima edizione del Premio Stercorario (dal nome di un insetto che si nutre di escrementi, ndr).  Il Foglio, si ricordava nel post, "l'anno scorso ha ricevuto 1.523.106,65 euro di finanziamenti pubblici". 

Altri tempi. Altri temi. Forse anche un altro Movimento 5 stelle.

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